Perchè la morte del piccolo Alì non cambierà nulla
Quando sabato scorso i contadini del villaggio palestinese di Qusra si sono avviati con attrezzi e macchinari nei loro campi, ad accoglierli hanno trovato i loro irascibili vicini, i coloni di Ein Kodesh, decisi a bloccarli. Motivo? I terreni coltivati sono adiacenti alla colonia israeliana e la presenza ravvicinata di tanti palestinesi alle recinzioni pone dei “problemi di sicurezza”. Già perchè i coloni israeliani non solo si insediano in un territorio occupato militarmente e vi costruiscono le loro abitazioni in violazione del diritto internazionale ma impongono anche una “zona cuscinetto” intorno all’insediamento, preclusa ai palestinesi. Ad onor del vero i contadini di Qusra ieri non sono neanche arrivati fino alla “zona cuscinetto” ma quelli di Ein Kodesh hanno voluto subito mettere le cose in chiaro. Sono cominciati tafferugli, urla, minacce. Poi il match si è concluso come sempre, con l’Esercito che interviene, “divide” le due parti e costringe i palestinesi a tornare a casa con grande soddisfazione dei coloni. Ecco perchè quella di sabato è stata una giornata come le altre, nonostante il rogo che ha bruciato vivo Ali. E le prossime saranno uguali nonostante lo sdegno internazionale, le condanne di Stati Uniti, Unione europea e Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Venerdì mentre esplodeva in tutta la sua drammaticità umana e politica il caso del rogo di casa Dawabsha, la vice ministra degli esteri Tzipi Hotovely (Likud) era alla colonia di Bet El a fare mea culpa per non essere stata presente il giorno prima alle demolizioni dei due edifici, costruiti illegamente, ordinate dalla Corte Suprema. «Il governo fa di tutto per permettere a questa meravigliosa impresa di continuare», ha assicurato la Hotovely «È facile per il mondo accettare Tel Aviv, perché la sua storia è solo di 100 anni. È invece difficile per il mondo affrontare il fatto che abbiamo una storia che risale alla Bibbia…Intendiamo realizzare il nostro sogno del Grande Israele, dove un ebreo può costruire ovunque ma secondo la legge (israeliana, mica quella internazionale, ndr)». Ed è questo il punto centrale. Buona parte dei ministri del governo Netanyahu vagheggiano, come i coloni più abbagliati dalla fede, che la Cisgiordania e Gerusalemme Est siano parte della biblica terra promessa e che, ancora oggi, appartengano solo a Israele. I palestinesi sono degli intrusi.
Michele Giorgio – Nena News
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