La prima notte di Barcellona contro il diktat anti-referendario dello Stato Centrale e della Guardia Civil
Il blitz anti-referendario di ieri, con arresti di alti funzionari della Generalitat e non solo e il sequestro di 10 milioni di schede, ha scosso la società catalana.
In migliaia, sin dalle prime ore pomeridiane, hanno invaso Las Ramblas e raggiunto le sedi messe a soqquadro dalla Guardia Civil, in alcuni casi con le truppe di queste ultime in stile militare con il passamontagna calato, come nel blitz alle sede della CUP, partito indipendentista.
La scelta del tribunale costituzionale dapprima, e le disposizioni degli Interni con l’alta Corte spagnola poi, hanno rivelato da una parte l’arroganza dello Stato Centrale contro la rivendicazione indipendentista catalana nella misura in cui questa si stava dando passaggi organizzativi forti in vista dell’1 Ottobre: non è un caso che siano stati arrestati tre imprenditori di grosso peso, rei di essere corresponsabili della propaganda referendaria messa in moto.
Di certo ora c’è che il sequestro forzato di milioni di schede mette a rischio la celebrazione del referendum l’1 Ottobre, ma apre le porte a una partita molto più alta sulle modalità politiche di rivendicazione di autodeterminazione che oscilla su un piano inter-statale tra Catalogna e Stato Spagnolo e inter-classista su livello interno come nei confronti dei ceti medi e popolari spagnoli. Con alla finestra lo sguardo sempre meno disinteressato di Bruxelles.
Di fatto, la percezione di funzionalità dei servizi “pubblici” (di chi? per chi?) e quella di non appartenenza verso lo Stato Spagnolo in Catalogna non potrà che radicalizzarsi e polarizzarsi ancor di più a partire da ieri. Nella notte in piazza si son riversate altre decine di migliaia di persone, che hanno circondato la sede della CUP mettendo pressione alle camionette della Guardia Civil, le cui unità erano ancora presenti all’interno dell’edificio fino alle 4 del mattino, quando sono state fatte andare via tra ali di gente arrabbiata.
Una furgonetta e’ stata semi-distrutta.
Mentre le mobilitazioni proseguiranno, saranno giorni molto intensi a livello diplomatico tra Barcellona e Madrid, in un teatro politico e mediatico che presumibilmente lascerà poco spazio a rivendicazioni municipaliste e sarà centrato sulla legittimità o meno delle autonomie di darsi una forma-stato, possibilmente subalterna a quella madrilena..
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