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Salone del Libro: come è fatta la vera censura

Riprendiamo il comunicato del Coordinamento cittadino Torino per Gaza su quanto accaduto ieri al Salone del Libro.

Dall’inizio dell’aggressione di israele nella Striscia di Gaza, abbiamo iniziato a mobilitarci per chiedere al nostro governo di bloccare qualsiasi tipo di collaborazione e sostegno al regime sionista che continua a portare avanti le sue atrocità nei confronti della popolazione palestinese.

In più, nonstante la nostra richiesta del 13 dicembre 2023 alle istituzioni locali, la Regione non ha ancora dato disponibilità ad accogliere le famiglie di Gaza che hanno raggiunto l’Italia tramite i corridoi sanitari.

Lunedì scorso, dopo l’inizio dell’operazione militare e i bombardamenti a Rafah, dove hanno cercato rifugio circa 1.5 milioni di palestinesi, sfollati dalle loro case da diverse parti della Striscia di Gaza, è diventato ancora più urgente mobilitarsi per chiedere all’Italia un embargo militare immediato e definitivo.
Il Coordinamento cittadino Torino per Gaza ha indetto un presidio fuori al Salone del Libro, un luogo del sapere dove sono presenti tantissim* che lavorano nell’ambito dell’informazione, giornalist* e intelletuali, per chiedere di:

• testimoniare e denunciare la morte della cultura e della conoscenza storica;
• denunciare la narrazione italiana/occidentale sottomessa alla propaganda israeliana, a supporto di uno stato che viola sistematicamente i diritti umani del popolo palestinese e il diritto internazionale;
• denunciare la complicità del governo italiano in questo genocidio, essendo il terzo fornitore al mondo di armi ad israele.

In centinaia oggi (ieri ndr) eravamo fuori al Salone del Libro, un evento culturale internazionale, che non si è fatto portavoce della drammaticità di quello che sta accadendo in Palestina.


I fatti:

è stato chiesto ad un responsabile del Salone del Libro di far entrare una delegazione del Coordinamento per poter dialogare con gli organizzatori dell’evento e chiedere di portare degli interventi che parlassero della distruzione della cultura a Gaza.
A questa richiesta è seguita una lunga attesa senza alcun esito; portando così ad un innalzamento di tensione tra i manifestanti che sono stati censurati senza avere nessuna possibilità di sentirsi rappresentati nella loro lotta per la giustizia e il rispetto dei diritti internazionali.

A seguito di questa censura, molti lavoratori e lavoratrici del Salone hanno deciso di chiudere abbandonare i propri stand in solidarità con la Palestina, cercando di raggiungere il nostro presidio. Quest* lavorator*, accompagnati dal loro rappresentante sindacale, insieme agli artisti che hanno deciso di schierarsi e di prendere parola, sono stati bloccati dalle Forze dell’Ordine. Il blocco, durato per circa un paio di ore, ha impedito anche a tantissim frequentator* del Salone di unirsi al presidio, le persone, hanno dovuto ascoltare gli interventi divisi dai cordoni di polizia.

Dopo una mediazione tenuta con i rappresentanti delle Forze dell’ordine e alcuni responsabili del Salone, il gruppo solidale di artisti e di personaggi pubblici (tra cui Zerocalcare, il Duka e Christian Raimo) è riuscito a raggiungerci criticando la censura subita dai manifestanti e parlando, con amarezza, della legittimità della protesta in “uno spazio che parla di cultura e di attualità e che chiude gli occhi e lascia fuori la storia con la S maiuscola”.

Successivamente, una delegazione del Coordinamento cittadino ha tenuto una conferenza stampa improvvisata nella parte antistante l’edificio, esponendo gli obbiettivi della protesta e denunciando la presenza all’interno del
Salone di figure istituzionali e rappresentanti MAECI, che supportano la collaborazione bellica con israele.
Verso le 18.30 il presidio è stato sciolto.


Coordinamento cittadino Torino per Gaza
Torino, 11.5.2024

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