LA GUERRA ENERGETICA SI ESTENDE: “GAS COME ARMA ECONOMICA”, PRIMO STOP RUSSO A BULGARIA E POLONIA
Gazprom – la più grande azienda al mondo che estrae e vende gas, la principale società russa per fatturato e controllata dal governo – ha annunciato di aver completamente sospeso le forniture di gas a Polonia e Bulgaria che non si sono adeguate al nuovo sistema di pagamento, con la conversione in rubli. Il gigante del gas ha comunicato a Bulgargaz e Pgnig, le sue controparti bulgare e polacche, che i flussi resteranno sospesi fino a quando i pagamenti in rubli non saranno ricevuti.
Sul fronte polacco, la decisione di Gazprom era uno degli scenari a cui si stava già preparando, da anni, il governo della Polonia. Varsavia, ben prima del conflitto ucraino, si era dotata di due rigassificatori, in gran parte riforniti grazie a contratti con società Usa, e dal 1° ottobre metterà in funzione il Baltic Pipe, gasdotto con cui potrà importare 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Norvegia. In costruzione un altro gasdotto, dalla portata di 4,7 miliardi di metri cubi l’anno, tra Polonia e Slovacchia. La forte dipendenza da Mosca per oltre il 55% delle proprie importazioni di gas aveva portato il governo polacco a preparare il terreno energetico per nuove forniture sostituendo del tutto quelle russe, evitando di rinnovare il contratto con Gazprom, in scadenza a fine anno.
Più a rischio la Bulgaria, il cui approvvigionamento di gas dipende per gran parte dalle importazioni russe. Il governo reagisce alla sospensione delle forniture, ricordando che le consegne per aprile erano state interamente pagate in dollari e denunciando una violazione del contratto da parte di Gazprom. “Al momento, il gas naturale viene utilizzato come arma politica ed economica nella guerra”, ha affermato il ministro dell’Energia bulgaro Alexander Nikolov, precisando che la Bulgaria si atterrà alla posizione Ue e non si sottometterà pertanto alla richiesta russa di iniziare a pagare le forniture in rubli. La Bulgaria si è assicurata riserve di gas per almeno un mese.
Sul fronte economico martedì 26 aprile l’allarme lanciato dalla Polonia ha provocato un’impennata fino al 20% del prezzo del gas, che ha toccato quota 107 euro per Megawattora al Ttf, prima di ripiegare a 99 euro, comunque in rialzo del 6,6% rispetto a lunedì.
Dalla capitale bulgara, Sofia, l’intervista a Francesco Martino, corrispondente dell’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa. Ascolta o Scarica.
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Il contributo di Duccio Facchini direttore di Altreconomia Ascolta o scarica
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