Gaza: settimo giorno di bombardamenti. Pronti 42 mila riservisti per l’invasione via terra [diretta]
AGGIORNAMENTO ORE 21.45 – EGITTO PROPONE UN CESSATE IL FUOCO DA DOMANI ALLE 6 E UN EVENTUALE ALLENTAMENTO DELL’ASSEDIO SU GAZA. SILENZIO DA ISRAELE E HAMAS
L’Egitto ha proposto che un cessate il fuoco abbia inizio alle sei del mattino di domani, martedì 15 luglio e che, eventualmente, si proceda a un allentamento dell’assedio di Gaza “quando la situazione si stabilizzerà”. Lo riferisce al-Jazeera, il cui corrispondente Gregg Carlstrom nota che “un linguaggio simile è stato adottato anche per l’accordo che ha posto fine alla guerra del 2012, ma non è stato mai veramente implementato”. Né Israele né Hamas si sono espressi finora sull’iniziativa egiziana.
AGGIORNAMENTO ORE 21 – AL-JAZEERA: 185 MORTI E 1385 FERITI, A KHAN YOUNIS UCCISO ADOLESCENTE IN MOTOCICLETTA
I morti palestinesi nei primi sette giorni dell’operazione israeliana “Barriera protettiva” contro la Striscia di Gaza sarebbero ora 185 e i feriti 1385. Lo riferisce al-Jazeera. Il portale israeliano Ynet da’ notizia di 5 persone rimaste uccise a Gaza dopo un raid dell’aviazione israeliana, mentre l’agenzia palestinese Ma’an riferisce di un adolescente palestinese, Ziyad al-Najjar, di 16 anni, colpito nella zona di Khan Younis da un razzo dell’aviazione mentre era in motocicletta.
AGGIORNAMENTO ORE 20 – ESERCITO ISRAELIANO: “HAMAS SEMBRA PRONTO PER IL CESSATE IL FUOCO”. MA IL MOVIMENTO RIBADISCE: “SOLO ALLE NOSTRE TRE CONDIZIONI”
“Notiamo – ha dichiarato un alto ufficiale dell’esercito israeliano a Haaretz – che Hamas è sempre più vicino ad accettare il cessate il fuoco. Sia Hamas che la Jihad islamica avranno interesse a chiudere la partita e mettere fine alle operazioni militari”. Secondo l’intelligence israeliana, l’esercito avrebbe colpito il 50 per cento dei luoghi di fabbricazione dei missili (inclusi quelli a gittata superiore a 80 km) nella Striscia di Gaza. L’intelligence stima inoltre che, in base ai razzi lanciati in questi giorni e ai siti bombardati, l’arsenale a disposizione dei movimenti islamisti sarebbe circa il 55 per cento.
Ma da fonti presenti ai colloqui ora in corso al Cairo per cercare una tregua, Hamas ha detto di acconsentire al cessate il fuoco solo se verranno rispettate tre condizioni:
– l’apertura del valico di Rafah e degli altri valichi di frontiera per l’importazione e l’esportazione
– il rilascio di tutti i palestinesi arrestati da Israele nei rastrellamenti dell’ultimo mese in Cisgiordania in seguito alla scomparsa dei tre coloni israeliani
– nessuna intromissione israeliana in un governo palestinese
Inoltre, Hamas chiede che qualcuno monitori il rispetto dell’accordo da parte di Israele. Il corrispondente di al-Jazeera ha riferito che, stando a quanto detto da un ufficiale di Hamas, Stati Uniti, Turchia e Qatar sono i maggiori attori di questi colloqui al Cairo.
Secondo Haaretz, sono 70 i missili lanciati dalla Striscia di Gaza verso Israele: in un’esplosione di qualche ora fa sono rimaste ferite due ragazzine israeliane a Lakiya, nel sud di Israele.
AGGIORNAMENTO ore 17.15 – ONU: “L’80% DELLE VITTIME SONO CIVILI, IL 20% BAMBINI”
Nonostante i tentativi israeliani di convincere della volontà di evitare vittime civili, le Nazioni Unite hanno stimato che oltre l’80% delle 173 vittime ad ora dell’attacco israeliano non sono miliziani, ma civili. Di questi il 20% sono bambini (almeno 36). Oltre 1.200 feriti, i due terzi dei quali donne e minori. Le case distrutte sono oltre 940, 400mila persone sono senza elettricità e 17mila i rifugiati interni.
AGGIORNAMENTO ore 16.40 – DOMANI KERRY AL CAIRO
Domani il segretario di Stato Usa, John Kerry, volerà al Cairo per discutere delle possibilità di mediazione nel cessate il fuoco tra Israele e Hamas.
AGGIORNAMENTO ORE 16.00 – 173 MORTI PALESTINESI, RAZZO CADE A SDEROT SVENTRANDO UN EDIFICIO. I NUMERI DELL’UNRWA
Il bilancio delle vittime è salito a 173, come riferisce al-Jazeera. Un razzo è caduto poco fa nella città di Sderot, sventrando un edificio ma non provocando vittime né feriti, mentre un soldato israeliano è rimasto ferito da un colpo di mortaio a Eshkol. L’esercito continua a bombardare “obiettivi terroristici”, come riporta Haartez: non è riuscito però a effettuare un omicidio mirato a Khan Younis, perché l’uomo colpito in motocicletta – secondo i militari si tratterebbe di un miliziano di Hamas responsabile del lancio dei razzi verso Israele – è stato solo ferito e poi soccorso da una folla di civili. E la “missione è stata annullata”. Intanto Chris Gunness, portavoce dell’UNRWA, ha twittato alcuni numeri relativi alla situazione di Gaza:
-49 sedi dell’Unrwa danneggiate dal 1 giugno, di cui tre solo nei bombardamenti di ieri
-22 milioni di dollari da trovare urgentemente (appello d’emergenza)
-6474 persone si sono recate presso le cliniche dell’Unrwa, inclusi 500 bambini
-15919 persone hanno ricevuto razioni di cibo attraverso 9 distributori
AGGIORNAMENTO ore 15.30 – INCONTRO TRA EGITTO E ANP
Il ministro degli Esteri egiziano Shokry incontrerà la controparte palestinese al Maliki oggi pomeriggio per discutere dell’attacco contro Gaza. Al Maliki parteciperà al meeting di stasera della Lega Araba che in queste ore ha chiesto per il popolo palestinese “protezione internazionale”, lo stesso appello lanciato ieri dal presidente dell’ANP Abbas.
AGGIORNAMENTO ORE 14.30 – VALICO DI RAFAH APERTO PER I PELLEGRINI, CHIUSO PER FERITI E SFOLLATI
Le autorità egiziane hanno autorizzato l’apertura del valico di Rafah fino alle 15 di oggi, oltre che per gli internazionali che decidono di lasciare la Striscia, anche per i pellegrini diretti in Arabia Saudita. Intrappolati invece i feriti e gli sfollati, con la scarsità di medicine che incombe: oggi l’Egitto ha concesso l’ingresso nel Paese solo a 4 feriti gravi provenienti da Gaza.
AGGIORNAMENTO ORE 13.30 – HAMAS: “NON SAPEVAMO NULLA DEI TRE COLONI”
Hamas non possedeva alcune informazione sull’uccisione dei tre coloni israeliani lo scorso mese. Lo ha detto il viceministro degli Esteri di Gaza Ghazi Hamad ad al-Jazeera. Hamad ha negato – come invece sostiene Israele – che Hamas usi i civili come scudi umani, manifestando il proprio stupore per il fatto che la comunità internazionale non abbia ancora condannato l’uccisione di civili innocenti da parte di Israele.
AGGIORNAMENTO ore 13.00 – AL CAIRO STASERA MEETING DELLA LEGA ARABA SULL’ATTACCO CONTRO GAZA
Stasera alle 19 (ora Greenwich) al Cairo si incontreranno i ministri degli Esteri dei paesi membri della Lega Araba per discutere misure contro l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza. Ieri il ministro egiziano ha detto che l’obiettivo della riunione è “trovare una soluzione per fermare il bagno di sangue e formulare una posizione araba comune”. Ciò che continua a mancare però è proprio il ruolo forte dell’Egitto, che nel 2012 fece da mediatore per il cessate il fuoco tra Hamas e Israele. Il governo che oggi siede al Cairo non ha mai nascosto l’antagonismo verso Hamas, braccio palestinese dei Fratelli Musulmani, target della dura repressione del presidente egiziano Al-Sisi.
AGGIORNAMENTO ore 12.50 – A BEIT HANOUN SI PREPARA LA SEPOLTURA DEI 18 MEMBRI DELLA FAMIGLIA AL-BATSH, UCCISI DA UNA BOMBA ISRAELIANA CONTRO LA LORO CASA
AGGIORNAMENTO ORE 12.15: ESERCITO DICHIARA ZONA MILITARE A RIDOSSO DI GAZA – ALA MILITARE HAMAS RIVENDICA LANCIO DRONI
L’esercito israeliano ha dichiarato “zona militare” l’area attorno al kibbutz di Yad Mordechai, a ridosso del valico di Erez tra Israele e Gaza. La decisione, dicono i media israeliani, indica l’imminenza di una invasione di terra. Per altri sarebbe invece la conseguenza dell’inedito lancio questa mattina da Gaza di un drone abbattuto poi da un missile Patriot israeliano sopra Ashdod. Poco fa le Brigate Izz a-Din al-Qassam, l’ala militare di Hamas, hanno rivendicato lancio da Gaza di alcuni droni verso varie città israeliane.
AGGIORNAMENTO ore 12.00 – VIDEO: IL CRATERE PROVOCATO DA UNA BOMBA ISRAELIANA
AGGIORNAMENTO ORE 10.30 – LITE NELLA KNESSET, IL LEADER DI BALAD CACCIATO DALLA COMMISSIONE AFFARI INTERNI. UNA DONNA PALESTINESE E I SUOI DUE FIGLI SCAMPANO AD ACCOLTELLAMENTO NEL QUARTIERE EBRAICO DELLA CITTÀ VECCHIA DI GERUSALEMME
Traballano le istituzioni dell’”unica democrazia del Medio Oriente”. Jamal Zahalka, leader palestinese d’Israele del partito di opposizione Balad, è stato rimosso dalla Commissione affari interni e ambientali della Knesset per aver urlato al Commissario di polizia Yohan Danino di avere “le mani coperte di sangue”. Niente rimozione, invece, per il presidente della Commissione, la parlamentare del Likud Miri Regev, che ha gridato a Zahalka “terrorista”.
Il leader del partito di opposizione Meretz Zahava Gal-On ha invece chiesto un immediato e unilaterale cessate il fuoco per “l’alto numero di vittime innocenti e le centinaia di feriti” che l’operazione contro Gaza ha causato finora. Gal-On ha poi dichiarato che Israele deve chiedere la mediazione di Abu Mazen con Hamas e considerarlo “l’unico rappresentante legittimo del popolo palestinese”.
Il portale palestinese Ma’an ha dato notizia di un tentato accoltellamento di una donna palestinese e dei suoi due figli di 8 e 10 anni da parte di estremisti ebrei israeliani a Gerusalemme. Il fatto è accaduto sabato notte nella città vecchia di Gerusalemme, mentre i tre stavano attraversando il quartiere ebraico.
AGGIORNAMENTO ore 9.30 – PALESTINESI IN FUGA DA ATRARA
Gerusalemme, 14 luglio 2014, Nena News
L’operazione israeliana “Barriera Protettiva” è entrata nel settimo giorno. Finora sono 172 i palestinesi uccisi e oltre 1230 feriti. Secondo il Palestinian Center for Human Rights, 130 sarebbero civili, tra cui 35 bambini e 26 donne. Oltre 17 mila persone, tra cui gli sfollati di Beit Lahiya che ieri hanno lasciato le loro case sotto minaccia di bombardamento da parte dell’aviazione israeliana, si sono rifugiate nei centri dell’Unrwa presenti in tutta la Striscia. Precipita anche la situazione sanitaria, con la penuria di medicine e di attrezzature dovute all’assedio imposto a Gaza da Israele.
Sono continuati anche nella notte i raid israeliani, soprattutto nella zona di Deir al-Balah, Beit Lahiya e Khan Younis, dove 3 persone sono rimaste uccise: i militari di Tel Aviv hanno riferito di aver colpito “42 obiettivi”. Ieri mattina è entrata in gioco anche la marina militare israeliana, con un commando che ha tentato di entrare a nord di Gaza ma è stato respinto da Hamas dopo uno scontro a fuoco. L’invasione di terra sembra sempre più vicina, anche se non ancora confermata, soprattutto dopo la riunione di ieri dell’esecutivo israeliano: dei 48 mila riservisti autorizzati dal governo, 42 mila sono stati chiamati.
Continua anche il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza: secondo i media israeliani sarebbero 700 dall’inizio dell’operazione “Bordo Protettivo”, di cui solo una minima parte, come riferisce Haaretz, sarebbe caduta nei centri abitati: il sistema di difesa antimissilistico Iron Dome finora ha una percentuale di successo dell’87 per cento. Ma Israele nella notte è stato bersagliato anche dalla Siria, con un missile caduto nel Golan occupato senza fare danni, e dal Libano, con alcuni razzi caduti nella Galilea del nord anch’essi senza fare danni. Israele ha risposto con l’artiglieria a entrambi gli attacchi, avvertendo le autorità libanesi con la mediazione dell’Unifil. Per quanto riguarda la Siria, Tel Aviv ha fatto sapere che riterrà il regime siriano “responsabile di tutto”.
Intanto, in Cisgiordania continuano i rastrellamenti dell’esercito israeliano legati alla scomparsa dei tre coloni trovati morti il 30 giugno scorso. Nella notte i soldati hanno arrestato 23 palestinesi: tra loro, riferisce Haaretz, cinque residenti di Hebron “legati a Hamas” e “sospetti complici del rapimento”. Un palestinese è invece morto questa mattina vicino Hebron, colpito dal fuoco dell’esercito che si apprestava ad arrestare tre ragazzi “mascherati e armati di pietre”.
Niente di nuovo circa i tentativi della comunità internazionale di porre fine all’attacco israeliano, tra il silenzio degli stati arabi e i deboli richiami dell’Onu a una pace giusta e a una “soluzione a due stati”. Ieri il segretario di Stato americano John Kerry si è offerto pubblicamente di mediare una tregua tra le parti, mentre il presidente dell’Anp Abu Mazen ha detto che si rivolgerà alle convenzioni e agli organismi di tutela per mettere la Palestina sotto protezione internazionale.
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