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La vera guerra della Cia alle Farc, l’ex presidente Uribe rivendica

Una non-notizia, secondo Alvaro Uribe, che ha anche chia­mato in causa l’apporto della Gran Bre­ta­gna. «Ho rin­gra­ziato gli Stati uniti quando ci hanno aiu­tato con la tec­no­lo­gia d’intelligence per loca­liz­zare i nar­co­se­que­stra­tori e la Gran Bre­ta­gna quando ci ha aiu­tato con il mate­riale di con­tro­spio­nag­gio», ha detto. In que­sto modo «sono stati libe­rati nume­rosi mili­tari e civili, fra i quali 3 cit­ta­dini ame­ri­cani», che si tro­va­vano nelle mani delle Farc. Le ope­ra­zioni mili­tari – ha però soste­nuto Uribe – sono state con­dotte dai sol­dati e dalle squa­dre colom­biane. In base all’inchiesta gior­na­li­stica, invece, almeno per un primo periodo la Cia ha tenuto per sé i codici di accesso alle bombe «intel­li­genti», assu­mendo la respon­sa­bi­lità delle ope­ra­zioni, che hanno eli­mi­nato una ven­tina di comandanti.

Una san­gui­nosa ope­ra­zione è stata com­piuta anche in Ecua­dor nel 2008, e ieri Quito è tor­nata a espri­mere pre­oc­cu­pa­zione per l’intervento Cia nella regione.

Gli scambi diplo­ma­tici pub­bli­cati da Wiki­leaks durante il Cablo­gate ave­vano già por­tato in luce la richie­sta di inter­vento diretto rivolta dalla Colom­bia agli Usa e la pre­senza di esperti mili­tari israe­liani. I docu­menti sot­tratti da Sno­w­den all’Agenzia per la sicu­rezza Usa (Nsa) hanno poi mostrato gli intrecci e la pene­tra­zione ille­gale dell’intelligence nor­da­me­ri­cana in Ame­rica latina. Basi segrete e basi mili­tari Usa (7 quelle di stanza in Colom­bia) arti­co­lano gli scambi incro­ciati tra part­ner, pur senza esclu­dere i colpi bassi tra amici. Durante il Data­gate, John Negro­ponte – diret­tore dell’intelligence nazio­nale Usa (Dni) tra il 2005 e il 2007, sotto la pre­si­dente di George W. Bush, e vice­se­gre­ta­rio di Stato fino al 2009 – ha ricor­dato il patto dei “cin­que occhi”. Un accordo segreto tra cin­que potenze anglo­fone che hanno com­bat­tuto la Ger­ma­nia nazi­sta – Usa, Regno unito, Canada, austra­lia e Nuova Zelanda — per scam­biarsi infor­ma­zioni di intel­li­gence, siglato durante la Guerra fredda. Un patto che pre­vede l’incrocio di favori con altri paesi amici.

Per con­tra­stare il vento di sini­stra che sof­fia in gran parte dell’America latina e la pre­senza in cre­scita della Cina, gli Usa pun­tano sugli Accordi del Paci­fico con Mes­sico, Perù e Colom­bia. In ter­mini secu­ri­tari, Bogotà è per il con­ti­nente lati­noa­me­ri­cano quel che Israele è per gli Usa in Medio­riente. E pro­prio con Israele Bogotà deve rati­fi­care a breve il Trat­tato di libero com­mer­cio, che por­terà altre cata­ste al fuoco del cin­quan­ten­nale con­flitto colom­biano. E a marzo del 2014 la Colom­bia va alle urne. L’ultraliberista Uribe, grande amico dei para­mi­li­tari, è can­di­dato al senato e oggi avver­sa­rio feroce del suo ex mini­stro della Difesa, anch’egli di destra, l’attuale pre­si­dente Manuel San­tos. Uribe ha accu­sato le Farc di obbli­gare i con­ta­dini a votare per San­tos. Quest’ultimo si ripre­senta osten­tando la mano tesa da un anno alla guer­ri­glia nelle trat­ta­tive in corso all’Avana. Non ha però dimi­nuito le ope­ra­zioni mili­tari di cui ha par­lato il Post. Ieri sono stati uccisi altri 10 guer­ri­glieri, tra que­sti un altro diri­gente delle Farc, “John 26″. «Non è facile con­ti­nuare le trat­ta­tive con un governo pro­fon­da­mente rea­zio­na­rio, neo­li­be­ri­sta, com­pro­messo fino al midollo con gli inte­ressi delle mul­ti­na­zio­nali e dell’imperialismo nor­da­me­ri­cano, guer­ra­fon­daio e oli­gar­chico», hanno scritto i por­ta­voce dei due prin­ci­pali gruppi armati, Farc e Eln. In un comu­ni­cato con­giunto, i diri­genti hanno però rivolto un appello alla base affin­ché appoggi l’elezione di «un governo demo­cra­tico, aperto a nuove pro­spet­tive». Le trat­ta­tive ripren­dono il 13 gennaio.

di Geraldina Colotti

per Il Manifesto

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