Sui fatti di Warwick, UK
A pochi minuti dall’inizio dell’assemblea, i poliziotti hanno fatto irruzione e sgomberato gli studenti a colpi di taser e gas lacrimogeni CS. Benché l’università inglese non sia nuova all’intervento dei poliziotti nei campus universitari (di cui la campagna nazionale #copsoffcampus iniziata già nel 2013), questo episodio ha suscitato particolare indignazione, rinvigorendo le proteste di FreeEducation e contro la repressione in tutte le università del Regno Unito, e ponendo nuovi interrogativi sulle prospettive e pratiche di movimento.
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Le immagini di pepper spray e Taser usati all’interno di un campus universitario sono state scioccanti, ma se il nuovo movimento degli studenti si impunta su questo può prevedere di più di quanto non sia successo finora.
“Che cazzo sta succedendo”, ha gridato una donna lontana un paio di metri da me mentre si premeva una mano sulla bocca e l’altra tentava di tenere la telecamera puntata sulla polizia. In pochi secondi, una generosa spruzzata di gas CS è stata scaricata su un gruppo che stava filmando coi propri smartphone, provando a catturare qualche significato di quel caos.
Se non sei mai stato irrorato di gas CS, non vuoi esserlo. Brucia gli occhi, rendendo la vittima temporaneamente cieca. Oltretutto, rimane nell’aria come una nuvola spessa da cui non puoi sfuggire. Colpisce il retro della gola, strozzandoti e dandoti quel tipo di nausea che ti aspetteresti impasticcandoti dopo una sbronza.
Il sit in alla Warwick University del 3 dicembre era un evento relativamente tranquillo. Dopo una manifestazione gelata, ci siamo fatti strada dentro un’area amministrativa per tenere un seminario improvvisato e discutere la possibilità di un’educazione gratuita e il futuro della comunità universitaria. Attenti a non disturbare le vicine aree studio, gli studenti parlavano abbastanza forte da sentirsi l’un l’altro, ma abbastanza piano da non interrompere nessuna lezione. Rispetto a come vanno le azioni dirette degli studenti, si potrebbe dire che fosse una cosa “modesta”.
Quando abbiamo scorto le luci blu attraverso le porte a vetri, la gente all’inizio era confusa, prima che la sicurezza informasse uno studente che la polizia si trovava lì per un incidente non collegato alla manifestazione. Quindi nel momento in cui la polizia è entrata senza dire una parola e ha spinto la gente sul pavimento, è scattato il panico. Molti sono stati fisicamente sbattuti a terra. Ad altri sono stati tirati i capelli. I cellulari dotati di fotocamera sono stati calpestati. Il taser è stato sparato per intontire i presenti. Uno studente che è stato particolarmente preso di mira con lo spray dopo è dovuto andare al pronto soccorso.
Quindi che cazzo sta succedendo? Gli eventi di Warwick sono stati accolti con una risposta scioccata, ma temo che se il nuovo movimento studentesco continua a crescere si dovrà preparare ad affrontare più eventi simili. Mentre una successiva manifestazione #copsoffcampus nel campus di Warwick ha attirato tra le 500 e le 1000 persone e si è contraddistinto per un approccio “a mani abbassate” da parte della polizia, possiamo prevedere che nel futuro ci saranno molti più poliziotti dentro i campus.
La ragione è presto detta: il mercato e la violenza vanno di pari passo, mano nella mano. Come ha giustamente sottolineato David Graeber in una intervista per Novara, “nel tempo in cui le università erano considerato istituzioni autonome che si occupavano di conoscenza e apprendimento, era condiviso che i poliziotti non si presentassero nei campus – questi non sono i luoghi dove avremmo risolto le nostre dispute usando la violenza”. Mentre poche università sarebbero disponibili ad ammettere di essere più interessate ai profitti che alla conoscenza, un fatturato di 27 miliardi di sterline e la legge “anti-terrorismo” che propone di espellere controversi oratori universitari sembrerebbe raccontare una storia diversa.
Il raffazzonato tentativo di aprire un mercato libero dell’educazione universitaria progettata dal precedente ministro e fedele neoliberale David Willetts pertanto necessita che le voci di dissenso siano o impacchettate come “un punto vendita esclusivo (cough, Sussex) o spazzato via completamente per quanto possibile (cough cough, Birmingham). In università come Warwick, che era notoriamente attaccata nel libro di E.P. Thompson “Warwick University Ltd” per aver abbracciato “scopi commerciali” a spese di studenti e staff, dovrebbe essere tristemente poco sorprendente che si opti per l’opzione nucleare.
Il nuovo movimento studentesco è caratterizzato dalla sua attenzione attiva sull’educazione libera. “Free” dunque non solo nel senso di essere contrari alle tasse di iscrizione, ma anche nell’immaginare un nuovo modo di fare educazione: spezzare le vecchie barriere elitiste, battersi contro lo schiacciante “white curriculum” e rivendicare il concetto di educazione come un bene sociale. Queste erano precisamente le istanze che si stavano discutendo a Warwick pochi istanti prima che la polizia irrompesse nel posto, e sono le questione con cui il movimento free education continuerà ad esercitare pressioni sui rettori.
Ma non è solo una questione di manager individuali o università come Warwick, ma di mentalità del settore nel suo complesso. Il Russell Group, di cui fanno parte 24 università leader nella ricerca, ha fatto retromarcia sulle tasse a 16mila sterline per qualche tempo. Nel frattempo Universities UK, la auto-investita “voce” delle istituzioni universitarie a livello nazionale, ha difeso la commercializzazione dell’educazione, guadagnano “una laurea in bullshit (cazzate)” all’inizio di quest’anno.
Se la lotta per l’educazione libera sarà vinta, avverrà ad un prezzo. Il nuovo movimento studentesco si oppone alla logica prevalente nel settore universitario. Se gli studenti iniziano a mobilitarsi contro i soggetti al potere più frequentemente, possono aspettarsi una risposta accompagnata da violenti tentativi di reprimere il dissento per proteggere il profitto, ma sotto le spoglie dell’ordine pubblico. La manifestazione di pochi giorni fa #copsoffcampus non è stata la prima, e posso scommetterci una serata con un poliziotto armato di taser che non sarà l’ultima.
Craig McVegas per Novara Media
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