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Ex Pozzi di Calvi Risorta: disastro ambientale e contaminazione delle falde acquifere.

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La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere formula l’ipotesi di reato rispetto al caso dell’ex Pozzi di Calvi Risorta, in provincia di Caserta. Sotto sequestro oltre 47 ettari di terreno.

A distanza di due anni dall’inizio delle operazioni di scavo che riportarono alla luce quella che fu definita dall’allora generale del Corpo Forestale dello Stato Costa la discarica più grande d’Europa, la Procura batte un colpo e cerca di chiarire il quadro della situazione dal punto di vista giudiziario e ambientale.

L’area è fortemente inquinata da rifiuti tossici e nocivi smaltiti illegalmente a partire dagli anni ‘70 e gli effetti di questo disastro perdurano nel tempo con la continua contaminazione della falda acquifera che, a tutt’oggi, va avanti a causa del percolato generato dall’infiltrazione di acqua nella massa dei rifiuti.

Giustificati, dunque, i timori dei comitati popolari che da anni ormai portano avanti la propria battaglia per la dignità di un territorio, l’Agro Caleno, da sempre sotto attacco della speculazione.

Il fronte di lotta si è battuto vittoriosamente contro la nascita di nuovi ecomostri denunciando con costanza e determinazione la profonda situazione d’inquinamento di un territorio in cui, nella sottrazione dei più elementari diritti democratici, vivono e lavorano migliaia di persone.

Eppure gli ostacoli non sono stati pochi, dall’iniziale negazionismo delle istituzioni rispetto all’estesa presenza di rifiuti interrati, alla minimizzazione (clamorosa la presa di posizione dell’onorevole Pina Picierno, originaria proprio di queste zone, che in diverse dichiarazioni del giugno del 2015 sosteneva: “[…]non ci sono motivi per segnalare una particolare pericolosità dell’area[…]”), fino ai tentativi di deformazione continua della verità dei fatti ad opera di chi avrebbe dovuto intervenire e non lo ha fatto.

Ad oggi, in ogni caso, va registrato il clamoroso ritardo relativo a qualsivoglia opera di messa in sicurezza, prima ancora che di bonifica, dell’area.

Già nello scorso autunno i comitati scesero in piazza per denunciare la comparsa di fumarole tossiche che esalavano dal sito. Solo grazie alla mobilitazione le autorità intervennero per spegnerle dopo mesi di silenzio. Tuttavia, l’intervento non fu risolutivo e dopo pochi mesi i veleni ripresero a emergere dal terreno. Così, di fronte all’ennesima denuncia pubblica, l’area fu recintata dalla Procura, con la conseguente difficoltà per i giornalisti di monitorare e per i militanti delle lotte ambientali di esercitare il controllo popolare.

Nel frattempo una parziale vittoria delle comunità in lotta aveva visto l’inserimento della ex Pozzi nel piano regionale delle bonifiche, con lo stanziamento di 15 milioni di euro. Ma il commissariamento del Comune di Calvi Risorta e i temporeggiamenti della Regione Campania hanno di fatto congelato la situazione, rendendola progressivamente sempre più incandescente.

Oggi alla vigilia delle elezioni amministrative, l’ennesimo provvedimento di sequestro e la certificazione che, oltre all’aria e al terreno anche l’acqua è compromessa.

Di fronte a tale situazione i comitati promettono battaglia e l’Agro caleno potrebbe ritornare a farsi sentire.

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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