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Il lungo Gennaio di Gaza


I “VENERDI’ INSANGUINATI”, ATTACCHI SUI GIOVANI DELLA RESISTENZA POPOLARE PALESTINESE

Sta crescendo nell’ultimo periodo il movimento di resistenza popolare nella Striscia di Gaza. Ogni venerdì centinaia di giovani palestinesi si riuniscono vicino al cimitero al-Shuhada, a est di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza, lanciando pietre contro i soldati dell’esercito israeliano e cercando di piazzare bandiere palestinesi sulla barriera che separa il territorio palestinese da quello occupato da Israele nel ’48. Le forze israeliane sparano indiscriminatamente contro i giovani disarmati, ferendoli o uccidendoli. Nel mese di gennaio due giovani palestinesi – incluso un minore – sono stati uccisi nel corso di manifestazioni della resistenza popolare. E almeno 14 giovani palestinesi sono stati feriti da arma da fuoco nel corso di queste manifestazioni. Si riporta nella maggior parte dei casi ferite agli arti inferiori.

Il 2 gennaio Adnan Jamil Shehda Abu Khater, 17 anni, dopo la scuola era andato con alcuni amici nei pressi del cimitero al-Shuhada. I ragazzi si trovavano a circa 500 metri dalla barriera di separazione. Forze israeliane hanno aperto il fuoco e Abu Khater, rimasto ferito da un proiettile nell’area pelvica, è morto il giorno seguente. Il 3 gennaio, nella stessa area, forze israeliane hanno aperto il fuoco contro un gruppo di ragazzi che si trovavano a circa 200 metri di distanza dalla barriera di separazione. Khaled Ibrahim Ouda (21 anni) è rimasto ferito da un proiettile alla gamba destra. Lo stesso giorno, a circa 300 metri dalla barriera di separazione, Tha’er Mohammed Rab’a (25 anni) è rimasto ferito da un proiettile al fianco sinistro. “Stavano gareggiando a chi si avvicinava di più alla barriera di separazione”, ci ha detto un parente di Tha’er.

L’11 gennaio nella stessa area i militari israeliani hanno aperto il fuoco contro un gruppo di giovani che si trovavano vicino la barriera. Mahmoud Atef Mohammed Lubbad (22 anni), è rimasto ferito da un proiettile alla gamba sinistra. Il 24 gennaio, l’esercito ha aperto il fuoco su un gruppo di giovani che lanciavano pietre ai soldati. Cinque giovani sono rimasti feriti: Mo’az Munir Salman Abu Ghabit (18 anni), ha riportato una ferita moderata alla coscia destra; Abdullah Mohammed ‘Abdullah ‘Awad (22 anni) ha riportato una ferita moderata alla mano destra con frattura; Salem Nafez Salem Abu Aser (21 anni) ha riportato una ferita lieve al piede destro; Mohammed Naser Hasounah Abu Qamar (18 anni) ha riportato una ferita lieve al braccio sinistro; Yehia Mamdouh Omer al-Jammal (20 anni) ha riportato una ferita lieve alla schiena.

Lo stesso giorno un gruppo di giovani si era riunito in un’area a nord di Beit Lahia. Si sono avvicinati al confine lanciando pietre ai soldati. Belal Samir Ahmed ‘Aweidah (19 anni) di Beit Lahia è stato ucciso immediatamente da un proiettile al petto. Sua madre, nonostante il dolore, ha avuto la forza di raccontarci come suo figlio è stato ucciso. “Abbiamo pranzato, è stato il nostro ultimo pranzo. Poi si è vestito. Gli ho chiesto: dove vai? ‘Vado a fare un giro con gli amici’, mi ha detto”. Belal, insime ad altri giovani stava trascorrendo il venerdì pomeriggio scattando foto vicino alla barriera di separazione e “guardando alle nostre terre occupate dall’altro lato della barriera”, ci ha detto suo cigino Akram, che era con lui quel pomeriggio. Un cecchino ha sparato un proiettile al petto di Belal. “Ho sentito un proiettile, siamo scappati. Belal stava correndo con me. Stava correndo con il proiettile dentro il petto. Poi mi ha detto ‘Akram,Akram, sono rimasto ferito’, ed è caduto sul suolo.” Akram ci ha mostrato le foto scattate a Belal prima che fosse ucciso.

Il 31 gennaio, ultimo venerdì del mese, circa 6 ragazzi sono rimasti feriti presso il cimitero ad est di Jabalia. Ieri abbiamo incontrato due dei feriti ricoverati nell’ospedale Kamal Odwan di Beit Lahia. Mo’az Al Tlalqa, 21 anni, è rimasto ferito alla coscia destra. Il proiettile ha causato una frattura comminuta. “Vogliamo che sia posto fine all’assedio e vogliamo vivere come tutte le altre persone nel resto del mondo”, ci ha detto dolorante nel letto dell’ospedale. Il secondo ferito che abbiamo incontrato, Mahmoud Muharram, 24 anni, aveva cercato di avvicinarsi al corpo di un altro ragazzo ferito che giaceva a 20 metri dalla barriera di separazione. I soldati gli hanno intimato di andare via e di lasciare il corpo del ragazzo. Ma Mahmoud si è rifiutato, un soldato ha sparato un proiettile alla sua gamba sinistra. “I soldati hanno preso la bandiera palestinese che avevamo posto sulla barriera e l’hanno calpestata”, ci ha detto Mahmoud. E infine ha aggiunto ” Questa terra è stata bagnata più dal sangue che dall’acqua”.

Nel cortile dell’ospedale abbiamo incontrato alcuni dei giovani presenti venerdì alla manifestazione, tra cui un ragazzo che era stato ferito la settimana precedente. “Venerdì prossimo vado a piazzare la bandiera palestinese sopra la barriera di separazione”, ci ha detto uno dei ragazzi. “È pericoloso”, abbiamo commentato. “Ciò che è scritto in cielo noi lo affronteremo “, ci ha risposto il giovane.

 

ATTACCHI AEREI E OMICIDI EXTRA-GIUDIZIARI

Nel mese di gennaio l’aviazione militare israeliana ha eseguito due attacchi arei su terreni agricoli o disabitati. Tre attacchi su siti della resistenza palestinese, nel corso di uno dei quali, in Nuseirat, un bambino di 3 anni è rimasto ferito da schegge di vetri. Due scuole Unrwa e più di 20 abitazioni sono state danneggiate nello stesso attacco.

Tre tentativi di omicidio extra-giudiziario, considerati illegali secondo il diritto internazionale. Il 9 gennaio un aereo israeliano ha lanciato un missile su un motociclo Tuk Tuk guidato da due membri della resistenza ad est di Khan Yunis. I due sono rimasti feriti, e finestre delle abitazioni adiacenti sono state danneggiate. Una bambina di 3 anni, Heba Abdullah al-Ghalban, è rimasta ferita da frammenti di vetri. Il 19 gennaio, un drone israeliano ha lanciato un missile su un motociclo guidato da un attivista delle brigate al-Quds, braccio armato della Jihad Islamica, nella strada al Saftawi, nella città di Jabalia. L’attivista è rimasto gravemente ferito, un bambino di 11 anni è stato ferito da frammenti di esplosivo e l’asino di un carretto che sostava in strada ucciso. Il 22 gennaio, in un altro tentativo di omicidio extra- giudiziario, un drone israeliano ha lanciato missile su un auto civile in Beit Hanoun, nel nord della Striscia di Gaza. Entrambi i passeggeri, Ahmed Mohammed Jom’aah Khalil al-Za’anin (21 anni), membro della resistenza, e suo cugino Mohammed Yousif Ahmed al-Za’anin (22 anni), sono stati uccisi.

Il 31 gennaio, verso le 2.40 del mattino, l’aviazione israeliana ha eseguito attacchi aerei in Rafah, Safena (nord di Gaza city) ed su un edificio vicino Sheikh Zayed, nel nord della Striscia di Gaza. In quest’ultimo caso, molti animali allevati all’interno della struttura bombardata sono stati uccisi. Nello stesso periodo gruppi della resistenza armata palestinese hanno lanciato alcuni razzi verso i territori israeliani, ai quali il Ministero della Difesa israeliano ha risposto minacciando una nuova offensiva militare se il governo di Gaza non impedisca il lancio di razzi.

AGGRESSIONI CONTRO I PESCATORI DI GAZA

Nel mese di gennaio la marina militare israeliana ha eseguito almeno tredici attacchi contro pescatori palestinesi durante i quali i pescatori sono stati costretti ad abbandonare il lavoro. Abbiamo rilevato che tutti gli attacchi sono avvenuti entro le 3 miglia nautiche dalla costa, eccetto un attacco dentro le 6 miglia nautiche. Abbiamo anche notato che la maggior parte degli attacchi sono avvenuti nelle acque a nord della Striscia di Gaza. Tre sono stati i pescatori arrestati, compreso un minore. Nel corso degli arresti, i pescatori sono stati interrogati, chieste loro informazioni personali e su luoghi e persone di Gaza, e le loro barche sono state confiscate.

INCURSIONI

Veicoli militari israeliani hanno effettuato diverse incursioni e operazioni di “livellamento” sui terreni agricoli palestinesi. Diversi i casi in cui l’esercito ha aperto il fuoco in Khan Younis e Beit Hanoun, contadini e altri civili sono stati costretti ad abbandonare l’area. In un episodio un civile è rimasto ferito in Beit Hanoun, a 300 metri di distanza dal confine.

da Nena News – foto e testo di Rosa Schiano

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