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Redhack contro il Mossad. 35000 nominativi pubblicati on-line

Apparterrebbero ad altrettanti elementi legati al servizio segreto israeliano. Autori del colpaccio la nota crew turca di Redhack e quella di Sector404. All’orizzonte la seconda fase di OpIsrael.

 

 

Nella notte tra sabato e domenica le crew di Sector404 e quella di RedHack – noto gruppo turco di hacktivisti legato al network di Anonymous – hanno pubblicato in rete un corposo file con 35000 identificativi: nomi, cognomi, numeri di telefono, indirizzi di casa e di posta elettronica. Si tratterebbe, stando alle parole degli autori dell’azione, di dati riconducibili ad elementi appartenenti al Mossad. Contemporaneamente il sito ufficiale del servizio segreto israeliano è stato messo off-line da un attacco DDOS. Gli hacktivisti coinvolti nell’accaduto hanno dichiarato in seguito come le due azioni, pur inserendosi nel medesimo contesto, non siano legate da un nesso di consequenzialità. Detta in altro modo i dati in questione potrebbero essere stati sottratti in precedenza da altri server militari israeliani. È difficile pensare infatti che questi si trovassero sul medesimo portale utilizzato dal Mossad per le relazioni pubbliche.

Impossibile verificare l’autenticità delle informazioni in questione. Si tratta di un elenco di 417 pagine, fitto di caratteri ebraici ed identificativi ID, la cui lettura è possibile solo a quanti conoscano i criteri di organizzazione interna dei servizi di TelAviv. Di certo per ora c’è solo il silenzio dietro a cui si sono trincerati i vertici israeliani. L’unica smentita è giunta da Tal Pavel, esperto di sicurezza informatica e professore all’università di Tel Aviv. A suo dire, gli elenchi pubblicati da RedHack e Sector404 non conterrebbero informazioni relative a politici o agenti del Mossad. Al contrario, secondo il docente intervistato dal quotidiano The Times of Israel, si tratterebbe di nomi associati a uomini d’affari, istituzioni educative, sinagoghe ed organizzazioni non governative.

Questa operazione, per quanto clamorosa, non giunge però inaspettata. Il 7 marzo era stata resa pubblica la notizia secondo cui diversi team di hacker avevano cominciato una collaborazione volta a rilanciare l’OpIsrael, che a novembre aveva visto migliaia di hacktivisti colpire lo spazio digitale israeliano, in appoggio alla popolazione palestinese, durante l’offensiva militare contro Gaza. Un documento, pubblicato su Cryptome l’11 Marzo a firma di un ex-membro di LulzSec, fornisce un quadro piuttosto dettagliato del profilo dei partecipanti a questa seconda fase di OpIsrael. Ad essere coinvolti sarebbero sopratutto crew indipendenti di hacker arabi ed iraniani, distribuiti tra Stati Uniti, Europa e Nord Africa (anche se nella lista non mancano elementi direttamente legati ad Hezbollah). Da tale documento emergerebbe inoltre come l’instabile situazione politica in Israele e la forte dipendenza dall’intelligence statunitense, abbia portato i vertici delle divisioni informatiche dell’Israel Defence Force ad optare per un atteggiamento tattico puramente difensivo. Almeno fino a questo momento.

Le ostilità di Anonymous contro Israele sarebbero dovute riprendere il 7 aprile: l’obbiettivo conclamato è quello di cancellare la stella di David dalla mappa di Internet. Qualcosa deve aver fatto affrettare i tempi. Forse l’inconcludente visita di Obama a Gerusalemme appena terminata o gli scambi di artiglieria tra esercito israeliano e forze lealiste siriane avvenute nelle notte di sabato sulle alture del Golan.

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