Le bombe dei massacri in Yemen vengono esportate dall’Italia
“How Italian Bombs Killed Yemeni Civilians”, è il titolo del documentario pubblicato dal New York Times ricostruisce tutto il percorso degli ordigni esplosivi ritrovati in Yemen dove la coalizione saudita dal 2015 è impegnata nella repressione della sollevazione sciita houthi. Un altro scenario mediorientale dove si sviluppa la complessa scacchiera tra potenze sunnite, sciite e interessi imperialistici delle forze occidentali interessati a tutelare i propri equilibri e interessi.
Il NYT rivela quanto già denunciato da anni dalle lotte contro la filiera bellica in Sardegna: lo stabilimento RWM di Domusnovas, nel Sulcis, in Sardegna, produce le bombe che vengono poi trasportate nel porto o all’aeroporto di Cagliari e successivamente vendute all’ Arabia Saudita per i bombardamenti sulla popolazione civile. Queste stesse bombe, le MK 80, sono state ritrovate in Yemen dopo alcuni bombardamenti sui civili.
L’accusa sulle spalle del governo italiano è quella di una probabile esportazione illegale di armi: la stessa legge italiana proibirebbe a stati impegnati in conflitti armati interni e il parlamento europeo ha votato a Novembre, per la terza volta, un embargo nei confronti dell’Arabia Saudita. Inoltre è probabile che l’Italia, esportando queste armi all’Arabia Saudita violi le leggi internazionali che impedirebbero l’esportazione in casi in cui ci siano evidenti violazioni diritti umani. Ma il ministero degli interni italiano dispone le scorte per il trasporto delle armi e il ministero degli esteri fornisce le licenze.
Nel corso degli ultimi anni sono state numerose le proteste contro lo stabilimento di bombe di fabbricazione tedesca presente a Domusnovas, in un contesto di mobilitazione generale contro l’occupazione militare in Sardegna. L’RWM, davanti alla crisi del settore minerario sardo, riconvertì in fabbrica di bombe lo stabilimento che produceva cariche per le miniere. Queste proteste permettono di restituire un’altra parte di verità che non presente sul NYT. Sono gli assedi continui alla fabbrica di Domusnovas del movimento sardo contro l’occupazione militare ad aver sollevato per la prima volta lo scandalo RWM.
La denuncia del NYT occulta sapientemente il sostegno del dipartimento di Stato americano ai massacri sauditi, ma permette comunque di individuare un livello di connivenza tra interessi strategici militari e connivenza tra governi e industria militare. Si tratta di un elemento utile alla lotta contro l’occupazione militare, spesso costretta a difendersi dall’accusa di danneggiare gli operai che lavorano presso l’RWM in uno dei territori più economicamente depressi d’Europa. La lotta che attacca la filiera bellica e la produzione della guerra a partire dai propri territori è la lotta contro i bombardamenti sui civili e contro gli interessi che stanno dietro al commercio delle armi.
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