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Catalogna: nuova stretta contro gli indipendentisti

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Nelle ultime ore sono diversi gli sviluppi che riguardano la questione catalana. A quasi un mese dal voto che ha proposto una nuova maggioranza indipendentista per il paese da Madrid e da Strasburgo arrivano quasi in contemporanea provvedimenti evidentemente atti ad intimidire il governo appena nato.

Il contesto è già incandescente dopo le proteste di piazza che sono seguite all’incarcerazione del rapper Pablo Hasél, che hanno visto una dura risposta repressiva.

L’otto marzo ha avuto luogo al Parlamento Europeo il voto sulla revoca dell’immunità parlamentare nei confronti dei tre politici catalani in esilio eletti a Strasburgo nel 2019: Carles Puigdemont, ex presidente catalano, Toni Comín e Clara Ponsatí. La revoca è stata approvata con 400 voti a favore, 248 contrari e 45 astensioni. Nella commissione giuridica i voti sono stati favorevoli al 60%. Nel caso di Comín e Ponsatí, 404 voti sono andati a favore della richiesta giudiziaria spagnola – ovvero il 58,2% dei voti – 247 contrari e 42 astensioni. Nella commissione giuridica i voti sono stati favorevoli al 60%. Nel caso di Comín e Ponsatí, 404 voti sono andati a favore della richiesta giudiziaria spagnola – ovvero il 58,2% dei voti – 247 contrari e 42 astensioni.

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I tre sono ricercati dallo stato spagnolo per presunti reati, compresa la sedizione, in relazione al referendum sull’indipendenza catalana del 2017.

La votazione è stata attivata su richiesta del giudice istruttore della Corte Suprema spagnola Pablo Llarena per tentare, per la terza volta, la loro estradizione in Spagna tramite una procedura del mandato d’arresto europeo (MAE) contro di loro. Nelle precenti occasioni le estradizioni erano state rifiutate dai tribunali europei, in questo caso ad esprimersi sarà la corte di Bruxelles, almeno per quanto riguarda Puigdemont e Comín. Ad essere rilevante però, più che la questione giudiziaria in sè, sarà il riverbero che questo voto avrà sul piano politico in Catalogna.

Quasi in contemporanea con la decisione del Parlamento Europeo è arrivato infatti un’altro pesante giro di vite nei confronti del movimento indipendentista. Oriol Junqueras, Joaquim Forn, Raül Romeva, Jordi Turull, Josep Rull, Jordi Sànchez e Jordi Cuixart sono tornati in prigione questo martedì sera dopo la revoca da parte di un giudice del regime carcerario aperto. Il giudice ha confermato in appello le tesi dei pubblici ministeri secondo cui la scarcerazione dei sette sarebbe stata “affrettata” dato che gli indipendentisti non avrebbero “riconosciuto i loro crimini”. La tesi afferma che il regime aperto concesso dal dipartimento di giustizia catalano, che richiede loro solo di trascorrere i giorni feriali in prigione, è prematuro.

La risposta dei cittadini catalani a questi nuovi risvolti non si è fatta attendere. Da nord a sud, da est a ovest della Catalogna sono state indette manifestazioni in tutto il territorio a sostegno dei prigionieri politici nel carcere di Lledoners. Le proteste mostrano anche solidarietà con gli eurodeputati Carles Puigdemont, Clara Ponsatí e Toni Comín. 

Junqueras, tra i principali animatori del referendum del 017, nel suo viaggio verso il carcere di Lledoners ha dichiarato: “Ci imprigionano perché hanno paura di noi”.

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pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

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