A Susa lo smarino del Tav, ma nessuno lo vuole dire
Il progetto Tav della Torino Lione è cambiato molte volte, un’infinità di varianti frutto di un’evidente incompetenza, ma soprattutto (fin dal progetto originario a Venaus) grazie alla mobilitazione inossidabile di un movimento che col passare dei decenni continua la sua azione di contrapposizione.
Di quest’ultimo progetto, è da poche ore nota un’ultima variante, tale da far rabbrividire gli abitanti di Susa ma tant’è…Grazie alla Legge Obiettivo, il soggetto esecutore dell’opera Telt può “auto-approvarsi” varianti in corso d’opera, se necessarie, e finalmente ha dovuto ammettere di aver fatto male i calcoli, vendendo aria fritta.
Pare infatti che Susa ospiterà parte dello smarino del cantiere Tav di Chiomonte, in parte se non addirittura tutto, poiché non sarà possibile liberare l’area di Salbertrand dai rifiuti amiantiferi ed altri, come da noi denunciato (vedi Grosso guaio a Salbertrand), in tempo per il rispetto del cronoprogramma dei lavori.
La stima di Telt parla di un tempo che varia tra il 2024 e il 2027 per completare i lavori sui rifiuti a Salbertrand (ed ipotizziamo eventuale bonifica, poiché non è ancora noto cosa esattamente sia sepolto là sotto), tempo non utile per ospitare il materiale che dovrebbe essere estratto dalla galleria dal 2022 e lavorato nella fabbrica di conci prevista sempre a Salbertrand.
La variante che vede lo smarino collocato nella piana di Susa oramai è notizia pubblica, nonostante il documento per ora resti riservato, ma sappiamo che l’amministrazione segusina ne è a conoscenza.
Parliamo di molto materiale, decine di migliaia di camion, emissioni in crescita esponenziale di CO2, nonostante la direzione europea di una loro diminuzione alla luce dei cambiamenti climatici e la crisi ecologica già in corso.
Un bel regalo insomma alla città di Susa e alle sue vicine, tanti soldi buttati, disagi, inquinamento, rischio di malattie respiratorie e cardiovascolari per un’opera inutile, di cui noi abitanti della valle faremmo volentieri a meno.
Inutile dire che una variante di questo tipo, se si rispettasse la salute e la sicurezza di chi vive il territorio, dovrebbe avere una valutazione impatto ambientale e in questo caso i tempi di valutazione sarebbero dell’ordine di anni. Quindi il cronoprogramma di Telt andrebbe ulteriormente in frantumi…
Forse qualcuno pensava, oppure sperava, di poter tenere nascosta una notizia così sconcertante, ma i flagelli sono come le bugie, hanno le gambe corte, soprattutto se si sa con chi si ha a che fare.
Una banda di affaristi amici del cemento e nemici del pianeta, a cui il governo ha affidato il destino di una valle che da loro è vista oggi sicuramente come un fastidio, ma altresì come un corridoio da devastare, per portarsi a casa profitti di cui a beneficiare saranno i soliti noti e nessun altro.
L’abbiamo detto molte volte e anche dimostrato in questi decenni di lotta, non vi lasceremo distruggere il nostro futuro.
Avanti No Tav!
Da notav.info
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