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Turchia: assassinata da un lupo grigio la militante curda Deniz Poyraz

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E’ quanto è accaduto a Irmiz dove Onu Gencer (in passato aveva combattuto contro i curdi in Siria) ha dato alle fiamme la sede di HDP e assassinato la militante curda Deniz Poyraz.

Chi, oltre che di una certa età, si trova provvisto di un minimo di memoria storica ricorderà sicuramente quanto avveniva in terra iberica negli anni della decomposizione del franchismo e in quelli immediatamente successivi (in particolare nel 1976 e 1977, quasi per chiarire che “tutto cambiava, ma solo per restare identico”, cito a memoria). Squadre della morte di destra come la Tripla A (la versione spagnola, non quella argentina) o il BVE al cui interno agivano, oltre a falangisti e criminali comuni, anche fascisti italici. Per arrivare, negli anni ottanta, al famigerato GAL.

Operativi sia contro i rifugiati baschi (un nome fra tutti: Pertur nel 1976), sia contro sindacalisti e esponenti della sinistra (vedi nel gennaio 1977 la mattanza di Atocha con l’assassinio di cinque avvocati membri del PCE e delle CC.OO). O anche contro la componente democratica dei Carlisti (vedi Jurramendi nel 1976). Del resto avveniva anche in Irlanda del Nord (per mano di UVF, UFF… e altre bande paramilitari filoinglesi) e in Africa (anche qui, talvolta, si segnalava la presenza di neofascisti europei, sia nella veste di mercenari tout court, sia di infiltrati nei movimenti di liberazione delle colonie portoghesi).

Quindi niente di nuovo sotto il sole se qualche fascista turco, un membro dei Lupi Grigi, ha agito (apparentemente a livello individuale, ma è lecito dubitarne) portando il suo attacco criminale direttamente contro la sede di un partito democratico.

E’ quanto è accaduto a Irmiz dove Onu Gencer (in passato aveva combattuto contro i curdi in Siria) ha dato alle fiamme la sede di HDP e assassinato la militante curda Deniz Poyraz. Agendo impunemente nonostante l’edificio fosse sorvegliato dalla polizia che durante i fatti era rimasta tranquillamente all’esterno.

Niente di nuovo si diceva e niente di sostanzialmente diverso da quanto sta avvenendo quotidianamente contro i curdi, sia nel Nord della Siria che sulle montagne del Kurdistan “iracheno” dove l’esercito turco e le milizie islamiste imperversano.

Per questo appare puramente simbolica la richiesta dell’avvocato Eren Keskin che ha invitato il ministro dell’interno turco a dimettersi.

Fermato dopo l’efferato crimine, Onur Gencer è stato portato al commissariato dove gli veniva messo a disposizione un telefono con cui, su Instagram, ha potuto rilanciare le sue vergognose invettive razziste nei confronti dei curdi.

Preannunciando il giorno prima il suo attacco, aveva detto di voler far “vomitare sangue a quelli di HDP”.

Per quanto travolta dal dolore, Fehime Poyraz, madre della donna curda assassinata, ha voluto dichiarare che “il popolo curdo è sempre in piedi, sarà sempre in piedi. Una Deniz è partita, ma mille altre Deniz arriveranno”.

Alla polizia che le impediva di entrare nella sede devastata di HDP ha gridato in faccia: “fatevi da parte, io sto per entrare, nessuno potrà fermarmi. Hanno ucciso mia figlia. Che Dio possa uccidere anche voi. Sono una madre, ho il diritto di parlare, nessuno dovrebbe cercare di impedirmelo”.

Dagli altri militanti di HDP riuniti davanti all’edificio attaccato partiva intanto un’accusa precisa: “Voi state proteggendo gli assassini”.

Gianni Sartori

Osservatorio Repressione

Le foto dell’assassino della militante di HDP rivelano la connessione AKP/MHP

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Le fotografie di Onur Gencer, che ha ucciso l’esponente di HDP Deniz Poyraz a Izmir, mostrano i suoi rapporti con il governo AKP/MHP. Le foto e i post di Onur Gencer che ha ucciso Deniz Poyraz in un attacco armato contro la sede di HDP nella provincia turca occidentale di Izmir, sono state rivelate dai suoi account sui social media. Nella sua prima dichiarazione alla polizia, l’aggressore di 27 anni ha dichiarato: “Non ho alcun legame con nessuno. Sono entrato nell’edificio perché odiavo il PKK e ho sparato a caso».

Sulla base degli account sui social media dell’assassino, si capisce che non è una persona comune e ha pianificato l’attacco in anticipo. Armi e commenti razzisti possono essere visti sull’account Instagram dell’aggressore, “onur_gencer1994”.

Prima dell’attacco, Gencer ha condiviso post razzisti che dicevano “Voi bastardi armeni… ho nutrito rancore nei vostri confronti. Vi causerò grande sofferenza».

Il ruolo dello stato

Oltre a questi post, ci sono molte foto dell’aggressore con una pistola in mano. Tra i diversi modelli di pistole, nei suoi post ci sono anche armi a canna . Inoltre, alcune di queste fotografie sono state scattate nelle città del Rojava e della Siria occupate dallo stato turco. Le foto mostrano che l’aggressore ha ricevuto addestramento militare. In un’altra foto intitolata “Syria memory”, sembra tenere in mano un’arma a canna lunga sul fronte di battaglia nella città di Manbij, nel nord-est della Siria. La pistola modello MPT-76 che impugna è un’arma utilizzata dall’esercito turco. In un’altra foto scattata ad Aleppo, Gencer, in mimetica militare, è visto fare il segno del lupo grigio associato al gruppo paramilitare ultra nazionalista chiamato idealisti. Sembra che il luogo dove è stata scattata la foto sia una zona militare. In alcune delle altre foto condivise da Gencer, accanto a lui compaiono altre persone in mimetica militare.

Queste fotografie mostrano che l’assassino ha preso parte a strutture paramilitari sostenute dallo Stato turco ed è stato negli ultimi anni in Siria. Finora sono emerse diverse informazioni e documenti che dimostrano che la Turchia ha utilizzato queste strutture paramilitari nella guerra civile in Siria.

In queste operazioni si è distinta la International Defense Consulting Construction Industry and Trade Inc. (SADAT). Adnan Tanrıverdi, uno dei fondatori di SADAT, è stato anche consigliere del presidente dell’AKP e del presidente turco Tayyip Erdoğan.

È stato riferito che l’assassino Onur Gencer era un “personale sanitario” presso l’ospedale Kemalpaşa di Izmir, ma non lavorava da tempo.

ANF

Rete Kurdistan

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