Erri De Luca rinviato a giudizio dalla Procura Torinese
Queste ed altre dichiarazioni furono rilasciate dallo scrittore a inizio settembre all’Huffington Post, in un’intervista in risposta alle accuse lanciate dell’ex Procuratore Caselli agli intellettuali di sinistra rei, a suo dire, di “sottovalutare pericolosamente l’allarme terrorismo” in Val di Susa.
Immediata fu la reazione di Ltf, azienda responsabile dei lavori, che presentò una denuncia e su di essa venne aperto un fascicolo.
A fine febbraio i due pm con l’elmetto Rinaudo e Padalino avevano già concluso le indagini, contestandogli il reato di istigazione al sabotaggio.
Le parole dello scrittore saranno quindi giudicate in processo e il 5 giugno si terrà l’udienza preliminare. La rapidità di tale rinvio non stupisce e neanche la tempestività di tale atto poiché si avvicina la data del 10 maggio, giorno in cui il movimento No tav scenderà in piazza a Torino dietro lo striscione “Siamo tutti colpevoli di resistere”.
Una giustizia ad orologeria quindi, che va a colpire chi in tutte le occasioni ha ribadito e rivendicato il sostegno alla lotta del movimento No Tav e ai suoi attivisti perseguitati dalla Procura torinese.
Evidenziamo come un appello dal titolo “Contro la vendetta di stato, per la giustizia. Con Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, per tutte e tutti noi” sottoscritto dallo scrittore e da molti altri intellettuali del nostro paese che sta circolando da alcuni giorni e raccogliendo centinaia di firme, abbia scatenato in questi giorni le dichiarazioni a mezzo stampa dei più improbabili personaggi della misera galassia Si Tav.
Consapevoli di come questa presa di posizione collettiva possa dare fastidio a chi ritiene reato anche solo il dichiarare apertamente il proprio sostegno alla lotta No Tav, riportiamo qui di seguito alcune righe pubblicate recentemente da De Luca sulla sua adesione alla manifestazione del 10 maggio:
In questi ultimi anni più di mille cittadini italiani sono stati incriminati per il sostegno alla lotta della Val Di Susa contro le perforazioni della TAV, seminatrice di amianto.
Una repressione su scala di massa è in corso a opera di un reparto della Procura di Torino che si occupa esclusivamente di reprimere la resistenza della Val Di Susa.
Culmine di questo accanimento è l’ accusa di terrorismo ai danni di quattro persone che avrebbero danneggiato un macchinario.
Proprio così e senza alcuna misura tra parola e cosa: quattro cittadini italiani sono imprigionati con incriminazioni alla Bin Laden per un danneggiamento.
Sarebbe accusa degna della più fragorosa pernacchia se non ci fossero quattro vite insaccate dentro le prigioni con questa imputazione.
A questo si aggiunge un regime di detenzione particolarmente punitivo nei confronti di cittadini innocenti fino a prova contraria.
Il 10 maggio, quattro giorni prima dell’apertura del loro processo si va in pazza per loro.
Contro l’oscena accusa di terrorismo
per la libertà loro
per l’ aria, l’acqua, il suolo e la salute pubblica della Val Di Susa
Erri De Luca
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