In Cile scoppiano scontri ad un anno dalla morte di un giovane manifestante
Cile è lo scenario di una nuova repressione e di scontri.
Lunedì, a Santiago del Cile (capitale) si sono registrati scontri tra i carabinieri (polizia militare) e manifestanti che partecipavano alla commemorazione del primo anniversario della morte di Mauricio Fredes, che alla fine di dicembre 2019 perse la vita; mentre sfuggiva a una carica della polizia, fu spinto in una fossa con acqua e cavi elettrici e fu folgorato.
Secondo i media locali, nonostante che la convocazione all’omaggio fosse stata affollata, i carabinieri hanno represso con violenza, e in risposta ci sono state barricate erette dai manifestanti.
Con gas lacrimogeni e camion lancia acqua, gli agenti della polizia militare del Cile hanno cercato di disperdere i manifestanti, che percorrevano la strada principale della capitale, l’Alameda.
La manifestazione ha provocato, inoltre, il blocco del traffico nella zona, così come la chiusura di alcune stazioni della metro di Santiago de Cile, secondo quanto informa Radio Cooperativa.
Nell’ottobre del 2019 scoppiarono le proteste nel paese sudamericano per rifiutare le draconiane politiche del presidente di ultradestra, Sebastián Piñera. L’approvazione del mandatario scese in picchiata e il suo gabinetto deve affrontare critiche per la cattiva gestione della pandemia del coronavirus e le violazioni dei diritti umani commesse dai carabinieri.
Di fatto, il motivo iniziale delle proteste fu l’aumento del prezzo dei trasporti. Più avanti, si aggiunsero altre richieste, come miglioramenti sociali e lavorativi, la rinuncia di Piñera, così come la redazione di una nuova Magna Carta, eredità della dittatura di Pinochet, tra le altre.
Le mobilitazioni continuano a seguito dello scontento popolare di fronte all’atteggiamento di Piñera e alla violenza dei carabinieri che hanno represso i manifestanti con un uso eccessivo della forza.
30/12/2020
La Haine
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