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Gli USA si ritirano dalla cooperazione scientifica con gli insediamenti, denunciando i coloni e le loro violenze

Riprendiamo da InfoPal questo interessante articolo. E’ evidente che il governo di ultra-destra israeliano sta provocando un certo imbarazzo negli USA che si vantano di esportare democrazia e libertà. Eppure questo è il risultato di precise politiche di sostegno ad Israele portate avanti negli scorsi decenni. Piccole avvisaglie di una situazione geopolitica in movimento, ma anche dell’immancabile ipocrisia occidentale. In ogni caso si tratta di una piccola buona notizia per il popolo palestinese.

Washington-Wafa. Nei giorni scorsi, gli Stati Uniti hanno dichiarato di aver interrotto la cooperazione scientifica e tecnologica bilaterale con gli insediamenti. Hanno inoltre denunciato i progetti israeliani di espansione degli insediamenti e la violenza dei coloni contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata.

Durante una conferenza stampa, il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, ha dichiarato che “il Dipartimento di Stato ha recentemente diffuso alcune linee guida sulla politica estera alle agenzie competenti del governo degli Stati Uniti, avvisando che impegnarsi in una cooperazione bilaterale scientifica e tecnologica con Israele, in aree geografiche che sono passate sotto l’amministrazione di Israele dopo il 1967 e che sono ancora soggette a negoziati per quel che riguarda il loro status finale, è incoerente con la politica estera degli Stati Uniti”.

Ha aggiunto inoltre che “le linee guida riflettono la posizione degli Stati Uniti adottata già da molto tempo, risalente ad alcuni decenni fa e riaffermata dall’attuale amministrazione. Secondo questa posizione, la destinazione ultima delle aree geografiche passate sotto l’amministrazione di Israele dopo il 1967 è una questione di status finale. In sostanza, stiamo tornando alla vecchia politica statunitense di limitazioni geografiche, precedenti al 2020, sul sostegno degli Stati Uniti alle attività da svolgere in quelle aree, politica che risale a decenni fa”.

La precedente amministrazione di Donald Trump aveva violato la tradizionale politica statunitense e il consenso internazionale nei confronti dei territori occupati, riconoscendo gli insediamenti come parte di Israele, invece di riconoscerli come stabiliti sui territori occupati, il che costituisce una violazione del diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite.

Tre istituzioni israeliane saranno colpite da questo provvedimento, tra cui l’Università che si trova nell’insediamento illegale di Ariel, costruito nel cuore della Cisgiordania.

Miller ha inoltre dichiarato che gli Stati Uniti sono “profondamente turbati” dalla decisione del governo israeliano di avallare la progettazione di oltre 4.000 unità coloniali in Cisgiordania e dalle modifiche al sistema israeliano di amministrazione degli insediamenti che intende accelerarne la pianificazione e l’approvazione.

“Gli Stati Uniti si oppongono a queste azioni unilaterali che rendono più difficile il raggiungimento di una soluzione a due Stati e che sono un ostacolo alla pace. Chiedono al governo israeliano di rispettare gli impegni assunti ad Aqaba e a Sharm el-Sheikh, tornando al dialogo per la riduzione delle violenze”, ha dichiarato.

“Riteniamo che gli insediamenti siano un ostacolo alla soluzione negoziata dei due Stati lungo i confini del 1967, che in ultima analisi crediamo sia il modo migliore per risolvere il conflitto israelo-palestinese”.

Alla domanda sul terrorismo dei coloni israeliani contro i palestinesi in Cisgiordania, alcuni dei quali sono stati attaccati pur essendo cittadini americani (come nel villaggio di Turmus Ayya), tra cui il calciatore Omar Qatin, ucciso nell’attacco, e il rappresentante dello Stato dell’Illinois Abdelnasser Rashid, la cui casa è stata attaccata con pietre rischiando di essere incendiata, Miller ha detto che gli Stati Uniti si rammaricano per la perdita di qualsiasi vita umana e che prendono la questione molto seriamente.

“Condanniamo tutti gli atti di violenza estremista e di incitamento alla violenza, siano essi israeliani o palestinesi. E rimaniamo fermi nel nostro lavoro per promuovere la de-escalation e, oltre a questo, una società in cui sia gli israeliani che i palestinesi possano godere di uguali misure di sicurezza, prosperità e dignità”, ha dichiarato.

Per quanto riguarda il fatto che Israele permetta ai palestinesi americani di viaggiare attraverso il suo aeroporto in cambio dell’esenzione dal visto per i suoi cittadini, Miller ha affermato che i passi che soddisfano tutti i requisiti del Programma di esenzione dal visto includono l’estensione dei privilegi reciproci a tutti i cittadini e cittadini statunitensi, compresi i palestinesi americani, per viaggiare verso e attraverso Israele.

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi

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