
Assurdo!

di Nicoletta Dosio – Assurdo il muro di scudi e divise schierato a bloccare il ponte sul Clarea, Assetto antisommossa per fermare la tranquilla passeggiata di una cinquantina di persone, nella stragrande maggioranza anziani, che accompagnano cinque giovanissimi deputati europei a visitare i terreni devastati dal cantiere TAV.
E’ la conclusione di due giornate di incontri con la popolazione e con  gli amministratori locali, dai quali gli eletti al parlamento europeo  riporteranno nelle aule parlamentari di un’Europa sempre più in mano  alle lobby le ragioni vere, popolari, di una lotta collettiva che ha  radici profonde e motivazioni limpide e generose.
 Siamo partiti come sempre dal campo sportivo di Giaglione, sotto un  cielo incerto tra nuvoloni grevi di pioggia ed improvvisi squarci di  sereno. Alle nostre spalle il Rocciamelone sbuca tra le nebbie,  imponente, splendido di nevi; davanti a noi, in lontananza, si staglia  il profilo innevato dello Chaberton.
Ed ecco le vigne, i filari spogli del dopo vendemmia, il tripudio di gialli, rossi, ocra dei boschi autunnali lavati dalla pioggia, le pietre antiche dei Mulini di Clarea.
Ma la magia dell’autunno si interrompe davanti a quello sbarramento  armato, davvero contro natura, come lo è il cantiere che ha  cementificato ettari di bosco e continua a scavare nelle viscere della  montagna, al piede della grande frana, portando alla luce i materiali  pericolosi che la madre terra celava saggiamente nel suo grembo più  segreto..
 E’ una provocazione in piena regola quella che viene inscenata davanti  agli occhi increduli dei parlamentari. A nulla valgono i tesserini  esibiti, le garanzie fornite dai rappresentanti del popolo: la barriera  poliziesca si infittisce, viene rafforzata con blindati e idranti. Nei  boschi tutt’intorno si intravedono caschi; decine di mezzi militari sono  fatti confluire lungo i muri che fortificano il cantiere.
Di fronte alla legge del manganello i diritti costituzionali vanno in  frantumi, i mandati parlamentari sono ridotti a carta straccia.
 La fittizia inefficienza dei commissari responsabili lascia campo libero  alle iniziative della truppa che, a un certo punto, si scatena contro  lo sparuto gruppetto di donne e uomini usando come arma contundente  scudi, pugni e calci.
 Una parlamentare interpella invano questura e prefettura. Il telefono  della questura suona a vuoto; dalla prefettura risponde un sostituto del  prefetto che avalla l’operato delle forze del disordine.. Fa  impressione tanta inflessibilità se si confronta con i ponti d’oro fatti  per accogliere esponenti delle lobbies politico-mafiose e i loro  tirapiedi.
Sul ponte della Clarea, insieme alla gente che cade travolta  dall’assalto poliziesco, crolla anche l’ultima illusione democratica,  Quel cantiere che continua a macinare, oltre alla carne viva della  montagna, le risorse naturali ed economiche di intere generazioni è solo  il piccolo focolaio di una cancrena più vasta che occupa le istituzioni  e si fa guerra, razzismo, corruzione, devastazione sociale e culturale,  stato di polizia, impero delle banche sul mondo.
 Ma la resistenza non è finita. Ci si rimette in piedi; la carezza del sole riesce a lenire il dolore delle botte.
 Proprio a metà del ponte viene imbandita una frugale mensa; si scodella  il minestrone, compaiono pane, formaggi e qualche buona bottiglia.
 Rabbia e allegria, sfottò. La piccola parlamentare coraggiosa che ha  resistito in prima fila e si è presa senza scomporsi la sua razione di  ammaccature viene insignita della tessera dell’NPA (Nucleo Pintoni  Attivi) signore della Clarea.
 Si decide quanto rimanere ancora e quando andarsene.
 Ripartiamo accompagnati dal mormorio del torrente, Sul sentiero cadono i  primi ricci di castagna, il sottobosco è un tappeto di colchici.
 Dietro le nostre spalle l’esercito ancora schierato pare nulla più che  un congegno meccanico, un’alienata congerie di ingranaggi di cui si è  perso il libretto di istruzioni e giace inservibile, già assalito dalla  ruggine.
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