InfoAut
Immagine di copertina per il post

Taiwan tra Usa e Cina

||||

Sale la tensione intorno all’isola di Taiwan.

Com’è noto, la speaker della camera statunitense Nancy Pelosi è sbarcata nella sera italiana di martedi sull’isola più contesa del momento. Il Partito-Stato cinese accusa gli Stati Uniti di violare e minacciare la politica de “unica Cina”, e convoca l’ambasciatore americano a Pechino.

La Pelosi, scortata da un nutrito contingente della quinta flotta del pacifico, viene accolta trionfalmente. Ad un pubblico non esperto di politica internazionale, la semplice visita diplomatica di un’alta carica politica usa su Taiwan potrebbe sembrare fatto di poco conto. Tuttavia, tale specifica missione non avveniva da 25 anni, quando i rapporti di forza tra Stati Uniti e Cina erano ben diversi. Il colloquio telefonico tra Biden e Xi Jinping  di qualche giorno fa non è riuscito ad scongiurare il confronto. La flotta Usa circonda letteralmente Taiwan. L’esercito cinese, il più numeroso al mondo, avvia esercitazioni multiple nel Fujian, regione antistante l’isola. Per quanto la trappola di Tucidide sembri ancora lontana dall’innesco, la tensione non è mai stata cosi alta.

E’ evidente ancora una volta il tentativo degli USA di accellerare i processi di destabilizzazione intenazionale utilizzando i punti di frizione a sua disposizione.

Sotto ripubblichiamo, un’intervista di qualche mese fa, fatta dal giornalista del Manifesto, Lorenzo Lamperti, ad un rappresentante del DPP (democratic progressive Party) Partito al potere sull’isola di Taiwan sotto la guida della leader Tsai Ing-Wen.

Pelosi a Taiwan: la visita vista dalla primissima linea delle Matsu

Parla Lii Wen, rappresentante del Dpp, il partito della presidente taiwanese Tsai Ing-wen, nelle isole Matsu. Così viene osservata la situazione da chi sta a una decina di chilometri dalle coste del Fujian 

TAIPEI – Dalle Matsu la sagoma del Fujian cinese si vede nitidamente. Insieme a Kinmen, queste isole sono la manifestazione più concreta della Repubblica di Cina, quella fondata da Chiang Kai-shek e che è ancora oggi il nome ufficiale di Taiwan. Proprio l’arcipelago delle Matsu (dove ad aprile chi scrive ha realizzato un reportage per Internazionale), già bersaglio dei bombardamenti di Mao Zedong negli anni ’50 e ’60, potrebbe diventare secondo diversi analisti il primo obiettivo militare di Pechino nel caso la probabile visita di Nancy Pelosi a Taipei dia il via a un’escalation. Nei giorni scorsi, l’esercito taiwanese ha dovuto sparare dei razzi per allontanare un drone armato in avvicinamento all’isola di Dongyin, la più vicina al territorio della Repubblica Popolare e sede di un sito missilistico. Lii Wen è il rappresentante locale del DPP, il partito della presidente taiwanese Tsai Ing-wen. L’ho intervistato per capire come le tensioni di questi giorni sono seguite da chi sta non in prima, ma in primissima linea.

Crede che la possibile visita di Nancy Pelosi possa causare più benefici o più rischi a Taiwan?

Taiwan accoglie ogni anno innumerevoli delegazioni congressuali straniere. La Cina esprime estrema insoddisfazione per tutte, a volte con un linguaggio molto aggressivo. Sarebbe poco pratico lasciare che sia la Cina a decidere quali visite possono venire o meno, dal momento che la Cina non rilascia i visti per i visitatori che vengono a Taiwan. La maggior parte della popolazione di Taiwan è consapevole della minaccia a lungo termine dell’esercito cinese, ma ritiene anche che non ci sia una minaccia immediata. Siamo sempre all’erta ma non ci facciamo prendere dal panico per quanto si discute sui media o dalle minacce verbali, che esistono da decenni.

Quale ritiene possa essere la reazione di Pechino?

Al momento, la Cina non si è impegnata in movimenti di truppe su larga scala ed è improbabile che si impegni in azioni troppo rischiose prima del XX Congresso del Partito comunista. Proprio come il mondo ha visto la Russia radunare truppe per quasi un anno prima di attaccare l’Ucraina, un accumulo di truppe cinesi lungo la costa sarebbe facilmente visibile attraverso le immagini satellitari, portando a discussioni globali sotto i riflettori dei media.

Non crede che un’invasione nel breve termine sia un’opzione?

La Cina non ha le truppe pronte per lanciare immediatamente un’invasione contro Taiwan. Un’invasione anfibia di Taiwan è una campagna talmente vasta e complessa che richiederebbe diversi mesi di preparazione. Quindi no, la Cina non coglierà di sorpresa il mondo lanciando un attacco durante la visita di Pelosi. E non lancerà un attacco militare contro un leader politico straniero, nonostante abbia espresso insoddisfazione.

Negli ultimi giorni è stato avvistato un drone nei pressi delle isole Matsu e diversi analisti ipotizzano che Pechino possa pianificare la conquista di Matsu, Kinmen o Penghu come primo passo di un’invasione. Dalle Matsu percepite qualche segnale che lo faccia credere?

A Matsu notiamo l’aumento delle discussioni internazionali, ma la nostra valutazione della situazione si basa su osservazioni concrete, come la presenza di movimenti di truppe, di scorte di razioni, di movimenti di navi, di discussioni con amici e familiari che vivono in Cina… Nessuno di questi eventi reali si è verificato, nessuno dei segnali che indicano un rafforzamento militare su larga scala ha ancora avuto luogo.

Nel caso Pechino opti, anche in futuro, per l’azione militare è credibile pensare a uno “stress test” sulle isole minori come Matsu o Kinmen?

Un blocco navale o un attacco parziale alle isole offshore di Taiwan non è molto probabile, perché è contrario all’obiettivo della Cina di conquistare rapidamente Taiwan. Un blocco prolungato darebbe a Taiwan più tempo per prepararsi e aumenterebbe il rischio di un intervento straniero. Un blocco lascerebbe le navi cinesi vulnerabili ai missili antinave. Le isole, pur essendo di piccole dimensioni, sono pesantemente fortificate con tunnel e bunker, e possono creare consumare preziose risorse anfibie per le forze cinesi. Attaccare le isole non fornirebbe alla Cina alcun vantaggio significativo per il suo obiettivo principale che è quello di conquistare Taiwan. È più probabile che, se e quando la Cina si preparerà a un’invasione su larga scala, potrebbe attaccare le isole offshore contemporaneamente all’isola principale di Taiwan. Ma ritengo improbabile che le isole vengano attaccate da sole.

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

cinaTAIWANUsa

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Li hanno uccisi senza che muovessero un muscolo”: Esecuzioni sommarie, fame e sfollamenti forzati da parte dell’esercito israeliano nel Nord di Gaza

La squadra sul campo dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo ha documentato strazianti episodi di uccisioni sommarie ed esecuzioni extragiudiziali di civili da parte di soldati israeliani, eseguite senza alcuna giustificazione. Fonte: English version Dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani – 17 novembre 2024Immagine di copertina: Il fumo si alza da un edificio residenziale dopo un attacco israeliano a Beit […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Nuova Zelanda: migliaia di indigeni Maori assediano il Parlamento

Dopo poco più di una settimana, la marcia lanciata dal popolo Maori in difesa dei propri diritti è arrivata a Wellington.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Basta armi a Israele: manifestazione regionale a Torino

Nella giornata di sabato 5000 persone provenienti da tutto il Piemonte si sono radunate a Torino per dare vita ad un ricco e partecipato corteo regionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Libano: la Francia (forse) libererà Georges Abdallah, militante comunista incarcerato dal 1987

Originario di Kobayat, nel nord del Libano, militante del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina prima e tra i fondatori delle Fazioni Armate Rivoluzionarie Libanesi dopo l’invasione israeliana del Libano

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Occupata la Leonardo spa dall’Intifada Studentesca a Torino

Ieri come Intifada studentesca abbiamo occupato la sede della Leonardo Spa! In 50 siamo entratə all’interno dello stabilimento mentre altre 50 persone bloccavano l’ingresso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La coreografia pro-Palestina degli ultras del PSG è diventata un vero e proprio caso politico

Riprendiamo l’articolo di Calcio e Rivoluzione, che mette in luce il caso politico nato intorno alla coreografia pro-Palestina messa in scena dagli ultras del PSG durante una partita di Champions League. Questo episodio ha scatenato reazioni accese da parte delle autorità francesi e aperto un dibattito sul rapporto tra politica e sport, evidenziando come certi […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Netanyahu si nasconde in un bunker sotterraneo per paura degli attacchi dei droni

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe lavorato da una “camera blindata sotterranea” per paura di subire attacchi drone di rappresaglia da parte dei movimenti di resistenza regionali.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La vergognosa narrazione occidentale mostra nuovamente il significato di informazione di guerra

Venerdì 9 novembre i militari dell’IDF (ricordiamo che in Israele è presente la leva obbligatoria) e tifosi del Macabi Tel Aviv hanno strappato e bruciato bandiere palestinesi dai balconi olandesi, insultato e aggredito persone e giornalisti, inneggiato alla morte degli arabi e dei bambini palestinesi per ore nel centro cittadino e fischiato il minuto di silenzio ai morti di Valencia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Amerika Trump again

Fin dalle prime ore dall’inizio dello spoglio, la vittoria elettorale di Trump si stagliava netta, ben oltre le previsioni di chi scommetteva sulla sua rielezione, macinando stato in bilico dopo stato in bilico, mentre Fox News si sbilanciava a dichiarare la vittoria in anticipo su tutte le testate nazionali del mainstream media a stelle e strisce. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Basta armi a Israele! Contro l’Occidente genocida, colonizzatore e guerrafondaio! Resistenza fino alla vittoria!

Di seguito pubblichiamo l’appello per la manifestazione regionale di sabato 16 novembre che si terrà a Torino.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il coltello alla gola – Inflazione e lotta di classe

Con l’obiettivo di provare a fare un po’ di chiarezza abbiamo tradotto questo ottimo articolo del 2022 di Phil A. Neel, geografo comunista ed autore del libro “Hinterland. America’s New Landscape of Class and Conflict”, una delle opere che più lucidamente ha analizzato il contesto in cui è maturato il trumpismo, di cui purtroppo tutt’ora manca una traduzione in italiano.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Strike in USA. Sulla conflittualità sindacale negli Stati Uniti.

Abbiamo parlato con Vincenzo Maccarrone, corrispondente del Manifesto, dell’aumento della conflittualità sindacale negli Stati Uniti

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Attivisti ebrei contro il genocidio bloccano la borsa di New York

Lunedì 14 ottobre, un gruppo di attivisti del collettivo “Jewish Voices for Peace” ha preso d’assalto la Borsa di New York per chiedere la fine dei crimini commessi da Israele e il blocco delle forniture di armi allo Stato coloniale.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Portuali in sciopero negli USA

Negli Stati Uniti è in corso uno dei più grossi scioperi dei lavoratori portuali della costa est dagli anni 70.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

USA: sciopero all’azienda Boeing

Lo sciopero alla Boeing, grande azienda statunitense che produce aerei civili e militari, ha coinvolto moltissimi lavoratori nell’area di Seattle che hanno aderito allo sciopero a seguito di una negoziazione sindacale che ha disatteso diversi obiettivi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Dall’Italia a Israele passando per gli USA, le armi di Leonardo consegnate a Tel Aviv

Quanto ha fatturato Leonardo S.p.A. con i cannoni utilizzati dalle unità della Marina militare israeliana per bombardare ininterrottamente dal 7 ottobre 2023 Gaza e il suo porto?

Immagine di copertina per il post
Culture

Hillbilly highway

J.D. Vance, Elegia americana, Garzanti, Milano 2024 (prima edizione italiana 2017). di Sandro Moiso, da Carmilla «Nonna, Dio ci ama?» Lei ha abbassato la testa, mi ha abbracciato e si è messa a piangere. (J.D. Vance – Elegia americana) Qualsiasi cosa si pensi del candidato vicepresidente repubblicano, è cosa certa che il suo testo qui recensito non potrebbe […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

USA: nuovi incendi contro Cop City

L’incendio è avvenuto in Memorial Drive e le due macchine da costruzione incendiate intorno alle 2 del mattino appartenevano alla Brent Scarborough and Company.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Le armi uccidono anche se non sparano

Le guerre ci hanno catapultato nel vortice di una furiosa corsa al riarmo globale, come non accadeva da prima dell’89 del ‘900.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

American way of death

Pochi giorni dopo la sparatoria di Butler che ha causato una ferita all’orecchio di Trump, un morto, due feriti e uno scossone nell’andamento della campagna elettorale più folkloristica di sempre, Trump torna alla carica alla vigilia della convention repubblicana di Milwaukee che lo incoronerà ufficialmente candidato, dicendo “Non mi arrenderò mai, vi amo tutti”. Il […]