Mobilitazione popolare contro la discarica di Albano e termovalorizzatore
Centinaia di persone hanno partecipato venerdì 22 Luglio nelle strade di Albano in provincia di Roma, alla mobilitazione popolare che, con un corteo di protesta, ha voluto ribadire la propria contrarieta’ alla discarica e alla sua gestione. Infatti, la malagestione regionale e della capitale rispetto ai rifiuti, ha portato ad un piano di incremento dell’utilizzo della discarica di Albano e del tmb di Guidonia, oltre che all’intenzione di costruire un inceneritore a Santa Palomba.
L’incendio di Malagrotta e la cronica malagestione criminale dei rifiuti hanno spinto Gualtieri e Prefetto a firmare delle ordinanze per l’incremento dell’utilizzo degli impianti provinciali. Il comitato No.Inc. Presidio permanente lotta contro la discarica, la rete Ecologista castelli Romani, monitorano gli ingressi di rifiuti nella discarica e segnalano la presenza allarmante di rifiuti radioattivi. Inoltre denunciano che la ditta che gestisce l’operazione, la società del gruppo Cerroni Ecoambiente, nonostante sia in odore di Mafia, non venga sottoposta alle norme di controllo, essendo essa partecipata anche da Pontina Ambiente sottoposta da interdittiva antimafia.
La responsabilità ricadrebbe, secondo il comitato, sul prefetto di Roma Piantedosi, che non avvierebbe le procedure di controllo adeguate. Per inciso va aggiunto che il Prefetto di Roma e stato proposto nella lista dei papabili ad occupare lo scranno del Ministro degli Interni, in caso vincesse il partito guidato da Giorgia Meloni.
La manifestazione ha posto l’accento sull’inaccettabilita’ da parte dei cittadini dell’ordinanza prefettizia che porterebbe sul territorio piu’ di 1000 tonnellate di rifiuti.
Gli abitanti che da 40 anni lottano contro la discarica denunciano la presenza di inquinamento delle falde acquifere e l’insorgenza di malattie legate all’inquinamento, ed esigono l’immediata chiusura della discarica e la bonifica del territorio. La mobilitazione popolare continua e si promette di fermare questo ennesimo sopruso ambientale e sociale al proprio territorio.
Non possono essere le comunità a pagare la gestione criminale dei rifiuti, ma va ripensato l’intero sistema che li produce. Questa vicenda ci mostra drammaticamente come la transizione ecologica voluta dalle istituzioni e dai partiti tutti, sia solo un ennesima occasione per arricchirsi e impoverire le comunità.
E’ sempre più importante connettersi fra esperienze di lotta per poter incidere e difendere i territori.
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