Due ragazzini uccisi a Jenin, uno a Betlemme
Ricostruzione quantomeno poco credibile, considerata l’età delle vittime e la dinamica dell’accaduto. Non è un caso che i militari israeliani impediscano alle strutture sanitarie palestinesi di soccorrere i feriti o avvicinarsi immediatamente ai cadaveri: questo permetterebbe di mettere in dubbio su basi empiriche la loro ricostruzione dei fatti, spesso del tutto inventata. La sensazione ad ogni incontro tra palestinesi e soldati israeliani è che la vita dei primi sia, per alcuni istanti, appesa a un filo. Siamo al check-point tra Betlemme e Gerusalemme: i turisti restano tutti sul bus, mentre i palestinesi scendono spontaneamente dal mezzo, abituati alla procedura, in un’agghiacciante scena da apartheid. Uno a uno, con sircospezione, passano sotto il fucile del soldato pronto a sparare. Prepararano la propria carta d’identità prima di essere a vista dei soldati, perché infilare una mano in tasca, in qualsiasi momento, potrebbe essere per loro fatale.
Alla stazione dei bus per Ramallah, a Gerusalemme, un ragazzino viene avvicinato in mezzo alla folla da due soldati, immobilizzato e perquisito in modo umiliante: i militari cercano palesemente la provocazione, alzano la tensione in modo arbitrario e casuale per produrre un’escalation e poter fare fuoco. Poche ore prima, al check point tra Betlemme e Ramallah, hanno ucciso un ragazzo diciassettenne, Naim Ahmad, accusato (di nuovo senza la possibilità di una verifica indipendente a causa dell’esclusione delle autorità pèalestinesi dai soccorsi) di aver tirato fuori un coltello quando era giunto il suo turno di passare vicino al soldato. I tentativi di accoltellamento contro i soldati esistono, e sono la nuova forma, rivendicata dall’insieme della popolazione, che assume la lotta dei giovani all’esercito d’occupazione; ma la risposta di Israele è, allora, provocare morti ogni giorni mostrando che, come i palestinesi hanno in mano la possibilità della rivolta, così Israele può giocare la carta del completo arbitrio.
dai corrispondenti di Infoaut e Radio Onda d’Urto – Ramallah, 15 Febbraio 2016
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