Dopo tanti articoli (e video) su Andrea, ecco le sue parole
Colgo l’occasione della pubblicazione della mia lettera per ringraziare pubblicamente tutte e tutti per la solidarietà dimostratami con lettere, telegrammi, cartoline, post su Facebook (che non ho), messaggi, Whatsapp ed ogni forma di comunicazione possibile. Nei prossimi giorni troverò il tempo di rispondere a tutti e tutte, uno per uno.
Grazie di Cuore, Andrea
“LA LIBERTA’ NON E’ STAR SOPRA UN ALBERO, NON E’ NEANCHE IL VOLO DI UN MOSCONE…LA LIBERTA’ NON E’ UNO SPAZIO LIBERO: LIBERTA’ E’ PARTECIPAZIONE!”
Dopo giorni interi in cui il mio viso e il mio nome rimbalzavano sulle pagine dei quotidiani nazionali, credo sia giusto aver l’opportunità di “partecipare” (facendo il verso alla famosa canzone di Giorgio Gaber) e parlare in prima persona a quanti hanno fatto la mia conoscenza, attraverso video, foto e parole che hanno fatto la gara a trasformarmi come il “mostro in prima pagina”.
Ero alla manifestazione di contestazione al G7 come molte altre volte della mia vita, perché fin da bambino, ho sempre avuto un’idea chiara e semplice: non rassegnarmi mai alle ingiustizie e alle brutture di questo mondo. Ero dove volevo stare, ovvero insieme a migliaia di uomini e donne che vivono ( o meglio subiscono) tutti i giorni le politiche dei “7 grandi” riuniti nella Reggia: lavoratori e lavoratrici precarie, disoccupati, studenti, pensionati, una parte della nostra società, viva nell’entusiasmo, ma fiaccata quotidianamente dai sacrifici che ci vengono imposti.
Ero e sarò sempre nella “piazza”, perché mi ci riconosco, mi fa sentire a casa, e sinceramente vederla così blindata da agenti in assetto antisommossa, ancora una volta mi ha fatto pensare a quanto sia brutto il volto del potere, che come unico rapporto con chi vive questo mondo ha quello ritmato dalle sue forze di polizia.
Ero lì, fino alla fine, a fare quello che ormai nessuno fa più, ovvero dare protagonismo ai cittadini e alle cittadine, alzando la voce, perché strozzata dalle litanie dei politici e dei partiti.
Non mi interessa entrare nella dinamica delle cose avvenute a fine corteo, l’ho detto anche al giudice, in assoluta serenità, come sono andate, qui vorrei parlare a quanti mi hanno visto in ingrandimenti e video, dicendo che in questo Paese, è troppo usuale l’utilizzare “due pesi e due misure”, su tutto, e sulla giustizia in particolare.
Sono stato messo alla berlina in prima pagina, un piccolo sito locale ha parlato dei “figli di Bonadonna”, parlando dei miei compagni, una testata giornalistica ha pubblicato un video con fermi immagine e fotogrammi evidenziati per avvallare il mio arresto ed usando a piacimento, come al mercato delle pulci, i giorni di prognosi (7, 8, 20, 40…)…
Tutto questo senza far vedere tutta la scena che mi è capitata davanti, con un giovane ragazzo schiacciato a terra e massacrato di pugni da alcuni individui con il passamontagna. E cosa avrei dovuto fare? Girarmi dall’altra parte e andare via? Perché?
Vorrei che tutti avessero la possibilità di vedere quegli attimi per come li ho visti io e forse sarebbe tutto diverso.
Con buona pace del Senatore Esposito, che mi condanna in Senato, ancor prima che si apra un eventuale processo, mettendo da parte, quando gli conviene, quel famoso garantismo che sento sempre nominare da lui ed altri esponenti del suo partito e di altri in generale.
Non sarà mica che quando è un politico ad essere nelle mire della magistratura va difeso perché alla fine si fa tutti parte della stessa famiglia? Quella, che non ha colore politico, ma solo privilegi e lauti stipendi? Meglio difendere un collega perché “innocente fino al terzo grado di giudizio” e condannare subito me e i miei compagni di fronte all’opinione pubblica. Sarà perché fa comodo…? Siccome lo conosco da tanto tempo, posso affermare con certezza con non l’ho mai visto impegnarsi così tanto su un tema che riguardi il miglioramento della vita degli italiani, l’ho sempre visto difendere la sua posizione e quella dei suoi amici, dando addosso a tutti quelli che la pensano diversamente.
Sono stato in prigione, senza enfasi e senza drammi, e non mi sono mai sentito solo per un attimo e se stanotte ho faticato a prender sonno è solo per la miriade di sentimenti contrastanti e sensazioni contraddittorie: felicità e gioia per la libertà (seppur parziale) riottenuta, per gli abbracci fisici della mia famiglia e dei miei amici e compagni, e di quelli virtuali di chi mi è stato vicino pur senza conoscermi; rabbia e tristezza per le relazioni umane lasciate indietro, tra i “dannati della terra” della sezione numero 9 del blocco b nuovi giunti del carcere Le Vallette: Gabri, Modesto, Yassin, Abou, Albany, Giovanni 1 e 2, Senegal, Libia, Beppe…non vi dimenticherò e se anche il vostro viaggio non sarà breve come il mio, come si dice in Val Susa, dalle mie parti…SI PARTE E SI TORNA INSIEME!…
Vi aspetto, liberi e felici!
Andrea Bonadonna
P.s.: nel chiudere questa lettera non posso non citare l’ultima canzone cantata con Gabri tra le mura della ribattezzata “sezione del campo”…DAI DIAMANTI NON NASCE NIENTE, DAL LETAME NASCONO I FIOR…(De Andrè, ndr)
da notav.info
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