InfoAut
Immagine di copertina per il post

La guerra al sud e ai poveri del nord possiamo  fermarla!

Riceviamo e pubblichiamo volentieri questo estratto di Lavoro e Salute

Autonomia Differenziata. Il progetto Calderoli tra accelerazioni e figuracce

Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia“.Lorenzo Milani

IIl Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie va avanti a velocità spericolata con il suo progetto di spacchettamento del Paese, fiore all’occhiello della Lega e parte dell’accordo di governo, un cocktail di regionalismo e presidenzialismo (o premierato, ancora non lo sanno) shakerati in salsa ideologica: accentramento dei poteri e insofferenza verso il Parlamento e i luoghi della partecipazione e della rappresentanza democratica. Basta che ci sia un “capo”.

Il DDL Calderoli “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione” è approdato in Parlamento e in questi giorni è oggetto di audizioni da parte della 1a Commissione Affari Costituzionali.

Si vuole portare a compimento un disegno che dividerà l’Italia in tanti staterelli, ognuno dei quali contratterebbe con il Governo l’acquisizione di piena autonomia legislativa, regolativa e amministrativa, praticamente su tutti gli ambiti che riguardano la vita sociale e i diritti di cittadinanza. 23 materie, 500 funzioni e risorse economiche sottratti alla potestà statale e quindi all’interesse generale. Ogni regione potrebbe sceglierne una o tutte quante, come ha già fatto il Veneto nel 2018, quando, insieme a Lombardia ed Emilia Romagna, si è voluto portare avanti col lavoro opzionandole in una pre-intesa con l’allora Governo Gentiloni in scadenza. Si tratta di una sorta di supermercato regionale nel quale ognuno si accaparra il pezzo che vuole, dalla sanità all’istruzione, dall’energia ai trasporti, dai beni culturali alla sicurezza sul lavoro, dalla pensione complementare alle infrastrutture, fino ai rapporti con l’UE e con gli altri stati, e così via… Il tutto in capo al Ministero per gli Affari regionali e le Autonomia, con il Parlamento ridotto a ratificatore finale.

Viene fuori il quadro di una “nazione” (per usare il lessico della retorica meloniana) patchwork, a pezzi in tutti i sensi, nella quale le varie toppe sono una diversa dall’altra secondo le convenienze e gli orientamenti degli apparati economici e politici locali, a discapito degli altri territori. Un regionalismo “appropriativo” come definito dal prof. Azzariti.

Per tacitare e prevenire le critiche da parte di coloro che reclamavano l’attuazione dei LEP, “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” (art. 117 Costituzione), la Legge di Bilancio 2023 ne prevede la mera “determinazione”, senza copertura finanziaria e quindi senza alcuna “garanzia”, praticamente inattuabili e inesigibili. In contrasto con il dettato costituzionale, che li affida alla potestà legislativa esclusiva dello Stato, i Lep in versione Calderoli saranno licenziati con una serie di DPCM, cioè con atti meramente amministrativi, tagliando fuori il Parlamento. La definizione dei diritti che spettano a ciascuno/a di noi affidata ad una “cabina di regia” e ad una “commissione tecnica” di nomina ministeriale.

Siamo di fronte allo stravolgimento dei principi alla base della convivenza civile, cinicamente e pervicacemente portato avanti senza pudore proprio nel momento in cui le disuguaglianze territoriali e sociali sono scandalosamente sotto i nostri occhi.

I dati ISTAT, i rapporti SVIMEZ, gli studi di SAVE THE CHILDREN, i resoconti della FONDAZIONE GIMBE e tutti gli indicatori sociali e le ricerche sulle disuguaglianze e sulle povertà ci ricordano che oggi, in Italia, un bambino o una bambina che nasce al Sud e nelle zone più disagiate ha meno scuola, meno opportunità, meno aspettativa di vita del suo/a coetaneo/a che ha la fortuna di nascere nella parte più ricca.

Coloro che si riempiono la bocca della retorica patriottica dovrebbero zittirsi di fronte a quei bambini.

Al Sud la disoccupazione è al 15% (3 volte la Lombardia), il reddito pro capite è di 18mila euro (contro i 33mila della parte più ricca); in Sicilia la dispersione scolastica è al 21%, in Lombardia al 9%; la speranza di vita in Campania è di 80 anni, nel Trentino di 84.

L’indice Youth friendly Regioni Italia a cura di Confartigianato ci segnala che la Lombardia ha l’habitat più favorevole; Foggia e Taranto sono tra le province peggiori. Per le giovani e i giovani meridionali “la “cura è andar via”, come sostiene con amarezza il sociologo pugliese Franco Chiarello.

In Italia vi sono 5,6 milioni di poveri assoluti e 15 milioni di poveri relativi: sono “impoveriti”, non “poveri”.

La spesa storica ci dice che al Sud vengono assegnati circa 13.000 euro annui pro capite, 3700 euro in meno che al Nord, per recuperare i quali occorrerebbero oltre 70 miliardi.

È per riequilibrare le diseguaglianze, ritenute evidentemente insopportabili per la tenuta stessa dell’UE, che l’Italia riceve un prestito molto sostanzioso, il PNRR.

L’impiego di queste risorse è a dir poco discutibile, per l’iniquità della distribuzione (secondo i criteri stabiliti, al Mezzogiorno dovrebbe spettarne circa il 65%, ben più del 40% enfatizzato e peraltro neppure rispettato); per le modalità di assegnazione e per la destinazione dei fondi. Un prestito che pagherà anche la parte più povera, oltre il danno la beffa!

A conferma di ciò, sono arrivate le “raccomandazioni” della Commissione Europea, non proprio tenere su flat tax, autonomia differenziata, PNRR, a proposito di “…sfide non affrontate … emergenze per l’Italia … squilibri macroeconomici eccessivi … ritardi …”.

In questo contesto, un governo degno del suo Ministro agli Affari regionali, autore di leggi da egli stesso definite “una porcata”, va avanti con un progetto quasi irreversibile che graverà sulle spalle dei ceti popolari e avvantaggerà gli appetiti dei micropoteri economici e politici locali.

È il punto di caduta di un percorso che viene da lontano e andrebbe ricostruito oltre il semplice commento, l’indignazione e lo sbalordimento dell’oggi, per evitare di ripetere gli stessi errori che ci hanno portato qui: la mancanza di una visione alternativa, la logica della riduzione del danno, che porta con sé il danno.

Fu l’approccio che portò alla riforma costituzionale del 2001, concepita dai suoi sostenitori del centrosinistra per limare le mire secessioniste della Lega, che ha aperto la porta a questo regionalismo predatorio, come evidenziato già allora dai pochi contrari, fra i quali Giovanni Russo Spena, che nelle sue dichiarazioni di voto in aula la definiva : “… una riforma sbagliata che peserà come un macigno, perché attiene alla struttura stessa dello Stato, alla dislocazione dei poteri costituzionali e perché nello stesso tempo incide sul lavoro, sulla fruizione dei servizi, sulla vita quotidiana delle cittadine e dei cittadini… Questo è un federalismo antisolidale, il federalismo dei territori ricchi e privilegiati, dell’egoismo delle borghesie mercantili delle zone ricche… frutto velenoso della globalizzazione liberista…“.

Da allora, ancor prima della legge attuativa abbiamo avuto un’autonomia strisciante che, per esempio nella sanità, ha dato vita a sistemi sanitari regionalizzati, ghiotta occasione per interessi privati e gruppi di pressione di ogni tipo.

È stato il ventennio dell’egemonia culturale liberista, con l’armamentario ideologico del primato del mercato divenuto senso comune e pensiero unico: la parola “autonomia”, degenerata in individualismo, competizione, egoismo sociale.

Chi doveva coltivare la resistenza ha guardato altrove pascolando nel campo avverso: il meno peggio.

Nel 2018 i tempi erano maturi per passare ai pre-accordi sottoscritti dai “governatori” delle 3 regioni prime della classe bipartisan con un governo di centrosinistra incautamente intestatosi questo pericoloso precedente.

Tutti i governi successivi, Conte1, Conte 2, Draghi ed ora Meloni hanno posto l’autonomia differenziata nel proprio programma.

Ora quelle intese sono brandite come una clava dal Ministro Calderoli e assurte a testi ispiratori della sua legge.

Un disegno talmente incongruente da indurre l’Ufficio Bilancio del Senato a pubblicare una relazione che asfalta il cuore del progetto, l’aumento delle disuguaglianze, che chiede “…come si riuscirà a garantire la compatibilità fra un eventuale aumento del gettito fiscale delle regioni differenziate … con la necessità di conservare i livelli essenziali concernenti i diritti sociali e civili delle altre regioni“.

Ora è il momento delle audizioni in Senato da parte della 1a Commissione Affari Costituzionali e sono stati già auditi numerosi soggetti istituzionali e sociali.

A favore del DDL spicca l’intervento di Zaia, presidente della Regione Veneto, il quale si intesta l’interpretazione autentica “assolutamente federalista” delle intenzioni dei padri costituenti e nega di avere obiettivi secessionisti. Peccato che un quesito da lui presentato nel referendum regionale Veneto recitasse “Vuoi che il Veneto diventi una repubblica sovrana? ” e che l’altro, sempre bocciato dalla Corte Costituzionale, chiedesse il trattenimento del 90% del residuo fiscale.

Perché il nòcciolo della questione è appunto quello delle risorse fiscali. Dovrebbe essere chiaro che le tasse statali che un cittadino/a produce servano a rispondere ai bisogni della collettività su tutto il territorio nazionale, indipendentemente dal luogo di residenza: uno studente di Economia sarebbe sonoramente bocciato se sostenesse il contrario. “La pretesa di trattenere il gettito fiscale generato sul proprio territorio è un’argomentazione inaccettabile, del tutto infondata, inconsistente e pericolosa” afferma il prof. Giannola, Presidente SVIMEZ.

Presso la Commissione hanno avuto parola numerose voci dissenzienti, che in questi anni hanno dato vita ad una lotta strenua e spesso ignorata.

Tra di loro Marina Boscaino, portavoce dei “Comitati contro ogni autonomia differenziata, per la rimozione delle diseguaglianze e l’uguaglianza dei diritti“. Boscaino, criticando la riforma del 2001 e ravvisando la necessità imprescindibile di abrogare il comma 3 dell’art. 116, ha parlato del passaggio da un “regionalismo senza modello” ad un “regionalismo impazzito” dove la differenziazione non è solo fra le regioni che accedono all’autonomia e le altre, ma all’interno delle stesse regioni autonomizzate, prive di un’autorità nazionale di raccordo che le rappresenti tutte. Il richiamo è all’autonomia come delineata nell’art. 5 della Carta che allude a un’autonomia cooperativa e solidale.

Il panorama delle opposizioni alla Calderoli è plurale e diversificato al proprio interno. Vi sono posizioni che assumono come immutabile l’orizzonte delineato nel 2001, al quale si ritiene non possano che essere apportati miglioramenti legislativi per arginarne gli aspetti più devastanti. È legittimo e coerente con la storia di coloro che lo propongono. Ma non necessariamente condivisibile, anzi: la logica della riduzione del danno.

In questi giorni sono decisamente aumentate le voci contrarie, a partire dal segretario della CGIL, Maurizio Landini: “Non solo non siamo d’accordo con l’autonomia differenziata ma non abbiamo nessuna disponibilità ad aprire alcuna trattativa sul tema”.

Siamo ad uno spartiacque decisivo su più fronti: l’irreparabilità di quanto si profila sul piano della democrazia e del “potere” richiede il massimo della radicalità e dell’unità.

La lotta contro l’autonomia differenziata non è la lotta del Sud contro il Nord, banalizzata in salsa demagogica, campanilista o addirittura neoborbonica, ma la conquista di un altro orizzonte nel quale riscrivere le forme della partecipazione, l’equilibrio dei poteri, la dignità e il riscatto di tutte e tutti.

Tonia Guerra

Comitato nazionale contro ogni autonomia differenziata

Contributo pubblicato sul numero 6 del mensile Lavoro e Salute di giugno 2023

3- editoriale Telescherno. ‘C’era una volta la Rai’

7- Queste e questi non sono post fascisti 

8- La destra di governo e l’egemonia culturale

10- La guerra ai poveri, al sud e al nord. Possiamo fermarla 

13- AD. Appello a tutti i lavoratori e le lavoratrici 

14- Perchè una legge di salario minimo 

16- Donne per la pace, contro la NATO e le politiche di guerra

SANITA’ E AMBIENTE

18- editoriale Sanità in coma, salviamola senza giri di parole

20- Appello Rete nazionale salute e sanità  

22- “Privatocrazia” e Sanità in Italia

26- Non Autosufficienza malintesa dalla legge

30- Come aderire all’associazione Medicina Democratica  

31- Non è tutto sano quello che è verde

32- Settimana di sensibilizzazione nazionale STOP PFAS

33- Temperature globali, nuovi record nei prossimi cinque anni 

33- Alluvione. Lettera dall’Appennino 

SICUREZZA E LAVORO

36- Osservatorio indipendente sulla sicurezza sul lavoro 

37- Quando a infortunarsi o a morire di sono gli immigrati

38- Le braccia dei braccianti migranti

41- Salari di fame solo in Italia. Perchè? 

42- Decreto lavoro e quel vuoto sulle professioni d’aiuto  

43- La grande fuga dal lavoro nell’occidente

46- La lotta dei lavoratori con disabilità 

SOCIETA’ E CULTURA/E

47- La scuola degli oppressi

49- Emergenza: in Italia un adolescente al giorno tenta il suicidio 

52- Libro Il bambino e le isole. Recensione 

53- Il pericolo della geoingegneria per il clima africano 

55- Zapruder. Una «rivista di storia della conflittualità sociale»   

ULTIMA DI COPERTINA

56- Locandina. Costituzione. L’hanno annerita 

ALLEGATO

“Privatocrazia” e Sanità in Italia – Privatizzazione, Concentrazione di Capitali e Finanziarizzazione 

www.lavoroesalute.org

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Contributidi redazioneTag correlati:

autonomia differenziatacalderolisalute

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Contributi

Le guerre del Capitale

Passano i mesi e, nonostante le mobilitazioni di massa in tutto il mondo, con milioni di persone che chiedono a gran voce un immediato cessate il fuoco, su Gaza continuano a piovere bombe.

Immagine di copertina per il post
Contributi

La vittoria del popolo palestinese è la nostra vittoria

Cosa vuol dire, per noi, stare al fianco della Palestina fino alla vittoria?

Immagine di copertina per il post
Contributi

Un organo che tutto controlla, un controllo che tutto organizza

Smart control room a Venezia, polizia e giustizia predittiva, chip war e molte altre brutte cose!

Immagine di copertina per il post
Contributi

“La primavera serba non può essere fermata”: in 60.000 in piazza a Belgrado contro il governo per la quinta volta consecutiva

Ad un mese dal massacro avvenuto nella scuola di Belgrado, sabato 3 giugno le strade di Belgrado sono state inondate per la quinta volta dalle proteste contro il governo.

Immagine di copertina per il post
Contributi

Postfazione di “Le vene della Terra: un’antologia dei bacini idrici”

Riceviamo e pubblichiamo la traduzione della postfazione del libro “Les Veines de la Terre. Une anthologie des bassins‑versants” di Marin Schaffner, Mathias Rollot e François Guerroué.

Immagine di copertina per il post
Contributi

Parma: “A Carnevale ogni scherzo vale?”

Riceviamo e pubblichiamo… “A Carnevale ogni scherzo vale?” Non questa volta, non per il collettivo di Art Lab Bene Comune di Parma. E’ bastata una locandina satirica per una festa di Carnevale come pretesto per accusarci di terrorismo, istigazione all’odio ed emulazioni sataniche dell’omicidio del Presidente del Consiglio. Evidentemente siamo così ingenux da pensare che […]

Immagine di copertina per il post
Contributi

Mehmet Akar e Veysi Taş: due azioni di Resistenza nel Nord del Kurdistan

Il 17 Gennaio giunge la notizia che Mehmet Akar, giovane curdo di 25 anni originario di Amed (Diyarbakir), si è dato fuoco per protestare contro l’isolamento detentivo di Abdullah Öcalan.

Immagine di copertina per il post
Contributi

L’Italia armata, i falsi miti e le zone grigie nel saggio di Giorgio Beretta

Riceviamo e pubblichiamo volentieri questa recensione del saggio “Il Paese delle armi. Falsi miti, zone grigie e lobby nell’Italia armata” di Giorgio Beretta a cura di Michele d’Amico

Immagine di copertina per il post
Contributi

LÜTZERATH BLEIBT-Riflessione con e oltre Lützerath, per una lotta ecologista consapevole, radicale e glocale

A Lützerath si sta combattendo la battaglia ecologica più importante degli ultimi tempi. 

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Difendere i territori, riappropriarsi del potere decisionale, immaginare un’altra gestione del “verde”: una sfida cittadina e non solo

Si conclude il Festival (r)Esistenze Verdi promosso dal Comitato Salviamo gli Alberi di corso Belgio di Torino. Vorremmo restituire e condividere alcuni spunti emersi nei dibattiti, come prospettiva per una sfida cittadina e in generale collettiva.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La salute negata dell3 prigionier3 politich3 curd3 in Turchia

Lo scorso fine settimana abbiamo partecipato alla conferenza “Le condizioni di salute nelle carceri turche” organizzata dal Congresso Democratico dei Popoli (HDK), accogliendo con calore e gioia il loro invito ad Istanbul, insieme ad altre realtà sociosanitarie autonome provenienti dall’Europa, per lo più da Germania e Grecia.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Cosentine in lotta per il diritto alla salute

Il collettivo Fem.In Cosentine in lotta nasce nel 2019 e da allora si occupa del tema dell’accesso alla sanità pubblica, del diritto alla salute, con uno sguardo di genere.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Aborto libero, sicuro e gratuito!

Sabato 28 settembre, in occasione della giornata internazionale per l’aborto sicuro, in Piemonte in tant3 ci mobiliteremo su tutto il territorio contro le politiche regionali che da anni sposano obiettivi antiabortisti, retrogradi e lesivi della libertà di scelta.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Comitato Salviamo gli Alberi di Corso Belgio: abbattere l’alberata lede il diritto alla salute

Di seguito ripubblichiamo il comunicato stampa del Comitato Salviamo gli Alberi di Corso Belgio con gli aggiornamenti sullo stato dell’arte della vicenda.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La diffusione del dengue, l’agroindustria e il cambiamento climatico

Le cause dell’epidemia di dengue sono molteplici, conosciute e anche poco affrontate: cambiamento climatico, deforestazione, uso di pesticidi, impatto sui predatori delle zanzare e mancanza di pianificazione territoriale.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

PFAS: tre domande per capire ogni cosa sugli inquinanti eterni

I PFAS sono oggetto di una proposta di legge ambientale esaminata il 4 aprile. Questi inquinanti eterni, onnipresenti nei nostri prodotti di consumo, sono tossici per l’uomo.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

L’ASL di Torino si preoccupa dell’inagibilità dello stabile di corso Regina Margherita 47: chi c’è dietro tanta solerzia?

A seguito dell’avvio del percorso per fare diventare Askatasuna “bene comune” siamo venuti a conoscenza, attraverso i media, di un fatto particolarmente anomalo.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

CONFLUENZA.

Abbiamo bisogno di far confluire i nostri saperi e le nostre esigenze per una diversa gestione del territorio e per farlo vogliamo incontrarci.