STOP TTIP: 7 maggio manifestazione nazionale a Roma
La motivazione sta nel fatto che gli Stati Uniti e l’Unione Europea vogliono concludere l’accordo assolutamente prima della fine del mandato alla Casa Bianca di Obama. Questo termine, a ragione, eviterebbe una nuova perdita di tempo di almeno 6 mesi, vista l’impossibilità di porre alcuna firma ad alcun trattato da parte del presidente uscente.
Se da un lato le assemblee e i momenti d’informazione stanno riuscendo a creare una consapevolezza del problema, dall’altra gli stessi comitati hanno lanciato una petizione online.
In questo caso l’obiettivo è una raccolta territoriale, la quale porterebbe ogni cittadino a sottoscrivere un appello al proprio comune di residenza, in modo tale da mettere di fronte l’amministrazione a un’eventuale presa di posizione di fronte al TTIP; una precedente raccolta aveva portato il raggiungimento di 3 milioni di adesioni da parte di tutta Europa, consegnate nell’autunno del 2015 alla Commissione Europea.
Anche gli organizzatori sanno che la portata degli interessi che ruotano attorno al Trattato di libero scambio sono talmente importanti che non saranno le sole firme a bloccare l’accordo.
E ci auguriamo che la manifestazione del 7 Maggio parta proprio da questa base. Un importante passaggio vedrà il 2016 come l’anno della messa a punto per una nuova base di commercializzazione tra Europa e Stati Uniti. Questo trattato toccherà temi come il lavoro, la scuola, la sanita, il cibo, servizi pubblici e privati in genere, ecc. ecc. L’ azzeramento del TTIP mediante l’eliminazione di lacci e lacciuoli invisi al mercato globale 3.0. Questi accordi riformano anche il servizio pubblico, in quanto pone come punti di base che: 1) non è servizio pubblico, quello la cui erogazione può essere effettuata anche da soggetti diversi dall’autorità di governo; 2) non è servizio pubblico, quello per la cui erogazione è previsto un corrispettivo economico, anche una tantum.
Cosa ancora più incredibile è che questo trattato prevede un accordo di arbitrarato, che insitamente è un meccanismo di protezione a favore delle multinazionali, si dice che un’impresa può portare a processo lo stato perché vede lesi i propri interessi (passati presenti e futuri) da un’eventuale decisione assunta liberamente, ad esempio a livello di trattativa sindacale o per via parlamentare. In questo modo le multinazionali possono intentare cause contro gli stessi stati da una parte e dall’altra dell’oceano, e queste cause non vedranno le aule dei tribunali, che hanno delle proprie e indipendenti leggi da applicare, con tutti i limiti e criticità che già di per sé hanno, ma si dovrà rispondere ad una non ben definita Commissione o Consiglio, ancora non si sa nemmeno il nome.
Dentro la quale, in virtù delle sole regole del TTIP, le parti dovranno aprire un tavolo di negoziato per arrivare a una conciliazione. Viceversa, qualora uno Stato avesse l’intenzione di introdurre un qualsiasi processo normativo che in qualche modo potrà influenzare il mercato globale, egli dovrà prima chiedere il permesso a questa Commissione e preoccuparsi che questa sua eventuale introduzione non leda gli interessi, ad esempio della multinazionale Monsanto, la quale dalla sua potrebbe subire delle perdite qualora lo stato vorrebbe normare e magari vietare sul proprio suolo la commercializzazione di eventuali alimenti OGM. Se così fosse la multinazionale, potrà fare causa allo stato e vincerla proprio perché vige la regola madre che è la seguente: l’assoluta armonizzazione dei regolamenti e la regolamentazione degli accordi solo all’interno di questa Commissione o Consiglio nel più totale segreto commerciale. Svuotando di fatto, e in modo del tutto definitivo, qualsiasi autorità comunale, regionale e nazionale.
Rendere più fluido il mercato tra le due sponde, schiacciando di fatto qualsiasi potere decisionale da parte di qualsiasi stato, effetti che non faranno altro che stravolgere ancora di più quello stato precario al qual fino ad oggi ci hanno abituati a sopportare. Una sopportazione che nei fatti non abbiamo mai avuto e che mai avremo. Forse la lotta contro il TTIP potrà aprire una nuova mobilitazione in stile Anti G8?
In ogni caso un’importante mobilitazione contro questo Trattato della fame e della miseria globalizzata è stata lanciata per il 6 Maggio a Roma.
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