Il Messico ricorda Tlatelolco e chiede giustizia per i 38 di Iguala
La grande manifestazione commemorativa – la prima da oltre quarant’anni senza la presenza delle forze dell’ordine lungo il tragitto – ha visto scendere in piazza migliaia di persone delle più diverse categorie sociali, dalle famiglie ai contadini, passando per gli studenti, che ormai da un mese invadono le strade del Messico per manifestare contro la nuova riforma dell’istruzione. Nonostante l’ultimo sciopero studentesco risalga soltanto al 30 settembre, infatti, è stata fortissima la presenza delle scuole e dell’università, prima tra tutte l’Instituto Politécnico Nacional (IPN), i cui studenti si sono resi protagonisti delle grandi mobilitazioni delle scorse settimane al grido di “Huélum, huélum, gloria!, por el Politécnico”.
Ovviamente le manifestazioni per il 2 ottobre non hanno dimenticato di ricordare la tragica scomparsa degli studenti di Ayotzinapa (conosciuti come “normalistas”), nello stato di Guerrero, che, per un triste scherzo della sorte, stavano organizzando una colletta proprio per finanziare la loro partecipazione al corteo del 2 ottobre a Città del Messico, quando sono stati vittime di una vera e propria carneficina per mano della polizia locale.
Le sorti dei giovani della scuola normale rurale Raùl Isidro Burgo sono ancora ignote dopo quasi una settimana dalla mattanza che nella notte tra venerdì e sabato scorso ha provocato la morte di 4 persone (è notizia di ieri che uno dei feriti, Aldo Gutierrez Solano, è deceduto a causa dei colpi ricevuti alla testa), una delle quali è stata ritrovata orrendamente sfigurata e torturata.
Tuttora ci sono infatti 38 persone “desaparecide” e quattro feriti, due dei quali in modo grave: Edgar Andrés Vargas; girato ferito alla mandibola e Benitez Fernando Marín ferito al braccio.
La solidarietà però non si è fermata nella capitale: a Tlapa, nel Guerrero, studenti di varie scuole hanno sfilato chiedendo giustizia per i normalisti assassinati e scomparsi, mentre nella vicina città di Chilpancingo c’è stato un grande corteo contro la violenza delle
istituzioni nella regione. Qui, i genitori degli studenti scomparsi hanno richiesto di parlare con i responsabili della polizia sostenendo che questi ultimi sappiano dove si trovano i loro figli e scandendo slogan come “Vivos se los llevaron, vivos los queremos” (“Sono stati catturati da vivi, da vivi li vogliamo rivedere”). Il corteo si è poi concluso con un blocco di circa sei ore dell’autostrada Città del Messico-Acapulco.
Nel frattempo i mezzi di informazione nascondono le responsabilità delle istituzioni e tentano di insabbiare la verità sui fatti di Iguala, continuando a parlare di infiltrazione del crimine organizzato nelle forze dell’ordine, mentre i comitati e le associazioni studentesche chiedono che qualsiasi informazione sugli scomparsi sia fatta giungere direttamente agli studenti di Ayotzinapa.
La scuola Raùl Isidro Burgo ha inoltre fatto tre richieste al governo: 1) che vengano ritrovati i 38 studenti mancanti (vivi); 2) che vengano perseguite le autorità statali e federali coinvolte; 3) che vengano arrestati i tiratori della polizia municipale che hanno ucciso i giovani (finora ci sono 22 imputati per omicidio aggravato); 3) dimissioni immediate del sindaco di Iguala, José Luis Abarca, che ha già chiesto il permesso di autosospendersi dalla carica per 30 giorni.
Se le richieste verranno esaudite e, soprattutto, se i 38 normalistas scomparsi verranno ritrovati è difficile a dirsi, soprattutto in virtù del fatto che il Governo sembra pronto a pulirsi la coscienza (e le mani insanguinate, ça va sans dire) accusando prontamente gli amministratori locali e le forze di polizia del Guerrero, liberandosi così di un ostacolo che, alla lunga, potrebbe mettere in difficoltà il monolitico sistema di potere rappresentato dal Partito Rivoluzionario Istituzionale.
Nel frattempo, non resta che affidarsi alla forza delle lotte studentesche e delle manifestazioni per la verità e la giustizia, nella speranza che un 2 di ottobre non ricapiti mai più.
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