InfoAut
Immagine di copertina per il post

Usa, brucia la classe media

Pur ridi­men­sio­nate, tali cifre appa­iono comun­que molto migliori di quelle della zona euro, per la quale l’attesa, secondo la Bce, è di un aumento del Pil dello 0,8% per il 2014 e dell’1,2% per il 2015. La cele­brata eco­no­mia tede­sca dovrebbe regi­strare una cre­scita di poco supe­riore all’1,0% nel 2014 e intorno all’1,0% nel 2015, per non par­lare della strut­tu­rale sta­gna­zione italiana.

Come mai que­ste dif­fe­renze? Le ragioni sono più d’una. Intanto, per scon­tare i loro pre­sunti pec­cati, gli euro­pei si sono autoin­flitti una poli­tica di stretta auste­rità, che sta dando i suoi frutti avve­le­nati, gra­zie anche ad una classe diri­gente lar­ga­mente al disotto dei com­piti. Invece gli Stati uniti por­tano avanti una stra­te­gia sostan­zial­mente espan­siva sia sul fronte dell’economia reale che di quella mone­ta­ria. Il defi­cit pub­blico è stato tenuto per anni ad un livello ele­vato per spin­gere la ripresa, men­tre la poli­tica mone­ta­ria e cre­di­ti­zia è stata molto accomodante.

I con­sumi e gli inve­sti­menti appa­iono in aumento anche in rela­zione al calo dei prezzi dei car­bu­ranti (le imprese Usa pagano l’energia un terzo circa dei con­cor­renti euro­pei), gra­zie anche al sel­vag­gio sfrut­ta­mento dello shale oil; pesa anche il miglio­ra­mento delle pro­spet­tive del mer­cato del lavoro, ciò che induce all’ottimismo i consumatori.

Va ancora con­si­de­rato che una linea di poli­tica eco­no­mica costante per­se­guita da vari governi Usa è quella di sca­ri­care i loro pro­blemi sugli altri paesi, o, comun­que, di non tenere conto degli inte­ressi nean­che dei loro alleati. Così abbiamo a suo tempo regi­strato come il sistema finan­zia­rio sta­tu­ni­tense abbia ceduto all’Europa circa la metà dei titoli sub­prime a suo tempo pro­dotti, con­ta­gian­dola, o come oggi l’establishment del paese aggravi la situa­zione del nostro con­ti­nente sca­ri­cando inte­ra­mente su di esso le con­se­guenze delle mano­vre in Ucraina. E ricor­diamo solo di pas­sag­gio gli spre­giu­di­cati inter­venti sul dol­laro (The dol­lar is my money and your problem).

Nel qua­dro della cre­scita dell’economia appare inte­res­sante con­cen­trare l’attenzione sulle dina­mi­che del lavoro. A prima vista appare per­sino spet­ta­co­lare la ridu­zione dei livelli di disoc­cu­pa­zione. Siamo a fine novem­bre ad un numero di senza lavoro pari al 5,8%.

Ma die­tro l’aumento dell’occupazione si nascon­dono dei fatti meno posi­tivi. Intanto non sono presi in conto gli occu­pati a tempo par­ziale che vor­reb­bero invece lavo­rare a tempo pieno e poi le per­sone sco­rag­giate che non cer­cano più lavoro per­ché dispe­rano di tro­varlo. A que­sto biso­gna aggiun­gere il fatto che negli Usa ci sono circa 7 milioni di per­sone in galera o con qual­che restri­zione alla libertà di movi­mento e che non pos­sono quindi lavorare.

C’è poi una ten­denza di fondo all’aumento dei posti di lavoro nelle fasce molto basse del mer­cato ed in quelle molto alte, men­tre si ridu­cono quelli di livello medio; così tra il 2007 e il 2012 il numero dei mana­ger del com­parto indu­striale è aumen­tato di 387.000 unità, men­tre quello degli impie­gati è dimi­nuito di circa 2 milioni.

La ten­denza alla scom­parsa della classe media appare par­ti­co­lar­mente avan­zata nel paese, gra­zie in par­ti­co­lare ai frutti non gover­nati dei pro­cessi di automazione.

Ricor­diamo, paral­le­la­mente, la cre­scita nelle disu­gua­glianze di ric­chezza e di red­dito, già ele­vate prima della crisi.

Per altro verso, al forte aumento degli occu­pati solo da pochi mesi cor­ri­sponde anche quello dei salari, che con­ti­nuano ad essere molto più bassi di quelli tede­schi e che comun­que aumen­tano pochis­simo più dell’inflazione. Ricor­diamo inol­tre che oggi nel paese 400 per­sone da sole pos­seg­gono una ric­chezza totale mag­giore di quella dei 180 milioni di cit­ta­dini più poveri. I frutti della ripresa vanno così in maniera spro­por­zio­nata ad una ristretta cer­chia di persone.

Il governo non appare in grado né di avviare delle poli­ti­che eco­no­mi­che in grado di com­bat­tere almeno in parte il feno­meno delle dise­gua­glianze e di gestire i pro­cessi di auto­ma­zione, né di tenere testa a Wall Street, che sta rial­zando pre­po­ten­te­mente la testa dopo la crisi, con gravi rischi per il paese. Così il futuro non appare bril­lante come può sem­brare a prima vista. Del resto il 2014 sarà ricor­dato come l’anno in cui il Pil cinese avrà supe­rato quello statunitense.

da Il Manifesto

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

middleclassUsa

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Vertice Nato: servili o complici?

Entro il 2035 la spesa militare dei 32 paesi della Nato dovrà raggiungere il 5% del PIL.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Russia formalmente sostiene l’Iran, ma mantiene un difficile equilibrio nello scacchiere mediorietale.

Con l’Iran la Russia ha un accordo strategico che però non prevede l’assistenza militare reciproca formalizzato nel Trattato di partenariato strategico del gennaio 2025, in realtà  è un accorod molto più all’insegna del pragmatismo e degli interessi reciproci anche perchè Mosca continua ad avere buone relazioni con Israele non fosse altro perchè un sesto circa della popolazione israeliana è costituito da russi di origine più o meno ebraica.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Roma: bilancio delle due manifestazioni nazionali di sabato 21 giugno contro guerra, riarmo e genocidio

Sabato 21 giugno, a Roma, si sono svolte due manifestazioni nazionali contro la guerra, il riarmo e il genocidio a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: le loro armi, i loro profitti, i nostri morti

Più di 4.000 persone hanno manifestato e portato avanti delle azioni contro l’Air Show di Parigi, il commercio della morte e a sostegno della Palestina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gli USA bombardano l’Iran, ogni maschera è caduta

Ieri notte gli USA hanno bombardato tre siti nucleari in Iran, quello di Fordo, di Isfahan e di Natanz ufficializzando di fatto l’entrata in guerra al fianco di Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: media e organizzazioni documenteranno con una Missione di Osservazione la persecuzione politica a Eloxochitlán

Si tratta della prima missione di osservazione a Eloxochitlán che sorge “come una risposta urgente” alla violenza politica e giudiziaria contro la popolazione

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Difendere Anan, Alì e Mansour significa difendere la resistenza del popolo palestinese

Udienze ed iniziative all’Aquila Il 25, 26, 27 giugno si terranno al tribunale dell’Aquila tre udienze consecutive del processo ad Anan, Alì e Mansour, tre palestinesi accusati di proselitismo e finanziamento del terrorismo, contemporaneamente si terranno alcune giornate di mobilitazione. La corte ha intenzione di arrivare alla sentenza entro il 10 luglio. Le iniziative proposte […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

l’Occidente che uccide:retoriche vuote per giustificare l’ingiustificabile.

L’idea che si possa “difendere la civiltà” a suon di bombe e crimini di guerra è il paradosso fondativo del progetto coloniale. E oggi è il cuore della propaganda bellica israeliana, e di chi la sostiene in Occidente.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Appello a mobilitarsi contro il salone del Bourget a Parigi.

Dal 16 al 22 giugno 2025, presso il centro espositivo di Le Bourget, a nord di Parigi, si terrà il 55° Salone internazionale dell’aria di Parigi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

MAGA vs neocons: la coalizione trumpiana si spacca sulla guerra all’Iran

Qualcosa di interessante sta accadendo all’interno della coalizione che ha portato alla vittoria Donald Trump: la tentazione di entrare in guerra direttamente contro l’Iran al fianco di Israele sta creando scompiglio.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Costruita per Dominare

Pubblichiamo la traduzione del seguente articolo: Palantir sta progettando l’infrastruttura della repressione — e ci sta dicendo il perché. Una nuova campagna di reclutamento è apparsa nei campus delle università d’élite statunitensi nell’aprile scorso. In scuole come Cornell e UPenn, manifesti alle fermate degli autobus, su uno sfondo nero austero, lanciavano un cupo avvertimento: “È […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Una resa dei conti coloniale: come la guerra di Israele contro l’Iran riapre vecchie ferite

Riprendiamo di seguito questo articolo di Soumaya Ghannoushi, apparso su Effimera. Condividiamo in gran parte quanto scritto nel testo e nell’introduzione di Effimera, ci teniamo a sottolineare per quanto riguarda il nostro punto di vista che sicuramente quello del multipolarismo rappresenta un orizzonte del desiderio tra le masse del sud del mondo (ed anche qui […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’ombra di Sigonella sui bombardamenti israeliani all’Iran

Passa immancabilmente dalla base siciliana di Sigonella parte del sostegno delle forze armate USA alla guerra di Israele contro l’Iran.  di Antonio Mazzeo, da Pagine Esteri Secondo il sito specializzato ItaMilRadar che monitorizza il traffico aereo militare nel Mediterraneo, nei giorni 13, 15 e 16 giugno sono state documentate lunghe missioni nello spazio aereo prossimo ad Israele, […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Fuck ICE! Note sulla rivolta.

Da giorni Los Angeles è sotto assedio, una vera e propria invasione poliziesca contro i lavoratori migranti ha scatenato un’odata di proteste e resistenza popolare.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Netanyahu verso la soluzione finale

Il piano annunciato dal governo di Netanyahu, che pare attenda soltanto il passaggio di Donald Trump nel Golfo, per essere messo in atto ha i contorni ben precisi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Come gli europei vanno incontro all’era complessa

Continuiamo la pubblicazione di contributi in vista della terza edizione del Festival Altri Mondi / Altri Modi che si terrà dal 10 al 13 aprile a Torino. Di seguito potete trovare un interessante articolo di Pierluigi Fagan sulla congiuntura europea. Fagan parteciperà al dibattito di sabato 12 aprile alle 16 dal titolo “Scenari della guerra globale“. L’articolo è apparso […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Rottura e interdipendenza: la partita tecnologica tra Usa e Cina

La competizione strategica tra Cina e Stati Uniti è più complessa e meno lineare di come viene solitamente rappresentata dai media generalisti.

Immagine di copertina per il post
Traduzioni

Leonard Peltier è finalmente libero!

Pubblichiamo la traduzione di questo articolo. “Oggi sono finalmente libero! Mi hanno imprigionato, ma non hanno mai spezzato il mio spirito!” Ciò che sembrava impossibile è diventato realtà il 18 febbraio, quando il prigioniero politico nativo Leonard Peltier è uscito dal penitenziario federale di Coleman da uomo libero. Ha lasciato Coleman non più in uniforme […]