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Rivolta nelle carceri in diversi paesi

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Riportiamo qui un bollettino con gli ultimi aggiornamenti delle rivolte carcerarie in diversi paesi causa corona virus e la disumanità dei governi dei paesi nei confronti della popolazione carceraria.

In un momento storico come quello che stiamo vivendo martoriato dalla crisi economica e aggravatosi, sempre per i più deboli, da una crisi pandemica causata da un virus, vediamo sempre più i diritti umani calpestati ed a farne le spese peggiori sono i carcerati. Ecco quindi che vediamo in ogni carcere rivolte di massa, rabbia sociale che esplode.

Ecco quindi gli aggiornamenti dalle carceri di cui abbiamo notizie:

 

Dei detenuti della prigione Rémire-Montjoly sono insorti questa mattina [ primo aprile 2020].

Verso le 8.30, all’apertura delle celle, una guardia è stata derubata delle chiavi delle sezioni, i detenuti hanno acceso un fuoco in simbolo di protesta. Sono stati inviati 80 gendarmi, un intero squadrone di brigadieri mobili, gli effettivi della compagnia di Matoury, che si sono riversati nel centro penitenziario appena dietro gli uomini del Groupe d’intervention de la Gendarmerie nationale, nel tentativo di sedare la rivolta. Il GIGN è quest’unità di élite specializzata nella gestione delle crisi. Ci è voluto poco più di un’ora a questi uomini per avanzare fino ai due raggi dove si trovavano i detenuti in rivolta, mentre un elicottero militare sorvolava l’area del carcere. Durante tutta l’ora che è durata l’operazione, non è trapelato nulla, se non il fruscio delle pale, i rumori a singhiozzo dei camion d’intervento e le grida angosciate dei detenuti che arrivavano alle orecchie delle persone riunite all’esterno. Si è dovuto aspettare il bilancio stilato dalle autorità, che è piuttosto positivo. Ci sono stati di certo dei danni materiali, causati soprattutto dall’incendio, ma nessun ferito. La guardia a cui avevano sequestrato le chiavi, dopo essere rimasta per qualche tempo rinchiusa dai prigionieri, è tutt’ora shock ed è quindi stata portata all’ospedale di Caienna, la sua testimonianza sarà preziosa per determinare le cause di questo ammutinamento.

 

 

Nigeria: morti 4 detenuti durante le proteste in carcere

Durante le proteste della settimana scorsa nel carcere di Kaduna, Nigeria, sono morti 4 detenuti (sempre che il numero non sia per ovvi motivi contenuto). Ad ammetterlo lo stesso Stato nigeriano attraverso i media di stato.

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Svizzera

Venerdì 3 aprile, circa 40 detenuti della prigione di Champ-Dollon si sono rifiutati di tornare in cella dopo la passeggiata. Molti giornali hanno ristampato il comunicato dell’Ufficio cantonale di detenzione (OCD) pubblicato la sera. Ci sembra che molte delle informazioni essenziali per la comprensione di questa mobilitazione non siano state comunicate.

Eravamo lì tra le 19:00 e le 22:30, e quello che non appare da nessuna parte sulla stampa è che nonostante fossimo tenuti a grande distanza dai posti di blocco della polizia, le grida, le voci e le richieste dei detenuti ci hanno raggiunto perfettamente. Come può tutto questo venire ignorato da tutta la stampa di Ginevra?

Per ore e ore i detenuti hanno protestato e gridato le loro richieste. Credeteci, non erano solo le voci di 40 persone a risuonare, ma anche quelle degli altri, probabilmente dalle loro celle. Inoltre, non sorprende che il sostegno per coloro che si trovano nel cortile sia stato fatto dalle celle, al contrario … Ciò che sorprende è che l’OCD, ampiamente seguito dai media, sostiene che questo incidente ha coinvolto solo una quarantina di persone.

Il portavoce dell’OCD si vanta del fatto che le visite non sono state annullate. Non annullare i colloqui è semplicemente una questione di logica. Umanità o paura della ribellione? Ricordiamo le rivolte scoppiate nelle carceri Italiani a causa dell’annullamento dei colloqui con i parenti. Solo le autorità penali lo sanno, noi, con quello che sappiamo sulle politiche criminali a Ginevra, abbiamo i nostri dubbi. Le visite sono un elemento essenziale per la dignità e la vita del detenuto (e dei suoi parenti). Sono stati mantenuti nel rispetto delle necessarie condizioni sanitarie, e per questo non abbiamo nulla di cui lamentarci. Ciononostante, i detenuti sono limitati in altri diritti in nome di questo covid-19, e nulla viene messo in atto per facilitare il contatto con il mondo esterno in un momento in cui le persone sono preoccupate per i loro cari. Nel suo comunicato, l’OCD continua a minimizzare le affermazioni dei detenuti sostenendo che il principale motivo di malcontento è il divieto di giocare a calcio. Ma quello che abbiamo sentito dalla maggioranza era molto più vitale, un grande coro rumoroso e compatto intonava la tanto desiderata e sognata Libertà!

 

 

Colombia/Argentina/Libano: ammutinamenti e tentativi di fuga continuano nelle carceri

 

In Colombia, martedì 7 aprile è scoppiato una rivolta nel carcere di Pasto, nella città di San Juan de Pasto. I detenuti hanno manifestato per due ore, appiccando incendi all’interno del complesso carcerario. Unità della polizia nazionale e la squadra antisommossa dell’esercito sono intervenute per sedare la rivolta. I detenuti chiedevano il rispetto dei loro diritti e la possibilità di ricevere visite dai loro parenti. I detenuti hanno anche chiesto il rilascio dei detenuti non pericolosi. All’esterno del carcere, diversi membri della famiglia hanno richiesto un controllo della prigione da parte delle agenzie umanitarie. Lo stesso giorno è scoppiata una rivolta nella prigione di Bouwer (una città della provincia di Cordoba in Argentina). I detenuti hanno chiesto di poter scontare la pena agli arresti domiciliari. Denunciarono il fatto che la prigione non aveva adottato alcuna misura sanitaria per proteggerli dal Coronavirus. La rivolta è stata repressa durante la notte.

 

Lo stesso giorno è scoppiata una rivolta anche nella prigione di Qoubbeh nella città libanese di Tripoli. La rivolta è scoppiata quando le guardie sono intervenute per fermare un tentativo di fuga di un prigioniero che temeva per la sua salute. Le guardie hanno represso la rivolta sparando ai prigionieri con proiettili di gomma, lasciando almeno quattro feriti. I detenuti hanno chiesto l’attuazione della legge di amnistia generale promessa da vari governi negli ultimi anni. Le prigioni in Libano, infatti, operano al doppio della loro capacità. Il giorno prima, le forze di sicurezza avevano scoperto un tunnel lungo diversi metri durante un’operazione nella prigione di Zahle, nella valle orientale della Bekaa. Anche i detenuti, temendo per la loro salute, cercavano di fuggire.

 

 

Repubblica Dominicana: Rivolta nel carcere di La Victoria

Giovedì 9 aprile è scoppiata una rivolta nel carcere La Victoria di Santo Domingo. I prigionieri hanno tentato di aprire una porta con la forza prima di essere respinti dalle guardie che sparavano bombolette di gas lacrimogeni. I detenuti si sono ribellati, accusando le autorità di aver nascosto casi di infezione da Coronavirus e di morte tra i detenuti. Denunciano anche le menzogne delle autorità che affermano che si stanno prendendo misure per rispettare la distanza sociale tra i prigionieri mentre sono ammassati.

 

 

Grecia: Rivolta in una prigione di Tebe dopo la morte di un prigioniero

Oggi 10 aprile 2020 è scoppiata una ribellione nel carcere di Eleonas a Tebe dopo la morte di una donna di 35 anni che aveva tutti i sintomi del Coronavirus. La ribellione è iniziata nell’ala C del carcere e si è ora diffusa in tutto il carcere, mentre le forze di polizia sono presenti in gran numero all’esterno. Secondo i detenuti, non è stato ancora fatto nulla per prepararsi alla pandemia, nonostante le promesse di alleviare le prigioni sovraffollate. Essi sostengono che gli ospedali non accettano pazienti dalle carceri e che non ci sono medici a Tebe. Infine, si lamentano del fatto che le persone vulnerabili non sono state rilasciate. A loro avviso, mantenere tale situazione equivale a condannarli a morte. La prigione di Tebe è il carcere dove è rinchiusa Pola Roupa, militante del gruppo anarchico armato “Lotta rivoluzionaria”. Vi era stata trasferita con la forza a causa del suo ruolo nell’organizzazione delle rivolte dei prigionieri nel carcere di Korydallos, anche per quanto riguarda il Coronavirus.

 

 

Le carceri di tutto il mondo stanno esplodendo, sovraffollamenti, mancanza di diritti fondamentali hanno scatenato la rabbia di tutti e tutte i/le detenuti e detenute, a esasperare il tutto ci ha pensato un nemico invisibile quale il Coronavirus, portando ulteriori restrizioni a chi passa i suoi giorni dietro le sbarre.

Le richieste sono sempre le stesse in tutte le carceri, detenuti e detenute chiedono, per chi ha reati meno gravi o per i detenuti in regime cautelare, la possibilità di scontare in regime detentivo domiciliare, una richiesta più che legittima e che porterebbe quindi ad un elevato svuotamento delle carceri, avendo così la possibilità di mantenere un distanziamento tra detenuti consono alle misure adottate con l’epidemia in corso, mentre per chi resta a regime detentivo carcerario richiedono l’applicazione di strumenti atti alla protezione individuale, quali mascherine e guantini.

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