Intervista ad un militante del movimento studentesco universitario
Prima del 14 gennaio nel movimento che ha portato alla fuga di Ben Ali c’erano i ragazzi delle regioni interne della Tunisia, loro sempre in prima fila, poi il sindacato, gli studenti delle città, gli avvocati la società civile. Insomma classe media e proletariato uniti in una lotta comune. Tutti contro il regime, dai piccolo borghesi ai disoccupati, dal cognitariato ai venditori di frutta. Poi, dal 14 gennaio, data in cui secondo me inizia veramente il processo rivoluzionario la piazza si divide tra chi vuole andare fino in fondo, (chiamiamoli cosi’: i finoinfondisti), e chi invece si era già accontentato di aver messo in fuga Ben Ali. Insomma ci si divide tra chi voleva una nuova costituzione, una repubblica del popolo con forti poteri al parlamento e alle regioni, e chi invece voleva solo qualche piccola riforma.
Pensi che questa divisione politica sia anche espressione delle differenti classi sociali impegnate a cacciare Ben Ali?
Ma, no, o meglio non ancora. In Tunisia alemeno per ora lo schieramento politico non segue una nettissima divisione di classe, la situazione è ancora molto variegata, ci sono molte sfumature, e considera che anche in Tunisia quella che possiamo chiamare classe media era già ampia e consolidata da tempo ma anche molto variegata al suo interno.
E dopo il 14 gennaio, quelli che abbiamo chiamato i finoinfondisti come hanno continuato la lotta?
C’è stata la Casbah 1, l’occupazione del quartiere presidenziale che rivendicava l’urgenza di sciogliere il vecchio partito del regime, l’RCD, e l’abolizione del governo Ghannouchi ritenuto troppo compromesso con l’establishment di Ben Ali. Quel presidio di massa fu duramente represso e a dire il vero sconto’ anche di una scarsa organizzazione. Poi arriviamo alla Casbah 2, sta volta molto meglio organizzata e capace tra il 25 e il 26 febbraio di portare in piazza più di 300000 persone nella sola Tunisi. Un vero successo. Una manifestazione pacifica che poi, a causa di alcune provocazioni, culmino’ in durissimi scontri con la polizia che uccise almeno 7 manifestanti. Dopo poco Ghannouchi si dimette e viene nominato Caid Essebsi come primo ministro e per prima cosa accoglie l’istanza piu’ importante rivendicata dalla piazza: la costituente, fissata per il 24 luglio. Nei giorni successivi viene sciolta formalmente la polizia politica e il partito dell’RCD. Eppure mentre il movimento otteneva i primi risultati, sui giornali si inizia a parlare dell’autonominatasi “maggioranza silenziosa”.
Cos’e’ questa maggioranza silenziosa, di cosa si tratta? Chi sono?
Si tratta proprio di quelli di cui ti ho parlato prima che hanno ritenuto sufficiente la fuga di Ben Ali del 14 gennaio e che paventano il crollo economico (e non solo) della Tunisia a causa degli scioperi e delle mobilitazioni. Dicono che è tempo di tornare a lavoro e che ormai tutto va bene. Hanno dato vita anche loro ad un presidio, detto della Coupule, in cui alcune centinaia di manifestanti, subito dopo il lavoro, si riunivano per chiedere a Ghannouchi di restare al governo e di fermare le agitazioni, soprattutte quelle sindacali. Alcuni giornali hanno iniziarto una vera campagna contro il sindacato. E’ vero, i suoi alti vertici erano compromessi con il regime, ma chi conosce come e’ organizzato il sindacato tunisino sa bene che differenza c’e’ tra i settori e i vertici, e poi tra i vertici e la base, e i livelli medi. Tutta un’altra storia. Pensa che il sindacato dei professori nel 2006 andando contro la volontà della segreteria centrale indisse uno sciopero contro il governo Ben Ali che ospitava un summit internazionale. E seppur tra polemiche dentro il sindacato e la repressione del regime lo sciopero riusci’ sopra ogni aspettativa. Insomma questi della coupule sono dei liberali, erano quelli disgustati dalla corruzione provocata principalmente dal Clan Trebelsi ma non è che nutrivano, e nutrono interessi nel cambiare troppo il sistema, anzi… Sai in questi giorni hanno allestito una vera campagna allarmistica per quanto riguarda la sicurezza, i giornali parlano di rapine e furti. Ma quelli c’erano anche prima solo che non se ne parlvano. Dietro tutto questo allarme sulla sicurezza c’e’ dietro una richiesta d’ordine che sicuramente non favorisce il diritto all’espressione e la lotta del movimento.
E i finoinfondisti come replicano a quelli della coupule?
Quelli della coupule vengono tutti dai quartieri agiati delle città tunisine, e lentamente sono loro che iniziano a definirisi come “la maggioranza silenziosa” che reclama la necessità di fermare gli scioperi, e vuole ordine e sicurezza. In parte sono anche sostenuti da quei tunisini che ancora non si sono liberati dal regime di Ben Ali che è in loro. Sai, il regime era fondato su un patto implicito con i tunisini:”tu ci lasci vivere, mi proteggi, e noi ti lasciamo al potere”, insomma con questo patto i tunisini scambiava l’intelligenza e lo spirito critico in cambio della sopravvivenza. E ti assicuro che questo non si cambia per tutti dal giorno alla notte. In ogni modo quando la maggioranza silenziosa mette in guardia dai pericoli economici provocati dagli scioperi non possiamo fare altro che ricordare ai tunisini quanto stanno dando in termini di solidarietà materiale ai libici fuggiti in Tunisia in questi giorni. Camion e camion di aiuti che ogni famiglia invia al confine. Ti sembra un paese allo stremo? Quella della coupule è solo propaganda liberale e riformista moderata. Certo che c’è il problema della disoccupazione, della povertà e della crisi economica, ma i governi di transizione prima della costituente non hanno alcuna leggittimità per intervenire su questo terreno. Non hanno questo mandato dalla piazza. A risolvere questi problemi ci si penserà dopo la costituente. Adesso non è il momento di pensare al lavoro, di tornare al lavoro come vuole la maggioranza silenziosa. Ma questo non ci preoccupa minimamente, la rivoluzione in Tunisia è appena iniziata, e non c’è rivoluzione che non abbia avuto la sua cosi’ detta maggioranza silenziosa, i suoi contro rivoluzionari. Le cose vanno cosi’.
Quindi ci sono in cantiere nuove iniziative? D’altronde la costituente non è più cosi’ lontana…
Certo, si parla tra i social network, su facebook di organizzare la Casbah 3, è tempo di ricordare a Essebsi che se è primo ministro è grazie al movimento rivoluzionario e che adesso è necessario che i processi contro i corrotti e gli uomini chiave del vecchio inizino, e che almeno gli venga subito interdetta la possibilità di continuare a fare politica. In Egitto ci sono ruisciti, visto che i giudici erano in parte nel movimento, qui è più difficile visto che abbiamo dalla nostra solo avvocati e magistrati. Ma a differenza dell’Egitto qui non ci siamo fatti intrappolare dal referendum e anzi ormai ci avviciniamo alla costituente. Insomma come ti dicevo siamo solo all’inizio.
Ma come si sta organizzando la Casbah3? Ancora dopo mesi non mi sembra che ci siano leader e la maggior parte delle organizzazioni che più si fanno sentire sono quelle che già componevano lo scenario delle opposizioni durante il regime di Ben Ali.
E’ vero, non ci sono leaders, vuoi sapere la casbah come si organizza? Tramite facebook. Qualcuno lancia la proposta ed in base al consenso in rete che riceve si capisce se sarà possibile realizzarla o meno . E’ più semplice di quanto sembra. Poi é ovvio una volto iniziato il presidio c’è bisogno di organizzarsi, e ci sono i coordinatori, ma tutto avviene tramite assemblee, anche li sul posto. Sicuramente ci saranno anche alcuni partiti e il sindacato, ma loro vengono sempre dopo. Il sindacato sta aiutando molto i giovani del movimento, mentre i partiti ultimamente invece che unire stanno provocando delle divisioni. Secondo me non era il momento per iniziare a discutere sull’articolo uno della futura costituzione, se citare o meno l’islam in quell’articolo. Aprire adesso questa discussione ha sortito l’effetto solo di aumentare le polemiche .
E mentre sembra che sia in arrivo una casbah 3 negli altri paesi arabi vanno avanti i movimenti e le proteste. Cosa sta succendendo tra le coste del mar Mediterraneo?
Succede che è iniziata la rivoluzione araba, non le rivoluzioni, ma la rivoluzione, il movimento tunisino non ha fatto altro che creare un precedente riproducibile di mobilitazione. Conta che se l’Egitto non scendava in piazza contro Mubarak molto difficilmente la Casbah 2 di Tunisi avrebbe potuto vincere, e cosi’ via… Non sono molto ottimista per la costa nord del mediterraneo… Innanzi tutto il credito proposto dall’Unione Europea non è altro che una forma di occupazione indiretta, con la crisi che c’è il credito alla Tunisia non è proprio la soluzione migliore per il popolo, anzi diciamo che la rivolta tunisina puo’ essere letta anche come una prima risposta alla crisi internazionale, quindi del credito non ce ne facciamo proprio niente.
Soussa 29/03/2011
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