Un anno di lotte in Bahrain
Il Bahrain di oggi è un paese cambiato, persino rispetto all’eccezionalità che rappresentava un anno fa rispetto agli altri paesi del Golfo. Il quotidiano fronteggiamento di una repressione di stampo medioevale ha fatto sedimentare nel corpo sociale (oltreché nel movimento) bahrainita un’ampia gamma di pratiche conflittuali, ormai familiari nella loro quotidianità: l’incendio del commissariato di Sitra come il corteo di attrito, le barricate nella cintura sciita come gli attacchi di Anonymous ai siti governativi ed a quelli dei mercanti di morte che riforniscono l’arsenale di Manama. Resta pur sempre l’ombra delle potenze straniere – con Stati Uniti, Gran Bretagna, GCC da una parte e l’Iran dall’altra – a porre una pesante ipoteca sul futuro delle mobilitazioni. Ma al contempo si ritorna ancora una volta alla spianata della perla che da un lato, anche urbanisticamente, sigilla la capitale dalle molteplici turbolenze esterne, dall’altro dischiude l’orizzonte di un futuro di determinazione e lotta.
“Nel giorno di san valentino non scordate i giovani del Bahrain in protesta per la nostra grande storia d’amore: con la libertà, la giustizia e la dignità”
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