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Egitto, l’ondata di arresti non ferma il movimento rivoluzionario

A seguito dei violenti scontri avvenuti la scorsa settimana il regime militare ha messo in campo un’immensa operazione repressiva in tutta la capitale.

Le autorità egiziane hanno infatti ordinato l’arresto di oltre 300 persone, tra cui almeno 18 donne ed altrettanti giornalisti. Tra gli arrestati molti gli appartenenti al movimento laico, che aveva portato la propria solidarietà ai membri dell’ala salafita dopo il duro attacco degli uomini al servizio del governo militare.

Secondo quando disposto, le centinaia di attivisti rimarranno in carcere per 15 giorni, periodo in cui dovrebbero essere svolte le indagini sulle relative responsabilità. Ma come il periodo post-rivoluzionario ci ha insegnato, le centinaia di arrestati saranno con tutta probabilità trattenuti a lungo nelle prigioni, nelle stesse carceri da cui sono pervenute moltissime accuse di violenze e dure torture, che hanno portato alla morte in carcere di più di un attivista.

Accanto a questa ondata di arresti, la più grande operazione repressiva dal periodo transitorio, forte è stata la militarizzazione delle strade della capitale egiziana. Oltre al coprifuoco, centinaia sono i soldati che tuttora sorvegliano le strade del Cairo e sempre più numerosi sono i blocchi ed i check-point che sorgono nella capitale.

Gli stessi blocchi che una manifestazione, svoltasi nella giornata di ieri, ha cercato con determinazione di abbattere. Molti gli studenti, i gruppi e i movimenti appartenenti alle diverse aree dello spettro politico egiziano che, a lungo separati sia sul piano politico che religioso, nella giornata di ieri hanno marciato verso gli edifici parlamentari, chiedendo il rilascio delle oltre 300 persone arrestate. Nel tragitto in direzione del parlamento, i manifestanti hanno rimosso il filo spinato ed il muro che sorgeva nell’area, riaprendo il traffico per la prima volta dallo scorso dicembre, quando le forze armate egiziane, in seguito a forti scontri, avevano costruito barriere. La protesta, organizzata per chiedere la liberazione di tutti gli arrestati, pretendeva la cacciata del regime, accusando il consiglio militare di aver agito per contrastare le aspirazioni rivoluzionarie.

Con la partecipazione di tutti i gruppi dello spettro politico che hanno marciato insieme per chiedere la liberazione dei detenuti, la protesta mostra una ritrovata unità nella lotta contro i militari, per la ricostruzione di un movimento nazionale, contro il regime militare; quella stessa unità che, così come si era mostrata nelle giornate della rivoluzione, sembrava a lungo essere scomparsa dalle strade egiziane.

Ed il regime sembra adesso più che mai impaurito dalla solidarietà emersa tra le diverse aree dello spettro politico egiziano.

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pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

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