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Libia, un paese in ginocchio‏

E’ una guerra e l’esercito regolare fedele al colonnello è preparato e riprende terreno. Dai media occidentali nelle ultime settimane la situazione viene definita tragica, sempre di più, sfiorando il pietismo fino a far intenerire il più duro dei cuori. Bengasi sta per cadere e civili inermi saranno passati alle armi. Qui inizia la seconda tragedia libica: l’ONU impone la no fly zone e agli alleati non sembra vero di poter intervenire. Le prime ore di guerra parlano chiaro, siamo di fronte ad un bombardamento massiccio, a tappeto, nulla delle difese militari libiche e del sistema energetico logistico rimane in piedi. Quale che sia il risultato della guerra, insorti o fedelissimi che vincano, la Libia sarà un paese in ginocchio, senza un suo esercito, senza una indipendenza, nelle mani degli alleati. Il prezzo della liberazione sarà carissimo e ai colonialisti del terzo millennio quello che ieri costava 10 venduto dal clan Gheddafi domani costerà 1, quale che sia il referente libico. Agli Stati Uniti non sembrava vero di poter intervenire sul vecchio nemico, mandando avanti il debole Sarkozy. Quest’ultimo ha così risolto in un colpo solo la sua debolezza interna passando per salvatore dei libici e risolutore pro domo suo di un bel pò di problemi energetici futuri. Il resto della coalizione, inglesi in testa, approfitano e si dividono il malloppo, puntando sul governo provvisori di Bengasi affinchè sia riverente e debole. In tutto questo l’industria della guerra, soprattutto quella aeronavale statunitense, tira una boccata d’ossigeno dopo la nera settimana delle borse asiatiche. Il ruolo dell’Italia? Ha ragione chi parla di servilismo o di “campioni nel non fare i nostri interessi”. Tutti sul carro della nuova crociata. Con l’eccezione appunto della Lega Nord, che la pancia della gente la conosce e parla come si mangia: di interessi, vantaggi, colonialismo; un materialismo di destra  almeno grado di interpretare quel che sta succedendo.

Il finale è ancora tutto da scrivere ma ci sono tutti i presupposti per vedere una guerra di liberazione nazionale diventare l’ennesima  guerra umanitaria il cui copione abbiamo già troppe volte visto nelle pagine della storia.

clp

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