InfoAut
Immagine di copertina per il post

Ferguson, ingiustizia è fatta. La rabbia travolge gli USA

La sentenza arriva dopo giorni di attesa snervante, durante i quali le istituzioni si erano avvicendate per far passare sottotono una sentenza che, probabilmente, era già scritta da tempo. Già dalla scorsa settimana, infatti, era stato emanato il coprifuoco nella città di St. Louis, e l’arrivo della Guardia Nazionale non poteva che fare presagire il peggio.

I reparti speciali della polizia hanno alzato gli scudi non appena il magistrato ha iniziato a parlare: un segnale inequivocabile, la trasposizione nella realtà del muro che divide il paese reale dai burocrati di palazzo.

A Ferguson sono decine le auto date alle fiamme e i negozi presi d’assalto da centinaia di manifestanti, e ad ora si contano almeno 29 arresti. A Los Angeles decine di persone sono scese in corteo bloccando la superstrada 110 che va da Pasadena a Long Beach; a New York i ponti di Brooklyn, di Manhattan e di Triborough sono stati chiusi al traffico dai manifestanti e si conta almeno un arresto. Scontri a Seattle, dove la polizia ha impedito ai manifestanti di occupare l’autostrada, mentre cortei e manifestazioni si contano a decine in tutto il paese, in quella che sembra essere una lunghissima nottata.

Suonano dunque tremendamente ipocriti gli appelli alla calma di Obama, che non memore della rivolta di quest’estate è riuscito in una gestione disastrosa della crisi di Ferguson, contribuendo ad alimentare la sfiducia e la rabbia in tutti gli USA, specialmente in quella fetta di popolazione che lo ha votato con maggiore entusiasmo (le comunità nere e latinoamericane). E sono proprio queste contraddizioni, palesi e radicate nel tessuto sociale americano, ad avere contribuito all’epilogo di questa notte; solo nell’ultima settimana, infatti, abbiamo assistito all’uccisione da parte della polizia di un giovane disarmato a New York e, addirittura, di un bambino che giocava al parco a Cleveland.

Episodi come questi ci restituiscono l’immagine quanto mai reale di un’America divisa e segregata, nella quale le contraddizioni di un presunto “odio razziale” (sbandierato senza cognizione di causa dai media di tutto il mondo) si intrecciano strettamente le contraddizioni del capitalismo, queste sì valide ad ogni latitudine: i poveri, gli sfruttati e gli emarginati da un lato, i ricchi, i garantiti e i padroni dall’altra.

La polizia, non ci sarebbe nemmeno bisogno di ricordarlo, fa parte di questi ultimi, e la sentenza di oggi ce lo conferma ancora una volta. Darren Wilson è un omicida a piede libero, la sua impunità è l’impunita di tutti i colleghi che lo hanno coperto e che non esiteranno un minuto di più a comportarsi da pistoleri del west durante la prossima pattuglia. L’impunità è totale, tanto da permettere all’agente di esternare dichiarazioni abominevoli un secondo dopo la sentenza: Mike Brown sembrava un “diavolo”, per questo l’ho ammazzato. Una frase che ricorda tanto le motivazioni dell’assoluzione per gli

assassini di Stefano Cucchi, secondo le quali una persona con problemi di tossicodipendenza può ben essere degradata a ruolo di rifiuto della società, e per questo indegna di un trattamento umano.

E allora ben vengano gli assalti alle caserme, gli incendi e i saccheggi. La resistenza è un dovere degli oppressi, e mai come oggi c’è bisogno di alzare la testa sopra le barricate per dare alla società americana il giusto buon giorno dopo troppi anni di assopimento autoindotto.

La rivolta di Ferguson, come abbiamo già scritto, ha avviato un processo ricompositivo delle comunità afroamericane, gli avvenimenti di stanotte ci dicono come la sollevazione di un ghetto nel Missouri possa diventare la sollevazione di tutta l’America.

 

“When we revolt it’s not for a particular culture. We revolt simply because, for many reasons, we can no longer breathe” – Frantz Fanon

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

acabfergusonmike brownUsa

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Blocchiamo tutto!”: il giorno dopo le 80 piazze d’Italia per la Palestina. Aggiornamenti, corrispondenze e valutazioni

Centinaia e centinaia di migliaia di persone – “oltre un milione”, secondo le valutazioni di USB – per le strade di 80 città d’Italia ieri, lunedì 22 settembre

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Continua il presidio permanente al Molo Italia del porto di Livorno!

Come avevamo raccontato nella mattinata di ieri, dallo sciopero generale e dalla seguente manifestazione migliaia di persone hanno partecipato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Che giornata ieri! Lo sciopero generale più paralizzante almeno dal 2008

Alcune note a caldo e uno sguardo alle immagini della giornata di ieri nell’attesa di porre alcune indicazioni in prospettiva.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Diretta | Blocchiamo tutto – Sciopero generale contro il genocidio del popolo palestinese

Previste oltre 50 piazze in tutta Italia. Aggiornamenti in diretta sulla mobilitazione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il Piemonte sa da che parte stare. In 30mila a fianco del popolo palestinese

Ieri 30.000 persone hanno invaso le strade di Torino arrivando da ogni angolo della Regione: Verbania, Forno Canavese, Val Susa, Pinerolo, Ivrea, Cuneo, Orbassano, Alessandria, Biella, Collegno, Novara, Mondovì, Vercelli, Asti, solo per citare alcuni dei territori presenti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Sciopero generale: contro la logistica di guerra lunedì 22 settembre blocco del porto di Venezia

Mediterranean Shipping Company S.A., meglio nota con la sigla MSC, oggi è la prima compagnia di gestione di linee cargo a livello mondiale. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Dieci giorni di fuoco. Una cronaca della rivolta in Nepal

In Nepal, gli ultimi dieci giorni hanno scompaginato lo scenario politico. A quasi vent’anni dalla rivoluzione che aveva deposto la monarchia, il sistema politico nepalese consolidato è entrato in una forte crisi di legittimità.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: blocchi contro l’industria delle armi e il genocidio a Gaza

Il 18 settembre non è stato solo un giorno di sciopero, è stato anche l’occasione per bloccare le aziende che producono armi e che sono complici del genocidio a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia 18 settembre sciopero generale oltre un milione di manifestanti

Lo sciopero generale in Francia del 18 settembre è stato un chiaro avvertimento molto chiaro a Macron.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ravenna: bloccato al porto un carico di esplosivi diretto a Israele

Ieri giovedì 18 settembre un carico di due container carico di esplosivi e diretto ad Haifa in Israele è stato bloccato al porto di Ravenna.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

American Primeval

Dell’omicidio di Charlie Kirk e del suo presunto esecutore Tyler Robinson si sta parlando ampiamente.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

America Latina, “la guerra secondaria”

Nel 2025, la competizione globale per i minerali essenziali – terre rare, litio, cobalto – e per le fonti energetiche – petrolio, gas, energie rinnovabili – sta riconfigurando il potere globale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Georges Ibrahim Abdallah uscirà di prigione il 25 luglio, dopo 41 anni di reclusione

Abbiamo tradotto questo testo apparso su ContreAttaque in seguito alla notizia della decisione di fare uscire dal carcere Georges Ibrahim Abdallah dopo 41 anni di reclusione ingiusta, simbolo della persecuzione e dell’attacco da parte di Stati Uniti e Israele in primis e, di conseguenza della totale complicità di uno Stato europeo come la Francia, nei confronti di un militante anti-imperialista, rivoluzionario marxista libanese.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Raffaele Sciortino – L’imperialismo nell’era Trump. Usa, Cina e le catene del caos globale

Che cos’è l’imperialismo oggi, nell’era di Trump? da Kamo Modena Non è una domanda scontata, né una mera speculazione teorica; al contrario, siamo convinti che sia un nodo fondamentale, tanto per chi vuole comprendere il mondo, quanto per chi mira a trasformarlo – partendo, ancora una volta, da dove si è, da dove si è […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Los Angeles, o la fine dell’assimilazione

“Non è nostro compito inventare strategie che potrebbero permettere al Partito dell’Ordine di respingere il diluvio. Il nostro compito è piuttosto quello di individuare quali compiti necessari ci vengono assegnati giorno per giorno, quali forze di creatività, determinazione e solidarietà vengono chiamate in causa, e quali forme di azione appaiono ora ovvie a tutti.”

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Fuoco e ghiaccio: lezioni dalla battaglia di Los Angeles

Traduciamo questo articolo anonimo dal sito ill will. Il testo è del 14 giugno, quindi scritto nei giorni caldi delle rivolte. Ci sembra importante cercare di seguire il dibattito interno al movimento che si sta dando negli Usa, per provare a restituire la complessità delle questioni che esso mette sul tappeto.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Costruita per Dominare

Pubblichiamo la traduzione del seguente articolo: Palantir sta progettando l’infrastruttura della repressione — e ci sta dicendo il perché. Una nuova campagna di reclutamento è apparsa nei campus delle università d’élite statunitensi nell’aprile scorso. In scuole come Cornell e UPenn, manifesti alle fermate degli autobus, su uno sfondo nero austero, lanciavano un cupo avvertimento: “È […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gli USA bombardano l’Iran, ogni maschera è caduta

Ieri notte gli USA hanno bombardato tre siti nucleari in Iran, quello di Fordo, di Isfahan e di Natanz ufficializzando di fatto l’entrata in guerra al fianco di Israele.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Una resa dei conti coloniale: come la guerra di Israele contro l’Iran riapre vecchie ferite

Riprendiamo di seguito questo articolo di Soumaya Ghannoushi, apparso su Effimera. Condividiamo in gran parte quanto scritto nel testo e nell’introduzione di Effimera, ci teniamo a sottolineare per quanto riguarda il nostro punto di vista che sicuramente quello del multipolarismo rappresenta un orizzonte del desiderio tra le masse del sud del mondo (ed anche qui […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’ombra di Sigonella sui bombardamenti israeliani all’Iran

Passa immancabilmente dalla base siciliana di Sigonella parte del sostegno delle forze armate USA alla guerra di Israele contro l’Iran.  di Antonio Mazzeo, da Pagine Esteri Secondo il sito specializzato ItaMilRadar che monitorizza il traffico aereo militare nel Mediterraneo, nei giorni 13, 15 e 16 giugno sono state documentate lunghe missioni nello spazio aereo prossimo ad Israele, […]