InfoAut
Immagine di copertina per il post

”Occupiamo le nostre case”

Occupy Wall Street nelle periferie povere di New York lotta a fianco delle famiglie sfrattate dalle case sequestrate dalle banche.

[Ripubblichiamo qui quest’ottimo reportage di  Michele Primi, da New York (per Peace Reporter). Belle e significative anche le poche foto che accompagnano il servizio. Restituiscono il clima in qui si stanno costituendo queste prime iniziative di riappropriazione dal basso, dove la pratica politica è al tempo stesso violazione della “legalità” neoliberista e ricostruzione di legame sociale].


Il 6 dicembre è stata un’altra grande giornata per Occupy Wall Street. Il giorno  in cui il movimento si è unito realmente, forse per la prima volta, con le classi sociali a cui si rivolge la sua lotta. “Block By Block”, questo è lo slogan di una giornata di mobilitazione estesa a 25 città americane, che ha avuto come obiettivo le “foreclosures”, ovvero i sequestri delle case per morosità da parte delle banche. Una pratica legale negli Stati Uniti, che però rappresenta la conseguenza più odiosa ed inumana della crisi economica, e colpisce soprattutto i quartieri più poveri.

Uno di questi è East New York, un rettangolo di vie ai confini di Brooklyn, più vicino all’aeroporto JFK che alla zona alla moda di Prospect Park, tagliato dalle vie New Lots e Pennsylvania. Un detto delle strade di Brooklyn dice: “Lo hanno bonificato, ma questo posto è rimasto una palude.” A East New York, è più vero che mai. Una terra dimenticata di strade senza negozi e case chiuse dietro sbarre di ferro, abitata esclusivamente da neri e latini, in cui la media dei “foreclosures” è cinque volte più alta rispetto a Manhattan. L’appuntamento è alla stazione della metropolitana di Pennsylvania Avenue, per una marcia di solidarietà e protesta attraverso il quartiere, fino a raggiungere le ultime case sequestrate e “liberarle per le famiglie che ne hanno bisogno”.

L’atmosfera è tesa. Gli studenti liberal della City University of New York e i giovani attivisti bianchi di Williamsburg qui sono in terra straniera. Come chiunque altro, compresa la polizia. Si sentono slogan più forti rispetto all’ironia e alla creatività di Zuccotti Park: “Ci riprendiamo East New York, e la restituiamo alla gente. Nessuna giustizia, nessuna pace”. Gli studenti della Thomas Jefferson High School si affacciano dalle finestre ed esultano. Ci sono almeno cinquecento persone, sotto la pioggia. “E’ una sorpresa – dice una maestra fuori dall’istituto – nessuno si ricorda di questo quartiere, invece questi ragazzi sono venuti fino a qui per reclamare i nostri diritti. Ho avuto opinioni contrastanti su Occupy Wall Street, ma oggi per la prima volta vedo con i miei occhi quello che possono fare”.

L’organizzazione di Ows è perfetta: un servizio d’ordine con bandiere arancioni guida il corteo, ragazzi distribuiscono sorrisi e volantini ai capannelli di gente davanti ai cornershop. Le famiglie di Linden Boulevard aprono le porte sbarrate delle loro case per prendere il giornale del movimento e chiedere informazioni su cosa sta succedendo. La diffidenza verso un movimento che è stato visto come lontano e guidato da una classe sociale molto diversa man mano svanisce, anche se sono pochi quelli che scendono in strada.

A guidare il corteo c’è il presidente della East New York Community, Kevin Parris, con la sua squadra di consiglieri. Davanti ad una casa sequestrata di Sheffield Avenue, Kevin Parris sottolinea l’importanza di quello che sta succedendo oggi: “Ringraziamo Ows per aver organizzato questa giornata. Le comunità locali e tutti i movimenti sociali di New York si devono unire e lottare per risolvere quello che secondo noi è un grave problema di violazione dei diritti umani. La casa è un diritto. Non permetteremo alle banche di far morire questo quartiere. Le banche hanno rovinato il mercato immobiliare, noi vogliamo riportare la situazione alla legalità. Abbiamo fermato molti sfratti ad East New York, e non ci fermeremo”.

Gli attivisti distribuiscono una mappa si cui sono segnate le foreclosures già programmate per i primi mesi del 2012: quarantasette in una zona grande appena una decina di isolati. Sono dati presi dal sito zillow.foreclosures.com che elenca le proprietà pignorate dalle banche in tutti gli Stati Uniti, una vera e propria guida per gli speculatori immobiliari.

Una di queste case è quella di Quincy, che viene invitato a raccontare la sua esperienza davanti al portico di una villetta in Alabama Avenue: “Lo sceriffo è arrivato stamattina. Non posso saldare un mutuo di 47mila dollari. Sono stato sfrattato, ma ho ancora il debito da pagare.” “Dov’è la casa? – grida la folla – andiamo ad occuparla!”.

Una donna di origine creola racconta di un figlio marine morto in Iraq, e di un’ipoteca che con gli interessi è arrivata alla cifra impossibile di 3.800 dollari al mese per una casa comprata nel 1997. “Hillary Clinton mi ha scritto una lettera dicendo: le sono vicina per la perdita del suo ragazzo. Il Pentagono mi ha scritto: Siamo dispiaciuti per la morte di suo figlio. Ma ora la banca vuole portarmi via la casa con la complicità del governo. Ho fatto due lavori al giorno per tutta
la vita per mantenerla. Quante famiglie soffrono come me? Posso dire solo una cosa: non arrendetevi”.

I giovani del quartiere seguono la manifestazione, raccontano storie di quotidiana miseria in questa città rimasta ai margini della metropoli. La polizia è presente in forze, ma non interviene. La scintilla può accendersi in ogni momento, e il rischio di una rivolta del ghetto è troppo grande. “Fermare gli sfratti è contro la legge – dice un gruppo di donne – ma è legale cacciare la gente dalle proprie case?”.

Lisa, un’attivista di Ows dice: “In quartieri come questo il razzismo è un elemento evidente. Le autorità non si preoccupano dei problemi di questa gente. Ma oggi è un gran giorno, stiamo ridando dignità a East New York. E poi andremo di quartiere in quartiere, dal Bronx a Staten Island”. Fuori da Zuccotti Park, un posto che molti degli abitanti di questo quartiere non hanno mai nemmeno visto, e a contatto diretto con le classi sociali più basse, il movimento acquista forza e si radicalizza.

E’ una vittoria contro il sistema politico e finanziario rappresentato da Wall Street che forse durerà pochi giorni, ma è stata ripresa dalle telecamere di tutte le televisioni nazionali, ed è arrivata in tutti gli Stati Uniti. Il corteo si ferma davanti al n.702 di Vermont Street per un’ultima, clamorosa azione. Kevin Parris apre la porta di una villetta di legno pignorata dalle banche e rimasta vuota per tre anni. Sul tetto viene esposto uno striscione: “Banks steal homes.” Alfredo Carrasquillo, 27 anni, la sua compagna Trisha Glasgow e i loro due figli occupano la casa: “Abbiamo vissuto per molto tempo in una roulotte, e questo è un momento speciale – racconta Alfredo durante un’improvvisata conferenza stampa, mentre in giardino qualcuno sistema un albero di natale – quando il popolo è unito in una lotta, si può ottenere qualsiasi risultato”.

Una squadra organizzata da Ows entra nella casa per pulirla e renderla abitabile. Max Berger, portavoce del movimento dice: “Rimarremo qui questa notte e nei prossimi giorni, fino a quando non riusciremo a far assegnare la casa a questa famiglia”.

Il corteo si trasforma in un block party, con musica e cibo per tutti. L’ultima parola è quella di Alfredo Carrasquillo: “Voglio ringraziare la polizia di New York per non essere intervenuti durante la manifestazione e per averci permesso di occupare questa casa. Spero che non arrivino alle due di notte per cacciarci fuori”.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

crisioccupy everywhereoccupywallstreetUsa

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bambini sfruttati e affumicati nei campi della California

Molto lontano dai campi di Entre Ríos o Santa Fe, i bambini contadini della California lavorano dagli 11 ai 12 anni, sfruttati, mal pagati, in terreni affumicati con pesticidi e con il terrore di essere deportati insieme alle loro famiglie di migranti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina, i coloni attaccano volontari internazionali: feriti tre italiani

Un nuovo attacco dei coloni israeliani ha colpito la comunità di Ein al-Duyuk, vicino a Gerico, nella Cisgiordania occupata.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Drone assassino israeliano massacra due fratellini palestinesi

Fadi Tamer Abu Assi e Juma Tamer Abu Assi, bambini palestinesi di 10 e 12 anni, sono stati ammazzati da un drone israeliano a est di Khan Yunis (sud della Striscia) mentre raccoglievano legna per il padre ferito.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Membro della Knesset: Israele sta “importando la guerra di sterminio” da Gaza alla Cisgiordania

Un membro israeliano della Knesset (Parlamento) ha affermato che Tel Aviv sta “importando” la sua “guerra di sterminio” dalla Striscia di Gaza alla Cisgiordania occupata.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

CONTRO I SIGNORI DELLA GUERRA E PADRONI DELLA CITTÀ, BLOCCHIAMO TUTTO!

Oggi, nell’ambito dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base, come realtà autorganizzate del movimento milanese abbiamo deciso di bloccare l’ingresso principale della sede dirigenziale di ENI S. p. a. di San Donato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Linee gialle e zone verdi: la divisione di fatto di Gaza

Crescono i timori che il nuovo mosaico di zone diverse di Gaza, separate da una Linea Gialla, possa consolidarsi in una partizione permanente del territorio.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Germania è in crisi e vaga nella nebbia

Le ultime notizie dal paese teutonico indicano che la sua crisi economica non si arresta ed entra ormai nel suo quarto anno.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bombardamenti israeliani contro il Libano: 5 morti, tra cui l’Alto comandante di Hezbollah, Haytham Ali Tabatabaei

Beirut-InfoPal. Il ministero della Salute Pubblica libanese ha diffuso il bilancio ufficiale dell’attacco israeliano senza precedenti contro un’area residenziale alla periferia sud di Beirut, domenica 23 novembre: cinque morti e 28 feriti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Verso il 28 novembre: i comitati sardi chiamano alla mobilitazione

Diffondiamo l’appello uscito dalla rete Pratobello24 che invita tutti i comitati che lottano contro la speculazione energetica a unirsi allo sciopero e alla mobilitazione del 28 novembre.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Non ci sarebbe mai stata una fase due, il cessate il fuoco era la strategia

Il cessate il fuoco, come i negoziati, sono diventati un altro campo di battaglia in cui Tel Aviv temporeggia e Washington ne scrive l’esito.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il Segretario di tutte le guerre

a visione che Hegseth porta dentro l’amministrazione Trump è quella di un’America che può tornare «grande» solo riconoscendo la guerra come sua condizione naturale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

NYC: la vittoria di Mamdani

La vittoria del candidato sindaco democratico Mamdani è stata in prima pagina su tutti i giornali nostrani sia ieri che oggi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Continuano le piazze per la Palestina e nella notte nuovo abbordaggio della Flottilla

Ieri, 7 ottobre, in particolare in due città italiane, Torino e Bologna, si sono tenuti appuntamenti per continuare la mobilitazione in solidarietà alla Palestina. Entrambe le piazze sono state vietate dalle rispettive questure in quanto considerate “inopportune”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

I bulldozer di guerra israeliani: finire ciò che la Nakba ha iniziato

Le spedizioni di bulldozer sovvenzionate da Washington stanno consentendo a Tel Aviv di radere al suolo Gaza, rilanciando le tattiche utilizzate durante la Nakba per la Pulizia Etnica della Palestina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

American Primeval

Dell’omicidio di Charlie Kirk e del suo presunto esecutore Tyler Robinson si sta parlando ampiamente.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

America Latina, “la guerra secondaria”

Nel 2025, la competizione globale per i minerali essenziali – terre rare, litio, cobalto – e per le fonti energetiche – petrolio, gas, energie rinnovabili – sta riconfigurando il potere globale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

‘Nessun paradiso senza Gaza’: intervista esclusiva di Palestine Chronicle al rivoluzionario libanese Georges Abdallah

Traduciamo da The Palestine Chronicole questa lucida e approfondita intervista del 13 agosto 2025, a Georges Abdallah.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Georges Ibrahim Abdallah uscirà di prigione il 25 luglio, dopo 41 anni di reclusione

Abbiamo tradotto questo testo apparso su ContreAttaque in seguito alla notizia della decisione di fare uscire dal carcere Georges Ibrahim Abdallah dopo 41 anni di reclusione ingiusta, simbolo della persecuzione e dell’attacco da parte di Stati Uniti e Israele in primis e, di conseguenza della totale complicità di uno Stato europeo come la Francia, nei confronti di un militante anti-imperialista, rivoluzionario marxista libanese.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Raffaele Sciortino – L’imperialismo nell’era Trump. Usa, Cina e le catene del caos globale

Che cos’è l’imperialismo oggi, nell’era di Trump? da Kamo Modena Non è una domanda scontata, né una mera speculazione teorica; al contrario, siamo convinti che sia un nodo fondamentale, tanto per chi vuole comprendere il mondo, quanto per chi mira a trasformarlo – partendo, ancora una volta, da dove si è, da dove si è […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Los Angeles, o la fine dell’assimilazione

“Non è nostro compito inventare strategie che potrebbero permettere al Partito dell’Ordine di respingere il diluvio. Il nostro compito è piuttosto quello di individuare quali compiti necessari ci vengono assegnati giorno per giorno, quali forze di creatività, determinazione e solidarietà vengono chiamate in causa, e quali forme di azione appaiono ora ovvie a tutti.”