Shell Must Fall
A maggio di ogni anno, gli azionisti ed il consiglio di amministrazione della multinazionale Royal Dutch Shell si incontrano all’assemblea degli azionisti di Scheveningen (L’Aia, Paesi Bassi).
Tale assemblea è lo spazio in cui la società adempie i suoi doveri legali: approva l’agenda annuale e discute i piani per l’anno successivo; in altre parole, la condanna ad un altro anno di loschi affari, distruttivi per l’ambiente e repressivi per le persone, per mano del gigante petrolifero, in Olanda come oltreoceano. È il caso della Nigeria, dove dagli anni ’90 Shell, con la complicità delle autorità locali, viola i diritti umani del popolo ogoni e reprime violentemente chiunque si opponga alla sua foga estrattivista e capitalista. Shell è direttamente coinvolta nelle uccisioni, negli stupri e nelle torture di cui si è reso responsabile il governo nigeriano nel tentativo di reprimere le proteste. Lo stato olandese, a sua volta, connivente.
Nell’Olanda del COVID-19 tutte le attività sono aperte, i centri commerciali pieni; alle/ai militanti di Shell Must Fall, però, è stata vietata all’ultimo minuto una manifestazione autorizzata volta a contestare il meeting annuale della compagnia petrolifera. Le/i manifestanti, divisi in presidi da 30 persone sparpagliati per tutte L’Aia e varie altre città del nord Europa, hanno comunque fatto sentire la loro voce, ricevendo come risposta la violenza della polizia.
Su Shell, giustizia climatica e sulle azioni in Olanda, una chiacchierata con Nina:
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