Spagna post-voto verso le larghe intese? Avanzano indipendentisti e regionalisti
Con la quarta elezione in 4 anni si è consumato ieri in Spagna l’ennesimo capitolo di uno psicodramma istituzionale che ricorda quello della Brexit.
Il principale sconfitto della tornata è il PSOE, partito del primo ministro socialdemocratico Pedro Sanchez: perde quasi 800.000 voti rispetto alle elezioni dello scorso Aprile e, nonostante la maggioranza relativa, è lontanissimo dalla soglia dei 176 seggi necessari per quella assoluta.
Fallisce la scommessa di Sanchez di imporsi come nuovo baricentro del sistema politico nazionale cercando nuovi voti tra l’elettorato alla sua destra (catastrofico il risultato della formazione liberale Ciudadanos a cui guardavano anche Macron e Renzi); ma paga pegno in termini di consensi anche la subalternità di Podemos – avviatosi, pur di strappare invano un accordo col PSOE, su una china affatto simile a quella del M5S italiano.
Il partito di Iglesias (anche, ma non solo, con la scissione della sua componente localista e verde Mas Pais) si è ritrovato infatti ininfluente ai fini della formazione di una maggioranza parlamentare e sempre più in crisi davanti all’approfondirsi della faglia centrifuga e regionalista che pervade lo stato spagnolo. In particolare nel contesto catalano, dove la sua componente locale e l’alleata Ada Colau si trovano stritolate nello scontro tra l’istanza indipendentista (che avanza grazie alla chiamata al voto dallo Tsunami Democratic ed all’exploit della CUP anticapitalista) e quella spagnolista (a cui si è aggiunta l’ultradestra di Vox, in crescita qui anche senza arrivare ai picchi del resto del paese).
Trainata dalle imponenti mobilitazioni catalane, è proprio la questione indipendentista e regionalista il convitato di pietra di tutte le analisi politiche delle ultime ore. Quasi raddoppiati attraverso le due elezioni di quest’anno, i seggi espressi dalle formazioni trasversali che vi si richiamano sarebbero complessivamente la quarta forza parlamentare del paese – contribuendo alla crescente frammentazione di un sistema rappresentativo per tre decadi e fino a pochi anni fa appannaggio dei soli PSOE e PP.
E’ proprio tra questi partiti (con un PP spinto verso il centro da Vox) e con il possibile apporto di Ciudadanos che sembra orientarsi nelle ultime ore l’ipotesi di un governo di larghe intese, l’unico in grado di esprimere una maggioranza parlamentare. Con una crisi politica comunque non rimandata dal momento elettorale: migliaia di catalani stanno convergendo in queste ore alla frontiera con la Francia, con l’intento di bloccarla e imporre sia allo stato spagnolo che all’Unione Europea un’istanza di democrazia sempre più radicale.
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