Erri de Luca assolto! Un’ altra sconfitta per i pm con l’elmetto
Il processo imbastito contro lo scrittore Erri de Luca è la conferma di come la crociata contro i notav abbia passato così il segno che arriva a sfiorare il ridicolo.
Mentre il presidente del tribunale di Torino lamenta oltre 6000 cause ingolfate e ferme, ogni procedimento contro chi si oppone alla linea tav imbocca canali preferenziali, dove i noti pm con l’elmetto trovano il pieno appagamento alle proprie voglie d’inquisizione.
Se il processo per terrorismo, forzato in ogni sua parte, ha parzialmente subito una botta d’arresto nel suo capo d’accusa principale, oggi si celebra il processo alla parola, quella contraria, con tanta di quell’enfasi da superare le soglie del ridicolo per l’accusa in toga.
Erri ha retto l’assalto, stretto dal calore del popolo notav, dai suoi lettori e da pochi colleghi, ma è andato avanti, continuando a sostenere le sue affermazioni fino alla dichiarazione pre-condanna.
Del resto se si abbraccia la giusta causa notav bisogna andare così, fino in fondo, senza paura, convinti che la storia giudicherà questa lotta, non un magistrato, né tantomeno un tribunale.
In un paese normale, dove le contese politiche e sociali non si risolvono a colpi di condanna, ci sarebbe da chiedersi se dopo l’ennesima cantonata, spacciata come fiore all’occhiello, l’apparato giudiziario del sistema tav, non debba essere messo in condizioni di non far ingolfare i tribunali per l’ossessione notav, ma sappiamo che non sarà così, quindi per oggi, non dimenticando nessun notav inquisito o incarcerato, festeggiamo l’assoluzione di Erri e la vittoria della parola contraria, più forte (anche senza sentenze) delle parole del potere!
Oggi dalle 17 Erri sarà in Valle
La dichiarazione di Erri De Luca prima della sentenza
Sarei presente in quest’aula anche se non fossi io lo scrittore incriminato per istigazione. Aldilà del mio trascurabile caso personale, considero l’imputazione contestata un esperimento, il tentativo di mettere a tacere le parole contrarie. Perciò considero quest’aula un avamposto affacciato sul presente immediato del nostro paese. Svolgo l’attività di scrittore e mi ritengo parte lesa di ogni volontà di censura. Sono incriminato per un articolo del codice penale che risale al 1930 e a quel periodo della storia d’Italia. Considero quell’articolo superato dalla successiva stesura della Costituzione della Repubblica. Sono in quest’aula per sapere
se quel testo è in vigore e prevalente o se il capo di accusa avrà potere di sospendere e invalidare l’articolo 21 della Costituzione.
Ho impedito ai miei difensori di presentare istanza di incostituzionalità del capo di accusa. Se accolta, avrebbe fermato questo processo, trasferito gli atti nelle stanze di una Corte Costituzionale sovraccarica di lavoro, che si sarebbe pronunciata nell’arco di anni. Se accolta, l’istanza avrebbe scavalcato quest’aula e questo tempo prezioso. Ciò che è costituzionale credo che si decida e si difenda in posti pubblici come questo, come anche in un commissariato, in un’aula scolastica, in una prigione, in un ospedale, su un posto di lavoro, alle frontiere attraversate dai richiedenti asilo. Ciò che è costituzionale si misura al pianoterra della società.
Inapplicabile al mio caso le attenuanti generiche,se quello che ho detto è reato, l’ho ripetuto e continuerò a ripeterlo.
Sono incriminato per avere usato il verbo sabotare. Lo considero nobile e democratico. Nobile perché pronunciato e praticato da valorose figure come Gandhi e Mandela, con enormi risultati politici. Democratico perché appartiene fin dall’origine al movimento operaio e alle sue lotte. Per esempio uno sciopero sabota la produzione. Difendo l’uso legittimo del verbo sabotare nel suo significato più efficace e ampio. Sono disposto a subire condanna penale per il suo impiego, ma non a farmi censurare o ridurre la lingua italiana. ”A questo servivano le cesoie” : a cosa? A sabotare un’opera colossale quanto nociva con delle cesoie? Non risultano altri insidiosi articoli di ferramenta agli atti della mia conversazione telefonica. Allora si incrimina il sostegno verbale a un’azione simbolica? Non voglio sconfinare nel campo di competenza dei miei difensori. Concludo confermando la mia convinzione che la linea di sedicente alta velocità in Val di Susa va ostacolata, impedita, intralciata, dunque sabotata per la legittima difesa della salute, del suolo, dell’aria, dell’acqua di una comunità minacciata. La mia parola contraria sussiste e aspetto di sapere se costituisce reato.
Erri De Luca
da notav.info
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