Verso Sidi Bouzid, tra una scuola ed una barricata
La scuola di Kharam
Diario tunisino 28.03.2011 – Kharam é un paese di circa 3000 abitanti. Si vive di agricoltura in questo piccolo paese della regione di Kairuen. Frutta, verdura, uliveti e fichi d’india, case dalle pareti in calce fresca e l’aia tra polli, galline e pecore. Questa zona era una delle più odiate e per questo sfruttate e abbandonate dal vecchio regime di Ben Ali. Kairuen ospita la più antica moschea del Nord Africa ed ha una tradizione secolare di studi religiosi, islamici, una ragione in più per Ben Ali per lasciare che lo stato da queste parti si mostrasse solo ed esclusivamente come macchina repressiva. Pochi soldi per finanziare lo sviluppo della regione, e quando c’era una qualche attività che andava bene, arrivavano immediatamente gli uomini dei Trebelsi (il clan della moglie dell’ex-dittatore) per imporre nel migliore dei casi un “fifti fifti”, altrimenti l’esproprio forzato e la requisizione dei proventi era assicurata. In un caffe, mentre la tv trasmette a tutto volume le dirette di AlJazeera dalla Libia, c’e’ ad un tavolo il direttore di una scuola elementare, un maestro, e una delle personalità più autorevoli del paese, solo un giorno fa hanno costituito insieme ai genitori degli alunni della scuola un comitato che ha l’obiettivo di ridare dignità a queste terre prendendosi cura della formazione dei propri giovani, fino ad oggi lasciati a marcire nella disoccupazione e nell’assenza completa di prospettive ed impossibilità di realizzare i propri progetti. Un primo esperimento di autorganizzazione post-Ben Ali che non poteva che avere la questione giovanile e l’istruzione al centro del programma di autogestione e lotta. D’altronde chi ancora si batte nella prima fila del movimento rivoluzionario sono proprio loro, giovani e giovanissimi, che da mesi sono riusciti a far sentire alla società tunisina e al mondo interno la loro rabbia e volontà di voler rovesciare la situazione. Insieme a Said dell’associazione MagherbUnito di Pisa, continuiamo la conversazione, e veniamo a conoscenza delle richieste sempre disattese di costruire un liceo nella zona, avere fondi per migliorare la scuola, e poi l’abbandono da parte delle autorità della casa della gioventù, una sorta di centro sociale allestito nel ’68 da Bourguiba. Il sindaco del paese, strettamente legato all’RCD non si è mai preoccupato di fare pressioni alle autorità centrali per dare ragione delle richieste avanzate dagli abitanti, considerati dal regime troppo critici e “fastidiosi”. Ma oggi lo spazio politico per conquistarsi diritti e lottare per fare di Kharam un nuovo e diverso paese a partire dalla formazione dei propri figli, c’e’, e gli abitanti del paese sono determinati ad attraversalo anche con la lotta. Intanto alcuni fondi sono stati garantiti tramite alcune cene sociali organizzate di MagherbUnito e il comitato ha pensato di promuovere una colletta per mezzo della vendita della pelle di agnello che come tradizione verrà ucciso durante l’Aid Kabir (festa islamica). Verrà ristrutturato il sistema idraulico della scuola elementare, rifatte le finestre, imbiancatura delle aule ed allestimento di una sala come asilo per i più piccoli. Per farsi sentire dalle autorità si sta pensando di occupare due case (di proprietà del Ministero della Casa) una volta usate dai maestri e oggi abbandanate e lasciate in disuso da anni. Da li potranno continuare i lavori del comitato e una “casa della gioventù” potrebbe riavere finalmente i suoi spazi dove organizzare attività culturali e sportive. Quasti gli obiettivi minimi da raggiungere per il comitato che prendendosi cura della formazione delle future generazioni da continuita’ anche qui, in questo piccolo paese di campagna, alle lotte di riappropriazione diretta e conflitto sociale della Tunisia rivoluzionaria. Ora che la “riforma dell’ignoranza” del ministro dell’istruzione Ben Selem e’ stata cancellata d’un colpo con la fuga di Ben Ali, sembra che la Tunisia per il momento sia al riparo dal Bologna Process che stava per andare all’attacco della formazione anche qui. Infatti il vecchio ministro del regime aveva siglato una serie di accordi con i governi europei che obbligavano la Tunisia ad uniformarsi alla ristrutturazione scolastica ed universitaria promossa dai paesi della Ue negli ultimi anni. Stessa riforma aggressivamente neoliberista come quella della Gelmini, solo che su questo lato del Mar Mediterraneo il Bologna Process comportava anche la rimozione della memoria storica araba per via anche della diminuzione di ore di insegnamento di lingua araba fin dalle elementari a favore di inglese e francese. Crollato il regime, anche la riforma dovra’ aspettare o come sembra trovera’ un mondo della formazione pronto ad alzare barricate contro l’ingerenza neoliberista nelle aule delle scuole e delle facolta’. Passato il pericolo della riforpma, adesso che il regime è crollato, è tempo di mettere mano ai programmi e preparare nuovi libri di testo. A partire dall’educazione civica per i bambini delle elementari che altro non era se non più di 100 pagine di propagando pro-Ben Ali. Il direttore della scuola dice sicuro “non subiremo mai più l’umiliazione di presentarci in classe con questi libri, e non acceteremo più neanche che i programmi siano composti da testi propagandistici legati a qualsiasi partito o personalità”. Insomma la rivoluzione è entrata anche nella scuola elementare di Kharam.
La barricata di Kabbara
Lasciamo Kharam che è già l’ora di pranzo, passiamo attraverso altri paesi , tra i loro centri: caffe, barbiere, alimentari, macellerie, le poste, la western union. E poi ancora avanti, con da un lato le colline e le montagne che dividono la Tunsia dall’Algerie e dell’altro una pianura di terra arida e sabbiosa interrotta a volte da uliveti e fattorie. I tralicci elettrici costeggiano i bordi della strada asfaltata e non è difficile notare che a volte quando giu in fondo tra le prime colline e i campi appaiono alcuni villaggi, i cavi dell’elettricità non ci arrivano. Non curanza o ostilità del vecchio regime contro gli abitanti di quelle zone? Forse un mix di entrambi i presteti, per lasciare abbandonati al proprio destino quei villaggi di contadini. La strada è dritta, ci sono poche curve, cosi’ il fumo che si alza giu in fondo annuncia che a poche centinaia di metri è stata eretta una barricata. Copertoni fumanti e grosse pietre, e tutti gli abitanti di Kabbara scesi in strada. Nei presi ci sono alcune macchine, probabilmente danneggiate perchè troppo impudenti ed audaci nel voler sfidare il blocco stradale, la barricata di Kabbara. Andiamo ancora avanti, quando un ragazzo dal volto completamente coperto da una kefia e con gli occhiali da sole ci dice gentilmente e con fermezza che no, da li non si passa, altrimenti la macchina rischia di essere distrutta dai manifestanti che non hanno altro modo per farsi sentire che bloccare l’importante via di comunicazione tra Kairuen e il centro sud della Tunisia. Vogliono parlare con le autorità, reclamano servizi, in una zona in cui il medico arriva per poche ore solo una volta a settimana e nel paese vicino, quello poco più grande. Anche a Kabbara quanti saranno i laureati costretti a tornare nelle case della propria famiglia e lavorare i campi perchè non sono riusciti a trovare altrove altro impiego? I laureati disoccupati nella regione, secondo le stime del sindacato, sono poco meno della metà degli abitanti, stessa cifra per Sidi Bouzid che raggiungiamo dopo aver fatto inversione seguendo il suggerimento del ragazzo dal volto coperto ed allungando di non poco il viaggio. Attraversiamo altri paesi e sulla strada troviamo molti ragazzi che vendono frutta e verdura in piccoli mercati, oppure da soli, distanti l’uno dall’altro. Durante tutto il viaggio non un poliziotto e solo qualche mezzo militare. Ad accompagnarci sono le scritte sui muri dove si possono contare decine e decine di “libertà” e “rivoluzione”. Siamo arrivati a Sidi Bouzid, la terra di Mohamed Bouazizi e di tanti altri martiri della rivolta, siamo arrivati dove tutto è iniziato solo 4 mesi fa.
Sulla strada verso Sidi Bouzid 28/03/2011
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