Messico: trovate fosse comuni vicino a Iguala. Nuove proteste per gli studenti scomparsi
Il timore, che di ora in ora si fa più insistente, è che si tratti dei 38 studenti della scuola normale rurale Raùl Isidro Burgo di Ayotzinapa, scomparsi ormai dieci giorni fa in seguito ad un’aggressione a colpi di arma da fuoco per mano della polizia locale (con il silenzio complice delle polizie statale e federale, le quali, si sarebbero allontanate poco dopo l’inizio della sparatoria senza intervenire).
Alcuni testimoni, infatti, raccontano di come, dopo la sparatoria, diverse decine di studenti siano stati fatti salire su alcuni mezzi della polizia che si sarebbero poi recati sulle colline vicino a Iguala, proprio dove sono stati ritrovate le fosse comuni. Ulteriore conferma dei timori che si stanno palesando in queste ora arriva dalle parole del procuratore dello stato di Guerrero, Inaky Blanco, il quale avrebbe sostenuto che due membri della gang “Guerreros Unidos” (alla quale farebbero parte anche alcuni degli agenti arrestati per la sparatoria contro i “normalistas” di Ayotzinapa) hanno confessato l’omicidio dei giovani su ordine del loro capo, conosciuto come El Chucky.
Di certezze, all’oggi, ce ne sono comunque poche, se è vero che per ottenere i rusultati dal test DNA sui corpi ritrovati nelle fosse bisognerà aspettare tra le due settimane e i due mesi. Ciò che ormai sembra un dato di fatto è il coinvolgimento delle istituzioni locali nella mattanza di Iguala, in primis del sindaco José Luis Abarca, conosciuto nella zona per le sue relazioni con gruppi criminali e appartenente al progressista Partido de la Revolución Democratica (PRD). Quest’ultimo – dopo avere tentato di scaricare tutte le responsabilità sulla polizia accusando anche gli stessi studenti – sarebbe poi stato indicato come il primo mandante degli omicidi e del rapimento degli studenti, venendo così scaricato dal suo partito e autosospendendosi dall’incarico, per poi fuggire in latitanza dove si trova tuttora.
Anche le responsabilità del governatore del Guerrero, Angel Aguirre, per quanto tenti di ripulire la sua immagine disconoscendo l’operato del suo compagno di partito, sono evidenti quando si tratta di reprimere proteste studentesche: è ancora vivo nella memoria, infatti, il ricordo dell’omicio di altri due normalisti a colpi di arma da fuoco nel dicembre del 2011 su ordine di Aguirre.
Nel frattempo, gli studenti e la popolazione di Ayotzinapa non si arrendono e continuano a pretendere verità e giustizia con scioperi, cortei e manifestazioni che proseguono ininterrotamente da sabato scorso. Dopo la notizia del ritrovamento delle fosse comuni, infatti, gli studenti e i genitori dei giovani scomparsi hanno dichiarato che aumenteranno l’intensità delle loro azioni qualora non dovessero arrivare notizie certe entro breve. In un primo momento, inoltre, le dichiarazioni del governatore Aguirre sono state recepite con un certo scetticismo dai manifestanti, che sperano ancora in un ritrovamento dei propri cari in vita.
Nella giornata di ieri poi, un corteo molto determinato degli studenti ha attraversato la città al grido di “Exigimos que los presenten con vida hoy” (“Vogliamo che si ripresentino in vita oggi”), per poi concludersi con un blocco di circa sei ore dell’autostrada Città del Messico-Acapulco. In serata, infine, è stata lanciata una giornata nazionale di mobilitazione per il prossimo 8 ottobre, con l’intenzione di rompere il silenzio mediatico nel quale la tragedia di Iguala è stata relegata.
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