Datagate, l’America continuerà a spiare i suoi cittadini
Per appena due voti di scarto – 58 a favore, 60 contrari – non è riuscita quella che forse poteva diventare l’ultima conquista di un certo peso da parte di Obama all’interno del Senato, dopo che le elezioni di Mid Tern hanno consegnato il parlamento nelle mani dei Repubblicani, che da gennaio avranno dunque mano libera nell’insabbiare nuovamente la delicata questione della privacy e dello spionaggio sui propri cittadini.
Il Patriot Act è infatti una legge liberticida varata da Bush subito dopo l’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre 2001: cammuffata da legge anti-terrorismo è nei fatti una misura che ha esteso a dismisura i poteri d’intervento dell’intelligence e dell’autorità giudiziaria nella vita privata dei cittadini, autorizzando controlli estesi a tutti i livelli. Una legge estremamente funzionale per l’ipocrita “guerra al terrore” che gli USA stavano imbastendo in quegli anni, ma funzionale anche per reprimere e regolamentare i movimenti antagonisti e contro la globalizzazione che avevano messo a dura prova l’élite padronale americana.
La scoperta che il Governo stava spiando con regolarità le attività dei privati cittadini è stata poi rivelata al pubblico da Edward Snowden (che rese noto anche il protocollo PRISM, usato per la gestione di informazioni raccolte attraverso Internet), il quale da giugno 2013 paga con l’esilio forzato la sua scelta.
La riforma bocciata oggi in realtà avrebbe in realtà funto solo da “tappo” in attesa che a giugno 2015 scadesse l’autorizzazione a rinnovare il programma di sorveglianza dell’NSA, ma avrebbe in qualche modo regolamentato la raccolta indiscriminata di dati, anche a fronte della grande insicurezza che lo scandalo Datagate ha suscitato negli americani. Ovviamente i Repubblicani hanno gioco facile nel tirare in ballo il nuovo allarme terrorismo agitando lo spauracchio ISIS in quello che si preannuncia un prodromo della prossima campagna elettorale. Il problema, com’è chiaro, non sussiste minimamente, ma pur di “legarci le mani dietro la schiena” – come dichiarato da un senatore repubblicano – si può ben passare sopra le libertà personali (un vero controsenso, per il modello USA) degli elettori.
Nel frattempo le maggiori aziende del web si sono lanciate indiscriminatamente nel nuovo feticcio tecnologico da poter rivendere come “novità”, ossia quello della criptazione di mail e chat. Che qualcosa stia effettivamente cambiando nella percezione comune è fuor di dubbio, se persino Google e Apple sentono la necessità di garantire servizi come questi, ma per il momento la trappola dell’NSA resta tesa.
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