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Egitto. Storie di ordinaria rappresaglia: 31 persone arrestate

In risposta ai rinvii a giudizio di Alessandria

La scorsa domenica, nel corso dell’udienza nel tribunale di Alessandria che doveva emettere un verdetto sugli agenti di polizia accusati di aver ucciso dei manifestanti durante gli scontri del gennaio 2011, la polizia a guardia del tribunale ha iniziato a provocare i familiari delle vittime che facevano un pacifico presidio a sostegno delle loro ragioni, così come avevano fatto nelle udienze precedenti. Dopo la provocazione, la polizia ha caricato la folla con violenza. La carica è diventata rapidamente un corsa ad arrestare chiunque si trovasse lì intorno, con conseguenti percosse ed arresti. Trentuno persone sono state arrestate e trasferite nel famigerato carcere di Al Gharbanyat nella regione di Borg El Arab (45 km a sud di Alessandria) senza concedere agli arrestati di poter contattare i loro parenti o i loro avvocati.

Tra gli arrestati ci sono 4 nostri compagni, anche se non stavano partecipando nè al presidio fuori del tribunale nè agli scontri con la polizia. Questi compagni sono: Mohammed Izz al-Din, Amir Assad, Mohammed al-Badri, Mohammed Hussein.

Si stavano prendendo un caffè dopo aver distribuito come al solito dei volantini, il che ci induce a pensare che il loro arresto non sia stato casuale ma premeditato. Già, perchè questi compagni sono tra i militanti più attivi del MSL, sono presenti in ogni sciopero ed in ogni manifestazione ed i servizi di sicurezza li conoscono molto bene. Le accuse contro i 31 arrestati sono: cospirazione a scopo di vandalismo e distruzione di beni pubblici, violenza contro le forze della legge e dell’ordine.

Mercoledì 23 gennaio, c’è stata un’udienza per la richiesta di prolungare i termini di carcerazione, anche se la polizia faceva obiezione ad un trasferimento dei prigionieri, sollevando questioni di sicurezza. L’accusa ha accolto l’assurda richiesta della polizia ed ha rinviato l’udienza al 30 gennaio presso il tribunale di Borg El Arab e non presso quello di Mansheya (Alessandria) dove si sono svolti gli scontri. Questa decisione condanna gli arrestati a restare altri 10 giorni in prigione senza nessuna giustificazione legale. Nonostante questo, i media e le organizzazioni per i diritti umani restano silenziosi.

Noi accusiamo il Ministro degli Interni di abuso e di ritorsione contro i nostri compagni e gli altri arrestati, sia per la violenta repressione che per la loro reclusione senza accuse fondate per un periodo di 10 giorni in un carcere di altra sorveglianza, quando dovevano semplicemente essere ritenuti “in attesa di giudizio”.

Noi accusiamo anche il governo fascista dei Fratelli Musulmani di stare dietro questa repressione contro ogni persona ed ogni comitato popolare che reclami i propri diritti, insieme a coloro che li sostengono contro il governo e i suoi accoliti.

Nonostante il rinvio a giudizio dei nostri compagni, non ci rassegneremo ad accettare la tirannia di Stato, e lanciamo un appello internazionalista alla solidarietà a tutte le organizzazioni anarchiche e rivoluzionarie. Vi chiediamo di manifestare il vostro sostegno ai nostri compagni di fronte alle ambasciate ed ai consolati egiziani.

La nostra lotta continuerà fino a che lo Stato ed il capitalismo non saranno aboliti.

Movimento Socialista Libertario, Egitto
24 gennaio 2013

Traduzione: FdCA – Ufficio Relazioni Internazionali

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