La transizione democratica in queste ore a Piazza Tahrir
ULTIM’ORA: IL GOVERNO SI DIMETTE! PIU’ DI 40 MORTI FINO AD ORA
Il primo ministro egiziano, Essam Sharaf, e il suo governo hanno presentato le dimissioni, rimettendo il proprio mandato a disposizione del Consiglio Supremo delle Forze Armate, che le ha accettate.
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La cronaca della giornata:
Proseguono anche nella giornata di oggi gli scontri in Piazza Tahrir, e in molte altre città: Alexandria, Suez, Assiut, Qena, Aswan, Port Saied, Ismailea, e in diversi quartieri periferici del Cairo.
Ad una settimana dalle prime elezioni dopo la caduta del Rais Mubarak, l’Egitto torna ad infiammarsi e torna la repressione sanguinosa, ma sta volta gli spari sulla folla dei manifestanti sono ordinati dai generali del Consiglio supremo delle Forze Armate (Csfa).
Se nel febbraio di questo anno i comandanti militari si schierarono contro Mubarak, ora il potere conquistato lo difendono con la stessa forza. L’escalation della repressione di questi ultimi giorni non è altro che l’indurirsi di una situazione che va avanti da mesi, con le autorità militari da una parte, le cui scelte sono state spesso sostenute dai fratelli musulmani, e il movimento dall’altra che fin da subito ha contestato l’agenda politica del governo di transizione puntando il dito contro delle elezioni che si reputano come delle vere e proprie farse.
Una nuova insurrezione inizia a farsi largo nell’Egitto post Mubarak tornando a fare di piazza Tahrir il centro di convergenza della protesta che reclama la fine del governo militare riuscendo in buona parte a ricompattare le differenti anime del movimento di gennaio con in prima fila giovani e giovanissimi proletari.
In un comunicato il movimento 6 Aprile, stamani ha richiesto un calendario per il passaggio immediato del potere dai militari a un presidente civile, al massimo entro il prossimo aprile, le dimissioni del governo di Essam Sharaf e la nomina di un governo di salvezza nazionale.
Ma la rivolta preme anche sulla politica economica e sulla necessità di aumentare gli stipendi, a dimostrazione di ciò oggi è stato appiccato il fuoco al palazzo delle tasse della capitale.
Le vittime, intanto, continuano a salire. Sono complessivamente più di 40 secondo fonti mediche e i feriti oltre 1.800, mentre il bilancio ufficiale è di 22 morti. Nella giornata di oggi centinaia di lacrimogeni sono stati lanciati dalla polizia per impedire che i manifestanti raggiungessero il ministero dell’Interno difeso dai carri armati.
Emad Abu Ghazi, è l’unico ministro egiziano che ha confermato le proprie dimissioni in segno di protesta contro il governo mentre in queste ore si svolgendo un consiglio dei ministri straordinario per discutere sui 22 egiziani caduti tra sabato e domenica sotto il fuoco di esercito e polizia.
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