Colombia: Tredici morti in un altro tragico fine settimana
Il presidente Iván Duque ha ordinato la militarizzazione di 13 città del paese.
Le organizzazioni dei diritti umani mettono in allarme sull’uso indebito della forza da parte della polizia durante le mobilitazioni che fa almeno 59 morti confermati, più di duemila arresti arbitrari, 866 civili feriti, dei quali almeno 50 hanno subito lesioni oculari per spari effettuati dalla polizia.
Cali è tornata ad essere lo scenario di una giornata violenta con la morte di almeno 13 persone quando si è compiuto un mese di proteste contro il governo di Iván Duque. Questo sabato, il presidente è tornato a difendere il comportamento delle forze di sicurezza e ha anche risposto con la militarizzazione di otto dei 32 dipartimenti (province). Le organizzazioni dei diritti umani denunciano più di 300 scomparsi nell’ultimo mese mentre le autorità riconoscono solo 123 casi. Almeno 59 persone sono morte in un mese di proteste, secondo le cifre della Difensoria del Popolo, che ha chiesto che la Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) anticipi la sua visita nel paese. Mentre la Missione Internazionale di Solidarietà e Osservazione dei Diritti Umani dell’Argentina, che ha viaggiato in Colombia per verificare la situazione nelle proteste, ha denunciato l’esercizio del terrorismo di stato sulla popolazione.
13 morti a Cali
Cali è la terza città più popolosa della Colombia con 2,2 milioni di abitanti. Attualmente si trova sotto coprifuoco notturno. Si è svegliata con resti di barricate e macerie dopo uno dei giorni più violenti da quando è cominciata l’esplosione sociale. Almeno 13 persone sono morte nella più recente giornata di protesta. In uno degli episodi, un funzionario della procura ha ucciso con la sua arma due manifestanti che bloccavano una delle vie. Secondo la medesima procura, l’uomo dopo è stato linciato da una folla di persone.
Il quartiere di Meléndez, al sud della città, ha vissuto una notte di estrema tensione. “Noi stavamo facendo un’attività culturale con la gente perché stavamo già celebrando un mese di sciopero (…) quando si sono ascoltati alcuni colpi”, ha raccontato un testimone che per timore ha chiesto di tener riservato il suo nome. “Hanno incominciato a massacrare la gente”. Erano “circa cinque persone in borghese, che si nascondevano dietro gli alberi”, ha affermato il testimone, un diplomato di 22 anni. I video che più tardi sono diventati virali sostengono la sua versione.
Il segretario della Sicurezza e Giustizia di Cali, Carlos Rojas, ha parlato di quanto avvenuto nell’ultima giornata di manifestazioni, “Nel sud della città abbiamo avuto (…) quasi una guerra urbana dove molte persone non solo hanno perso la vita, ma abbiamo avuto anche una grande quantità di feriti”, ha detto Rojas a Caracol Radio.
Duque militarizza
Il presidente colombiano, Iván Duque, ha ordinato il dispiegamento di più di 1.100 militari nella città come assistenza militare, che dà all’esercito la facoltà di appoggiare la polizia nei compiti di controllo. Verso la mezzanotte di venerdì, Duque ha esteso la portata del decreto a otto dei 32 dipartimenti e a 13 città del paese. È prevista, inoltre, l’attivazione dell’appoggio militare con circa settemila uomini nei dipartimenti dove si effettuano i blocchi stradali.
Duque ha viaggiato a Cali e a Popayán -due città che hanno vissuto una forte repressione durante l’esplosione- per riaffermare le misure di militarizzazione. Il mandatario ha spiegato che la decisione prevede di triplicare il numero degli uomini in divisa in ogni regione e autorizza anche la rimozione dei blocchi e delle chiusure, mentre i governatori hanno il compito di decretare il coprifuoco.
Da Popayán, il mandatario, ha guidato una riunione del Consiglio di Sicurezza insieme al governatore, Elías Larraondo, e al sindaco Juan Carlos López Castrillón. Duque ne ha approfittato per ribadire l’esistenza di gruppi armati dietro alcuni tumulti. “Popayán ha visto azioni gravi, di vandalismo, saccheggio e terrorismo urbano di bassa intensità, di aggressioni alle infrastrutture pubbliche”, ha sostenuto. “Dietro molti di questi fatti stanno gruppi armati, organizzati, come La Dagoberto Ramos, la Jaime Martínez, gruppi della dissidenza”, ha aggiunto facendo riferimento alle colonne delle ex FARC che non si sono piegate agli accordi di pace. Nel suo indirizzo di Twitter, il presidente colombiano ha denunciato movimenti di denaro di queste organizzazioni per far continuare questi atti. “Con pagamenti che oscillano tra i 70 mila (18 dollari) e i 100 mila pesos (26 dollari) a coloro che commettono queste azioni”, ha affermato. Sebbene non si tratta della prima volta in cui Duque lega la violenza e i morti durante l’esplosione sociale ai gruppi guerriglieri, il mandatario non ha ancora presentato alcuna prova. Anche se ha decretato un aumento del 25 per cento dei militari in questa città.
Chiedono di anticipare la visita della CIDH
Sabato scorso la Difensoria del Popolo della Colombia ha sollecitato di anticipare la visita della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) prevista per il 29 giugno. La richiesta è stata fatta alla vicepresidente e cancelliera, Marta Lucía Ramírez. Lo scorso lunedì la cancelliera aveva detto alla segretaria esecutiva della CIDH, María Claudia Pulido, che l’ingresso della delegazione umanitaria non poteva concretizzarsi “in questo momento”. Ma di fronte alle critiche e alla preoccupazione internazionale per gli abusi della polizia, la Ramírez ha detto che se la CIDH voleva anticipare la sua udienza potrebbe farlo, ma che ugualmente preferiva che la visita avvenga una volta che la CIDH abbia realizzato l’udienza.
Nonostante ciò, il Difensore del Popolo, Carlos Camargo, ha inviato una lettera alla cancelliera sollecitando di anticipare l’arrivo della delegazione. “Sottopongo alla sua considerazione che la riferita visita si realizzi nella maggiore brevità, se possibile prima dell’udienza sulla situazione dei diritti umani in Colombia prevista per il 29 giugno”, ha sostenuto il Difensore del Popolo, secondo quanto ha riportato il quotidiano El Espectador.
Per Camargo, una visita anticipata permetterebbe ai membri della CIDH di poter accedere a informazioni reali e complete, di interagire personalmente con gli attori e contribuire a rafforzare gli scenari per garantire i diritti umani. In questo senso, ha anche aggiunto che la presenza della commissione apporterebbe un chiarimento sulle violazioni dei diritti umani nell’ambito delle mobilitazioni. “Faciliterebbe i negoziati che sono al tavolo, contribuendo al consolidamento della fiducia”, ha aggiunto.
Terrorismo di stato
“È un massacro e un esercizio di terrorismo di stato sulla popolazione”, ha denunciato questo sabato la Missione Internazionale di Solidarietà e Osservazione dei Diritti Umani dell’Argentina che ha viaggiato in Colombia per verificare la situazione nelle proteste. “Qui la situazione è assolutamente critica, sono stati resi virali i video dove si mostrano le azioni delle forze di polizia insieme ai civili”, ha informato Marianela Navarro, delegata del Fronte delle Organizzazioni in Lotta (FOL) che fa parte della delegazione che il 25 maggio è andata in Colombia.
“Ci sono denunce di torture a studenti, abusi sessuali sulle donne, vessazioni, detenzioni arbitrarie, una situazione repressiva molto complessa che richiede la maggior copertura internazionale”, ha lamentato la Navarro in un messaggio inviato alla stampa.
*Foto di copertina: EFE / Un uomo cammina accanto a motociclette bruciate a Popayán dopo una nuova giornata di proteste.
29 maggio 2021
Página/12
#ParoNacional29M ?| Sebastián Jacanamijoy era un joven indígena que caminaba la palabra en Minga por la defensa de la vida y los Derechos Humanos.
Anoche fue ASESINADO.
Nuestro deber es seguir luchando por la vida de la juventud que es semilla de resistencia. ¡Vuela muy alto! pic.twitter.com/kMIgR2hQSo
— Organización Nacional Indígena de Colombia – ONIC (@ONIC_Colombia) May 30, 2021
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