Come la resistenza armata palestinese è sopravvissuta nel nord della Cisgiordania
Dalla fine della Seconda Intifada, l’attivismo armato in Cisgiordania è quasi completamente scomparso. Gli analisti affermano che il suo riemergere riflette la frustrazione sia per l’occupazione militare israeliana che per le strutture politiche palestinesi.
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Qassam Muaddi – Cisgiordania – 24 novembre 2021
Il recente annuncio dell’intelligence israeliana di aver smantellato in Cisgiordania una rete armata collegata ad Hamas è arrivato dopo un’impennata delle attività armate, l’ultima delle quali è stata una sparatoria da parte di un affiliato ad Hamas nella Città Vecchia di Gerusalemme, che ha ucciso un israeliano e ne ha feriti altri tre.
Lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interna israeliano, ha creato un collegamento tra la presunta rete e un’operazione israeliana a settembre, durante la quale tre palestinesi sono stati uccisi vicino a Gerusalemme e a Burqin, non lontano da Jenin.
Da agosto Il distretto di Jenin, nel nord della Cisgiordania, e i suoi dintorni sono stati al centro della maggior parte delle attività armate palestinesi, aumentate dall’evasione dalla prigione di Gilboa a settembre.
”Nella Cisgiordania settentrionale c’è sempre stato un senso di autonomia e indipendenza nei confronti dell’autorità, di qualsiasi tipo fosse”
“Un atto di sfida”
La parata pubblica di palestinesi armati con indosso le uniformi del braccio armato di Hamas due settimane fa a Jenin è stata considerata un “evento anormale” dai funzionari militari israeliani, ha dichiarato la scorsa settimana Channel 12 della TV israeliana.
Secondo gli analisti dei media, le autorità israeliane hanno espresso “rabbia” alla vista di uomini armati con l’uniforme di Hamas partecipare pubblicamente venerdì scorso al funerale di Wasfi Qabaha, un membro anziano di Hamas ed ex ministro palestinese per gli affari dei prigionieri.
Il canale televisivo israeliano ha definito l’apparizione pubblica di uomini armati in uniforme di Hamas “un atto di sfida” sia verso Israele che verso l’Autorità palestinese del presidente Mahmoud Abbas, responsabile della sicurezza nelle città della Cisgiordania. “Questa non è Gaza, questa è la città di Jenin, non lontano dalla città israeliana di Afula”, hanno detto i commentatori israeliani.
Poco prima della trasmissione delle notizie israeliane, i media palestinesi avevano commentato la decisione dell’Autorità Palestinese di sostituire i responsabili delle forze di sicurezza a Jenin, suggerendo che la mossa fosse in risposta alla presenza di uomini armati al funerale di Qabaha.
Il portavoce delle forze di sicurezza palestinesi, il generale Talal Dweikat, ha dichiarato all’agenzia di stampa pubblica palestinese Wafa che la sostituzione dei capi dei settori della sicurezza a Jenin “è stata una decisione regolare in accordo con i funzionari della sicurezza, che sono stati nominati in altre posizioni all’interno del loro settore”, negando che la decisione fosse collegata al funerale di Qabaha.
Ma la controversia si svolge nel mezzo di rinnovati scontri armati tra uomini armati palestinesi e forze israeliane nella Cisgiordania settentrionale.
A metà novembre, le forze israeliane hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi armati nella città di Tubas, a sud-est di Jenin, uccidendo il 26enne Saddam Bani Odeh.
Il giorno prima, le forze speciali israeliane avevano fatto irruzione nella città di Nablus, nel nord della Cisgiordania, circondando un edificio e impegnandosi in una sparatoria con uomini armati palestinesi, arrestandone infine uno e ferendone altri due.
Da agosto La città di Nablus ha assistito a diversi incidenti simili.
“L’evasione dal carcere di Gilboa ha dato alla popolazione una spinta morale che ha riportato i giovani all’attivismo”
L’evasione dal carcere di Gilboa: “Una spinta morale”
Il fratello di Saddam Bani Odeh, ucciso dalle forze israeliane la scorsa settimana, ha detto a The New Arab che i palestinesi della Cisgiordania settentrionale sono “stanchi” della situazione generale.
“La situazione economica è miserabile, non c’è lavoro e gli uomini adulti spesso non hanno i mezzi per sostenere le loro famiglie, e per di più l’occupazione israeliana non smette mai di attaccarci”, ha spiegato.
“La gente non vede alcun orizzonte politico e la vita sta diventando insopportabile”, ha aggiunto. “L’evasione dalla prigione di Gilboa ha dato alla popolazione una spinta morale che ha riportato i giovani all’attivismo”, ha sottolineato, riferendosi al proprio fratello come esempio.
Sei detenuti palestinesi, tra cui Zakaria Zubeidi, sono evasi dalla prigione israeliana di Gilboa a settembre. [Getty]“Saddam si emozionava molto quando parlava degli evasi. Diceva spesso che stavano trascorrendo la loro vita in prigione per la Palestina, ma che non avevano trovato il sostegno dei politici. Questo è il modo in cui si sentono in questo momento tutti i giovani di Tubas e Jenin”.
Dalla fine della Seconda Intifada nel 2005, l’attivismo armato in Cisgiordania era quasi completamente scomparso.
“Il riemergere di questo tipo di azione fa luce sugli effetti del vicolo cieco a cui è arrivata la politica palestinese, soprattutto per quanto riguarda il superamento dell’occupazione israeliana e la divisione interna palestinese”, ha affermato Jebril Mohammad, ricercatore sociale presso il centro Bisan a Ramallah.
Emarginata dopo l’Intifada
Jebril Mohammad ha spiegato a The New Arab che “in seguito alla Seconda Intifada, l’Autorità Palestinese non è riuscita a sostenere alcun reale sviluppo economico in Cisgiordania, consentendo di concentrare la maggior parte degli investimenti intorno a Ramallah e lasciando il nord della West Bank emarginata”.
Secondo il ricercatore, “Jenin e i suoi dintorni sono state la parte della Cisgiordania più colpita dalle operazioni militari israeliane durante la Seconda Intifada. Tuttavia, negli anni successivi non ha ricevuto l’attenzione di cui aveva bisogno in termini di tutela e sviluppo, considerato che il suo potenziale economico più importante è l’agricoltura, che riceve non più dell’1% del budget della PA”.
Mohammad ha aggiunto che “la mancanza di protezione sociale ed economica da parte dell’Autorità Palestinese nella Cisgiordania settentrionale ha indebolito la sua capacità di controllo. Questo, oltre alla radicata cultura della resistenza nella regione, e all’incessante repressione militare israeliana, ha permesso a una resistenza armata di sopravvivere e ricominciare a rialzarsi”.
“Jenin e i suoi dintorni sono stati la parte della Cisgiordania più colpita dalle operazioni militari israeliane durante la Seconda Intifada. Tuttavia, negli anni successivi non ha ricevuto l’attenzione di cui aveva bisogno in termini di protezione e sviluppo”
Storia, fratellanza e ‘senso di autonomia’
Secondo Khaled Odetallah, professore di studi postcoloniali e direttore del progetto dell’Università Popolare di Gerusalemme, oltre alle condizioni economiche ci sono anche altri fattori che contribuiscono alla distintività della Cisgiordania settentrionale e, in particolare, di Jenin
“C’è sempre stato un senso di autonomia e indipendenza nei confronti dell’autorità di qualsiasi tipo nella Cisgiordania settentrionale. È un senso legato a un’esperienza storica, che è diventato parte della mentalità collettiva e persino personale della popolazione di quella regione”, ha detto a The New Arab.
Odetallah ha evidenziato che “questo senso di autonomia è entrato a far parte di questi valori sociali, che si traducono in rapporti di amicizia e fratellanza. Questo produce una sorta di lealtà sociale che sopravvive alla repressione, anche quando i partiti e le organizzazioni politiche vengono indeboliti o smantellati, il che può spiegare perché molti dipendenti delle forze di sicurezza palestinesi si siano rivolti loro stessi alla resistenza armata, durante e dopo la Seconda Intifada”.
Con le attività armate palestinesi apparentemente in aumento, in particolare dopo l’evasione dalla prigione di Gilboa, alcuni analisti ritengono che potrebbe formarsi un movimento armato organizzato nel nord della Cisgiordania, un’area sotto il controllo dell’Autorità Palestinese.
Qassam Muaddi è il reporter di The New Arab in Cisgiordania, che segue gli sviluppi politici e sociali nei territori palestinesi occupati.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali”
? Armed resistance clashes at the Al-Jalama checkpoint, in Jenin pic.twitter.com/PywnxtboIT
— AryJaey ?? (@AryJaey) September 18, 2021
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