Rojava: ISIS spazzato via da Hasaka, nel cantone di Afrin è scontro YPG-Nusra
La città di Hasaka/Hesiçe, capoluogo del governatorato siriano di Jazira, è il più grande centro urbano caduto nelle mani delle YPG e delle YJA dalla presa di Tel Abyad lo scorso giugno e l’ennesimo colpo ad un ISIS sempre più in difficoltà: tanto ingigantito in un’ubiquità mediatica sull’onda dei recenti sviluppi in Afghanistan, quanto fiaccato sul campo del Rojava dalle proprie fallite contro-offensive e dalle ripetute sconfitte patite dalla liberazione di Kobane in avanti. Indebolite anche le residue posizioni del regime baathista siriano nella città: equamente prese di mira dall’offensiva salafita, e ormai ridotte a pochi isolati del centro dell’abitato.
Nelle scorse ore si sono anche aperte le ostilità nel cantone curdo di Afrin, isolato dal resto dei territori liberati ma finora risparmiato dai combattimenti. Unità di Jabhat Al-Nusra (Fronte di Difesa), formazione qaedista anti-Assad attiva nelle regioni di Idlib ed Aleppo (e in passato salita alla ribalta mediatica per organizzazione e ferocia, prima di essere soppiantata dall’ISIS) hanno attaccato il cantone da sud presso la città di Cindires e da est avanzando sul villaggio di Maryamayn. Nel primo scenario, secondo fonti locali citate dall’agenzia stampa ANHA, il loro transito ed approvvigionamento logistico e militare sarebbe stato facilitato dalla Turchia tramite il valico di Atme.
Un’ulteriore riprova del tentativo erdoganiano di protrarre la propria ingerenza nel conflitto siriano, puntando anche su altri referenti dopo l’indebolimento dell’ISIS. Ipotesi rafforzata dal consolidamento di Nusra nelle zone della frontiera nord-occidentale siriana. Una strategia che però comporta il notevole azzardo per il sultano di Ankara di incrinare l’accondiscendenza della NATO verso le proprie scorribande: nei giorni scorsi si sono segnalate sparatorie ed arresti condotti da Nusra nei confronti di altre formazioni dell’opposizione anti-Assad, come la cosiddetta “Brigata 30”, legate agli Stati Uniti – i quali hanno risposto bombardando le posizioni qaediste.
Ora il prossimo obiettivo delle YPG potrebbe essere la diga di Tishrin, la grande infrastruttura idraulica che rifornisce di acqua ed elettricità la sottostante valle dell’Eufrate, fino alla capitale dell’ISIS di Raqqa ed oltre. Ma anche il primo punto di passaggio del fiume a sud della “zona cuscinetto” individuata dallo stato maggiore di Erdogan tra Kobane ed Afrin: per bloccare la progressione delle YPG verso ovest e continuare a riversare quantità di armi e fanatici miliziani nella martoriata mezzaluna fertile. Uno sviluppo che porrebbe la sfida dell’inclusione nel progetto rivoluzionario del Rojava delle popolazioni di etnia araba della zona (in parte già aggregatesi a fianco delle YPG nelle formazioni del Burkan Al Firat) – e allo stesso tempo un ulteriore innalzamento della posta in gioco nella regione e non solo.
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