Nella guerra tra Ue e agenzie di rating affonda l’Italia
Le agenzie di rating hanno infatti cominciato a pubblicare analisi e giudizi sullo stato del debito sovrano di alcuni paesi europei (recentemente il Portogallo, classificato al livello spazzatura) e di enti pubblici, istituzioni e banche in Italia.
L’effetto di queste analisi e giudizi è, di solito immediato (e anche concertato): l’Italia, ad esempio, ha subito un venerdì nero di vaste proporzioni sulla borsa di Milano. Perchè, per quanto strumentali, i giudizi della agenzie di rating colpiscono nelle difficoltà strutturali del paese. Il debito pubblico e lo stato delle banche. La speculazione si è trovata quindi legittimata ad attaccare il debito pubblico italiano, così il valore tra debito sovrano italiano e tedesco ha toccato vertici storici in poche ore, e le grandi banche nazionali che hanno perso punti percentuali da urlo. Si è stimato che, con questi giudizi negativi del rating e conseguenti perdite sui listini, l’Italia ha perso diversi miliardi di euro in poche ore in quanto dovrà accedere a finanziamenti del debito pubblico più onerosi. Ma è anche vero che ci sono cause interne: Unicredit, dopo la perdita dell’azionista libico e una serie di difficoltà del management, è in crisi di ricapitalizzazione da aprile. Al primo serio giudizio delle agenzie di rating il mercato gliela ha fatta pagare a caro prezzo. E qui, come per il debito pubblico, le conseguenze non sono solo finanziarie. L’accesso al credito, per imprese ed istituzioni italiane, passa principalmente attraverso le banche. Da questo fine settimana le banche si rivelano quindi un partner in grossa difficoltà per servire per la mitica “ripresa”. Ecco cosa significa avere agenzie di rating private, che operano su scala globale dell’informazione, in un mercato liberista. Significa regalare la certificazione di strutture fondamentali di un paese a chi lavora gomito a gomito con la speculazione. Questo vale a livello Ue, che è entrata in linea di conflitto con le agenzie, e a quello nazionale come abbiamo toccato con mano. Di sicuro siamo noi a pagare questo genere di struttura finanziaria, frutto di un liberismo monetarista estremo: una volta fatto il bilancio delle perdite ci verrà presentato il conto. E, a colpi di “non ci sono alternative a questa manovra” ci verrà presentato un nuovo intervento sulla spesa sociale. Con l’opposizione pronta a scattare alla bersagliera in nome della “tenuta dei conti pubblici”.
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