Messico: Treno Maya, il megaprogetto messicano che rade al suolo i diritti umani
Il Treno Maya, progetto forte del presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, di 1.500 km di lunghezza, attraverserà almeno dieci aree naturali protette del sudest del Messico e 1.400 comunità indigene.
Il piano annovera 25 ricorsi di tutela contro e numerose denunce per violazioni dei diritti umani e ambientali. Renfe, Ineco e Deutsche Bahn AG partecipano all’esecuzione delle opere.
Alcuni scribacchini della storia universale raccontano che, 500 anni fa, dei marinai iberici avrebbero detto ai nativi di un lontano territorio che la loro terra si sarebbe chiamata “America”, che erano indigeni e stavano venendo scoperti; che le loro risorse, credenze e cultura non erano altro che eresia e sottosviluppo, e che avevano bisogno di essere “civilizzati”.
Questo discorso coloniale permane ed è impiegato da imprese messicane e straniere, e dal Governo del Messico, per mettere in marcia progetti estrattivi che negano la capacità dei popoli e delle comunità di decidere le loro proprie forme di vita e sviluppo.
Un esempio chiaro è il Treno Maya, l’ambizioso megaprogetto di 1.500 chilometri, del presidente Andrés López Obrador, che attraverserà almeno dieci aree naturali protette del sudest del Messico e 1.400 comunità indigene.
Questo treno parte da una visione coloniale del Governo e delle imprese licitanti, che promettono di portare lo sviluppo ai popoli del sudest in nome del progresso e della lotta alla povertà, ignorando che questi medesimi popoli sono stati impoveriti dal medesimo modello di sviluppo a causa del saccheggio e dell’annichilimento delle loro forme di vita.
Il Treno Maya non lo ferma nulla, neppure le violazioni dei diritti umani. Da parte dei relatori e l’Alto Commissariato dell’ONU, fino ai collettivi indigeni ed accademici, hanno denunciato e messo in discussione le consultazioni indigene lontane dagli standard internazionali, la mancanza di informazioni, gli sgomberi, le minacce ai difensori del territorio e le presunte truffe per ottenere le terre.
Come succede con altri megaprogetti, il Governo promette che creerà posti di lavoro, sviluppo e migliorerà i redditi delle persone nella zona Sudest, storicamente dimenticata dallo stato messicano.
Quello che non dicono le autorità è che non è solo un treno. In realtà si tratta di un progetto di riordinamento del territorio, che apre le porte alla creazione di nuove città, al turismo di massa, all’aumento dell’agroindustria e a nuove zone industriali. In poche parole, il Treno Maya articolerà e potenzierà lo sviluppo estrattivista-capitalista in Messico.
Partecipazione nazionale e straniera
Le imprese che partecipano all’esecuzione del Treno Maya, come le europee Renfe, Ineco e Deutsche Bahn AG, sono complici del colonialismo vigente da cinque secoli. Il ruolo delle due imprese pubbliche spagnole e di quella tedesca è la consulenza nelle decisioni operative ferroviarie dentro il progetto, funzioni conosciute anche come operatori ombra.
Il contratto che è stato aggiudicato al consorzio delle tre imprese europee ammonta a 13,5 milioni di euro, fatto che permette loro di continuare ad avanzare nel loro processo di internazionalizzazione “di fronte ad altre opportunità simili come l’operazione del Treno ad Alta Velocità della California o l’operatore ombra di Rail Baltica”, così come dichiarano da parte dell’Ineco.
Opere del Treno Maya. KATIA REJÓN
Organizzazioni come la Red Ya Basta Netz hanno messo in discussione la partecipazione di queste compagnie al Treno Maya. La protesta è che mentre queste imprese promuovono nei propri paesi una “immagine verde e rispettosa dell’ambiente” e dei diritti umani, dichiarano da parte del collettivo, in paesi come il Messico investono con il denaro dei cittadini europei in progetti di “estrazione di risorse naturali e umane”.
Attualmente c’è una campagna di firme dell’organizzazione SumOfUs per chiedere alle imprese europee di “scendere” dal Treno Maya. Più di 135.000 persone hanno già sottoscritto la petizione.
Strategie giuridiche impiegate nel sudest del Messico
Diverse persone, collettivi e comunità, in compagnia di associazioni civili, hanno impiegato strategie giuridiche mediante processi di tutela contro il progetto. Rogelio Jiménez Pons, ex direttore del Fondo Nazionale di Sviluppo del Turismo (Fonatur), ha affermato che ci sono almeno 25 richieste di tutela contro il Treno Maya.
Queste strategie giuridiche sono state messe in moto fin dall’inizio del progetto. È il caso della comunità indigena di Calakmul, Campeche, che ha chiesto una consultazione indigena -mostrando gli aspetti positivi e negativi del progetto- culturalmente adeguata -con i loro stessi protocolli-; o le denunce che sono state fatte a partire dalla pandemia di covid-19 per i tentativi di sgombero e gli allontanamenti forzati degli abitanti di San Francisco de Campeche, così come le violazioni del diritto alla salute del popolo maya Chol nel Chiapas.
Tali conflitti si chiudono in sistematiche pratiche di persecuzione e criminalizzazione delle comunità, alle quali lo stato messicano impedisce il diritto di esercitare la propria libera determinazione e autonomia di fronte ai progetti estrattivisti.
Da parte dell’associazione civile Kanan Derechos Humanos sono state accompagnate un paio di liti. Nel giugno del 2020, la Fonatur incominciò la pratica di Valutazione di Impatto Ambientale del progetto, aprendo una consultazione pubblica dal 2 al 30 luglio seguenti. Nonostante ciò, non furono fornite le relative informazioni sulle misure di mitigazione e protezione ambientale in alcuni aspetti, ragione per cui diverse persone decisero di iniziare un processo di tutela.
L’associazione ottenne una misura cautelare per fermare il progetto fino al termine del processo. Nonostante ciò, il rifiuto del Potere Giudiziario della Federazione di risolvere le richieste, sembrerebbe legittimare indirettamente il Treno Maya, dato che in più di una occasione ha dimostrato di essere contrario alla protezione dei diritti umani.
Questo panorama mostra l’arbitrarietà e l’imposizione del progetto, dato che nonostante qualsiasi costo politico, sociale e ambientale, per il presidente del Messico non ci sono dubbi che il treno opererà alla fine del 2023.
Così impongono la costruzione del Treno Maya
La Fonatur Tren Maya ha pagato un contratto di più di 5 milioni di dollari all’ONU-Habitat per creare un “piano di ricollocamento” delle famiglie che hanno le loro case dove è stata progettata la linea del treno.
La logica paternalista con cui le autorità intendono la “casa adeguata” si traduce nella scelta delle zone, materiali e modelli delle case senza la partecipazione delle persone che saranno ricollocate, così come nello sfollamento forzato delle famiglie che non erano d’accordo.
Queste strategie sono variate. L’inizio della costruzione del megaprogetto è stato contrassegnato dal non avere studi di impatto ambientale con la falsa idea che il progetto è solo su vie già esistenti. Nonostante ciò, la rotta è cambiata in ripetute occasioni senza che siano attualizzati gli studi di impatto ambientale. Per esempio, l’ultima modifica del tratto 5 è avvenuta successivamente alla deforestazione di 20.000 alberi.
Esiste anche una preoccupazione latente sulla partecipazione e amministrazione dell’esercito messicano nel Treno Maya. Questa manovra, realizzata per guadagnare tempo nelle procedure amministrative obbligatorie, presuppone anche il trasferimento di poteri alle forze armate e la militarizzazione del Sudest, una zona conosciuta internazionalmente per la combattività di gruppi come l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN).
Ma senza dubbio la strategia di vertice per frenare le denunce contro le irregolarità del progetto e garantire la sua inaugurazione nel 2023 è l’Accordo presidenziale che blinda il Treno Maya. In questo, si dichiarano materia di sicurezza nazionale tutti i progetti e le opere che sono considerati strategici per il paese.
La regola sarà che qualsiasi opera federale sarà preautorizzata e si potrà iniziare immediatamente la sua costruzione. Questo rappresenta la più evidente violazione dei diritti umani di accesso all’informazione, di partecipazione pubblica, di accesso alla giustizia e ad un ambiente sano, ed è anche un affronto alla democrazia e alla stessa Costituzione Messicana.
*Kanana Derechos Humanos A.C.
27 febbraio 2022
El Salto
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