InfoAut
Immagine di copertina per il post

Hawaii. L’incendio di Maui nel contesto dei conflitti per l’acqua

Lāhainā stava bruciando molto prima dell’incendio

di Dov Korff-Korn e Kuʻuwehi Hiraishi, da ECOR Network

Nel mese di agosto si sono sviluppati diversi incendi  devastanti – estinti completamente solo pochi giorni fa – che hanno distrutto l’isola di Maui, causando ad oggi (ufficialmente) 115 morti fra gli umani e innumerevoli fra gli animali, migliaia di ettari bruciati, territori naturali e centri abitati rasi al suolo,  più di mille denunce di persone scomparse,  feriti con lesioni simili a quelle del napalm, decine di migliaia di evacuati,  inquinamento dell’ acqua potabile e un’eredità di ceneri tossiche che stanno impattando sulla qualità dell’aria e sulla salute dei sopravvissuti.
Gli incendi sono divampati in seguito a un periodo di forte siccità, condizione che sta diventando da alcuni anni sempre più estrema e comune nelle Hawaii, e sono stati alimentati dai forti venti dell’uragano Dora.
Ma oltre che negli effetti dei cambiamenti climatici, è nello sfruttamento –  agroindustriale e turistico – delle terre e delle acque che dobbiamo cercare le radici del disastro.
I testi che seguono – tratti dai siti del Lakota People’s Law Project e dell’Hawai’i Public Radio – ci spiegano come il furto di acqua a danno delle popolazioni indigene e la modifica del corso dei torrenti abbia influito sulle condizioni di aridità e sulle capacità di risposta agli incendi.
Spiegano anche come le compagnie delle piantagioni stiano già sfruttando il disastro per ottenere più vantaggi nell’assegnazione dell’acqua, perfettamente in linea con i dettami della shock economy.
Traduzione di Ecor.Network.


Lāhainā stava bruciando molto prima dell’incendio
di Dov Korff-Korn

Mi chiamo Dov Korff-Korn e sono il nuovo avvocato del Lakota People’s Law Project. Per anni, i miei mentori in materia di diritto indiano e di lavoro sulla sovranità tribale hanno sottolineato che, mentre i riflettori sono spesso puntati sulle Nazioni Tribali di Turtle Island [il nome con cui molti nativi americani indicano l’America del Nord, ndt] – e in particolare sui “Lower 48” [gli Stati Americani contigui, ad esclusione dell’Alaska e delle Hawai’i, ndt] specialmente dopo Standing Rock – poca attenzione viene data alle periferie indigene dell’impero statunitense, vale a dire le Hawai’i e l’Alaska. Ultime ad essere aggiunte ai 50 Stati, le Hawaii sono conosciute come un paradiso per i turisti di tutto il mondo.
Non si può negare la loro bellezza. Ma c’è anche una realtà più oscura e in gran parte nascosta, simile a quella del periodo del “destino manifesto” che ha devastato i popoli indigeni di Turtle Island nel diciannovesimo e ventesimo secolo.

Negli ultimi anni, le Hawaii, e in particolare Maui, sono diventate un parco giochi per i super ricchi. I miliardari, da Jeff Bezos a Oprah, hanno acquistato enormi appezzamenti di terreno per i loro ritiri vacanzieri. L’isola di Lānaʻi, immediatamente adiacente a Maui, è posseduta quasi interamente (98%) dal fondatore di Oracle Larry Ellison. Questi ricchi interessi stanno seguendo l’esempio dei baroni del passato: fu un piccolo gruppo di magnati delle piantagioni che orchestrò il rovesciamento del Regno delle Hawaii nel 1893. Questi ricchi coloni non solo hanno espropriato sistematicamente i Kānaka Maoli (nativi hawaiani) delle loro terre, ma hanno deliberatamente alterato gli ecosistemi naturali delle isole per riempire i loro conti bancari. Attraverso le isole, l’acqua è stata deviata dalle aree naturalmente più umide alle aree più asciutte per rifornire piantagioni di canna da zucchero tentacolari. Sfortunatamente, queste deviazioni sono continuate anche dopo la chiusura delle piantagioni. Ora, le società private della proprietà terriera deviano l’acqua del flusso pubblico verso gli alberghi, i campi da golf e le proprietà dei ricchi.

In un periodo di tempo relativamente breve, i Kānaka Maoli hanno visto prosciugarsi le loro foreste, le zone umide e i campi. Tuttavia, fino al rovesciamento illegale nel 1893, il Regno delle Hawaii vantava un sistema di gestione della terra abbondante e autosufficiente (il modello Ahupua’a) che garantiva cibo e acqua per tutti. La proprietà privata non esisteva, piuttosto le terre e le acque erano tenute in pubblica custodia a beneficio di tutti. A differenza di oggi, Lāhainā era una volta la capitale del regno hawaiano durante il 1800. Conosciuta come la “Venezia del Pacifico”, Lāhainā presentava canali e peschiere. Il palazzo reale di Lāhainā era circondato su tutti i lati dall’acqua.

La situazione della gestione dell’acqua a Maui è diventata così grave che la commissione idrica dello Stato è stata costretta a intervenire. Lo scorso giugno, la Commissione ha votato per gestire tutta l’acqua nell’area di Lāhainā, stabilendo un processo di designazione attraverso il quale i residenti devono richiedere l’assegnazione dell’acqua. Questo processo, in teoria, dovrebbe “livellare” il campo di gioco, facendo in modo che tutti gli utenti – dai proprietari terrieri miliardari e dagli hotel, ai nativi hawaiani che preservano le pratiche tradizionali e consuetudinarie – richiedano l’accesso alla loro quota di acqua. Tutti gli utenti dell’acqua nel West Maui, dove si trova Lāhainā, sono stati costretti a presentare lunghe domande di permesso per l’uso dell’acqua per avere la possibilità di garantirsi l’accesso. Queste domande dovevano essere presentate il 6 agosto. Gli incendi che hanno devastato Lāhainā sono iniziati tra il 7 e l’8 agosto.

Una delle esperienze più formative che ho avuto nei miei 10 anni di lavoro e di organizzazione [a sostegno della] sovranità indigena si è verificata a Lāhainā. Ho trascorso uno dei miei semestri della scuola di legge come studente in visita presso l’Università delle Hawaii. Ho concentrato i miei studi sulla legge dei nativi hawaiani e ho avuto la fortuna di partecipare alla clinica per i diritti dei nativi hawaiani della scuola di legge. La clinica si era assunta il gravoso compito di presentare queste domande di permesso per l’uso dell’acqua per conto dei residenti di Maui, molti dei quali sono praticanti tradizionali nativi hawaiani. Sono stato a Lāhainā lo scorso inverno come parte di un team di avvocati e studenti di legge che hanno lavorato con i residenti locali e gli agricoltori tradizionali per garantire il loro accesso all’acqua attraverso il processo di designazione appena istituito. Quando siamo arrivati, c’era un grande incendio che infuriava nella valle sulle colline dietro Lāhainā. Gli amici del posto hanno espresso preoccupazione per la gravità dell’incendio e per come gli incendi si siano intensificati negli ultimi anni. Questo accadeva a novembre, meno di 10 mesi fa. Parti della città di Lāhainā erano avvolte dal fumo, ma fortunatamente gli incendi erano contenuti nell’area della boscaglia nella valle.

Abbiamo trascorso diversi giorni incontrandoci con agricoltori, sia Kānaka Maoli che non nativi. Nelle nostre conversazioni con i richiedenti [dell’acqua], abbiamo ascoltato innumerevoli storie di espropriazione vissute nel corso delle generazioni. Ho imparato come gli hotel e i ricchi proprietari terrieri abbiano manipolato il sistema rivendicando usi agricoli e pratiche consuetudinarie dei nativi hawaiani per garantire l’accesso alle agevolazioni fiscali e alle assegnazioni di acqua extra. Abbiamo visitato un hotel a cinque stelle che aveva piantato alcune specie tradizionali nei suoi sontuosi giardini per giustificare l’accesso alle risorse idriche riservate agli usi tradizionali dei nativi hawaiani. Il nostro quartier generale durante la nostra visita era a Na ‘Aikane o Maui, il Centro culturale nativo hawaiano di Lāhainā, un vivace spazio comunitario. Il centro culturale è stato raso al suolo. Il suo gestore, Ke’eaumoku Kapu, un amato leader della comunità, da allora è stato in prima linea nel fornire risorse e supporto ai membri della comunità sulla scia degli incendi. Il dolore e la tristezza sono inimmaginabili, ma la resilienza vincerà.

L’impensabile distruzione dell’incendio è oltraggiosa e esasperante. I notiziari ti diranno che gli incendi sono stati causati da forti venti, da un palo elettrico abbattuto e / o dai cambiamenti climatici. Questi fattori hanno certamente contribuito alla tragedia. Tuttavia, la verità di fondo è che oltre un secolo di espropriazione sistematica da parte di colonizzatori rapaci, armati del sostegno di agenzie federali, statali e militari, hanno posto le basi per questa devastazione. Decenni di deviazioni idriche hanno prosciugato Maui della sua acqua, facendone evaporare gli ecosistemi e sopprimendone la sovranità.

I popoli indigeni di Turtle Island hanno familiarità con questo matrimonio tra ricchi interessi e governo. Come nel caso del massacro intenzionale del Tatanka (bisonte) per spingere la gente delle Grandi Pianure nelle riserve contro la sua volontà, entità avide colpiscono il cuore dei popoli indigeni e della loro sovranità debilitando ecosistemi naturali un tempo abbondanti. La situazione a Maui non è diversa. Mentre Lāhainā inizia un percorso di ricostruzione, è fondamentale sostenere i nostri parenti Kānaka Maoli assicurando che le loro voci siano ascoltate e la loro sovranità sia rispettata. Solo così la giustizia può cominciare ad essere ripristinata nelle isole considerate sacre.
 


Gli incendi di Lāhainā rivelano la lotta di potere in corso per i diritti idrici del West Maui
di Kuʻuwehi Hiraishi (Hawaii Public Radio)

Lāhainā fu un tempo la “Venezia del Pacifico”, un’area famosa per il suo ambiente lussureggiante, le risorse naturali e culturali, e in particolare per le sue abbondanti risorse idriche. Ma i recenti incendi ci hanno indotto a fare un tuffo più profondo nella storia della gestione delle acque di West Maui e nella disputa di lunga data sull’uso dell’acqua nella zona. Il professore di diritto dell’Università delle Hawaii Kapua’ala Sproat, esperto di diritti idrici dei nativi hawaiani, ha detto che questa storia è importante.

Voi sapete che una delle ragioni per cui questa città era la capitale e la sede del governo e del potere era la sua abbondanza. Tutti conoscono Mokuʻula [l’isoletta che fu residenza di re Kamehameha III e tomba dei reali hawaiani, ndt] e Mokuhinia [la zona umida, ora interrata sotto un campo da golf, che circondava Moku’ula, presso Lāhainā, ndt] la famosa isola e peschiera dove risiedevano gli aliʻi [la nobiltà hawaiana, ndt] e dove navigavano sulle loro canoe, dove fu promulgata la Dichiarazione dei Diritti del 1839 e la CostituzioneMa questo è qualcosa che accadeva in passato, perché sono state queste stesse piantagioni a succhiare queste risorse idriche ora prosciugate.
I corsi d’acqua sono stati deviati, le acque sotterranee sono state sfruttate attraverso i loro pozzi di raccolta, e ci sono condizioni di siccità ora esacerbate dai cambiamenti climatici che hanno solo peggiorato le cose“.
L’acqua dolce cominciò ad essere deviata alla fine del 1800. Prima arrivarono le piantagioni di anna da zucchero – poi gli ananas – e più tardi i resort e altri sviluppi.
 

Che impatto hanno avuto le deviazioni dell’acqua sui coltivatori di taro del West Maui e sui proprietari di terra kuleana  (*)

La valle di Kauaʻula, nascosta ai piedi del monte Kahālāwai, appena al di sopra di Lāhainā, è stata la patria per generazioni dei coltivatori di taro [un tubero che fa parte degli alimenti base del luogo, ndt] come Charlie Palakiko. Oggi coltiva da 10 a 12 loʻi kalo [stagni artificiali per la coltivazione del taro, ndt] o attivi, o appezzamenti di taro. L’acqua dolce del torrente Kauaʻula viene riciclata attraverso il suo loʻi e ritorna al torrente più a valle.
Ma la disponibilità dell’acqua per la produzione di taro era [diventata] impossibile perché l’acqua veniva deviata per l’uso da parte delle piantagioni.

Il fiume era asciutto. Non c’è stata acqua corrente in questo ruscello per non so quanto tempo. Io penso per cento anni“, ha detto Palakiko. Ci sono voluti quasi due decenni per ripristinare dalla fonte alla foce il flusso del torrente nella valle di Kaua’ula, dopo che la più grande piantagione di zucchero della città, la Pioneer Mill, ha chiuso nel 1999. Il ritorno dell’acqua nella valle ha portato con sé il ritorno dei proprietari terrieri kuleana come Palakiko.

I proprietari terrieri kuleana sono discendenti di persone a cui è stata originariamente assegnata la proprietà durante il Grande Mahele [la grande distribuzione di terre voluta dal re hawaiano Kamehameha III, ndt] della metà del 1800. Questi utenti hanno il diritto – protetto ai sensi del Codice Statale dell’Acqua – di accedere all’acqua per le pratiche culturali e la coltivazione del taro.
Nonostante queste tutele, il flusso del torrente nella valle di Kaua’ula non è ripristinato fino a marzo 2018 dalla Commissione statale sulle risorse idriche (CWRM), che è collegata al Dipartimento della terra e delle risorse naturali. Ma la West Maui Land Co., che è succeduta alla Pioneer Mill, e la sua controllata Launiupoko Irrigation Co., inizialmente rifiutarono di conformarsi alla decisione della CWRM. Ciò ha avuto un profondo impatto sui proprietari terrieri kuleana nella valle di Kaua’ula, con una popolazione stimata di 70 abitanti, che si sono trovati con poca o nessuna acqua disponibile per combattere l’incendio del 2018, [che si sviluppò assieme] all’uragano Lane.

Ogni casa della nostra proprietà è andata perduta tranne due case. Le uniche due case che sono rimaste in piedi dopo quell’incendio erano la mia casa e la casa di mio padre“, ha detto Palakiko. “Le nostre tubature dell’acqua erano bruciate, quindi abbiamo dovuto raccogliere l’acqua con i secchi degli ‘auwai [canali di irrgiazione, ndt]. Ecco quanto era importante quest’acqua per noi. Se non avessimo avuto quest’acqua che scorre, la nostra casa sarebbe bruciata come quella di tutti gli altri“.
Non ci sono idranti nelle vicinanze nella valle di Kaua’ula, solo un ruscello, su cui le famiglie fanno affidamento per le loro colture, il bestiame, le esigenze domestiche e, soprattutto, la protezione antincendio.
 

La West Maui Land Company chiede di fermare il ripristino del flusso

La West Maui Land Co. sta chiedendo alla Commissione statale sulle risorse idriche (CWRM) di fermare temporaneamente il ripristino del flusso per liberare acqua per lo spegnimento degli incendi. Glenn Tremble, un dirigente dell’impresa, ha detto che un maggiore accesso all’acqua dei ruscelli da Ukumehame a Kahoma nel West Maui poteva fare la differenza nella lotta contro l’incendio di Lāhainā. Tale affermazione è stata contestata dal professor Sproat e da altri.

Alle h. 13.00 dell’8 agosto, il giorno dell’incendio, Tremble ha inviato una lettera all’ex vicedirettore della CWRM, Kaleo Manuel, chiedendo di deviare più acqua di quella consentita dalla legge per la compagnia. Manuel ha raccomandato a Tremble di assicurare agli utenti a valle, e agli altri che dipendono da quei ruscelli, che non avrebbero avuto bisogno di quell’acqua per combattere l’incendio forestale in avvicinamento.
Intorno alle 15,30 le fiamme hanno chiuso la circonvallazione di Lāhainā, e Tremble ha detto che la compagnia non riusciva ad entrare in contatto con coloro che potevano essere colpiti dall’aumento della deviazione del flusso. Verso le 18.00, Tremble ha ricevuto l’approvazione della CWRM per deviare più acqua.
 

“Capitalismo del disastro delle piantagioni”

Il tenente governatore Sylvia Luke ha emesso il primo di cinque proclami di emergenza martedì 8 agosto, in risposta agli incendi boschivi di West Maui. Ciò ha permesso al presidente della CWRM, Dawn Chang di sospendere temporaneamente l’obbligo per gli utenti commerciali privati come la West Maui Land Co. di mantenere una certa quantità di acqua nei torrenti per scopi di pubblica utilità. Questi includono la vita del flusso, la coltivazione del taro, l’uso responsabile e altro ancora.

Così fu proclamato lo stato di emergenza, e in meno di una settimana qui c’erano le piantagioni – e la West Maui Land Co. in particolare – che chiedevano la sospensione degli standard provvisori di flusso, anche [a favore di] luoghi che non sono stati colpiti dall’incendio nella stessa misura di Lāhainā, luoghi come Ukumehame e Olowalu“, ha affermato il professor Sproat. “Quindi parte di ciò che sta accadendo a Maui Komohana in questo momento è il capitalismo dei disastri delle piantagioni al suo peggio, giusto? Dove le persone stanno approfittando di questa tragedia per continuare o addirittura espandere le loro deviazioni idriche, qualcosa che non era possibile prima della proclamazione dello stato emergenza da parte del governatore “.
(Continua su Hawai’i Public Radio)


(*) Kuleana (Koo-Leh-ah-nah), è il termine  hawaiano che indica la responsabilità. Secondo l’usanza hawaiana, è dato solo a coloro che dimostrano la loro prontezza e dignità nel gestire una responsabilità.

Originali in inglese:
Dov Korff-Korn, Lāhainā Was Burning Long Before the Fire, Lakota People’s Law Project.
Kuʻuwehi Hiraishi, Lāhainā fires reveal ongoing power struggle for West Maui water rights, Hawaii Public Radio, 17 agosto 2023.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

acquaCRISI CLIMATICACRISI IDRICAhawaiiincendioprivatizzazione

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Le montagne non ricrescono. Fermiamo l’estrattivismo in apuane e ovunque.

l destino delle Alpi Apuane sembrerebbe segnato, condannato dalle politiche estrattiviste a diventare nient’altro che un distretto minerario. Per farsi un’idea, basti pensare che negli ultimi venti anni si è estratto più che nei duemila anni precedenti. ma non si tratta una faccenda locale, non solo. si tratta di una delle questioni cruciali del nostro tempo. Il 16 e il 17 dicembre 2023 si terranno due giornate di iniziative (un convegno, un corteo, una serie di workshop e tavoli tematici), promosse da diversi gruppi, comitati, associazioni, locali e nazionali. in questo articolo il collettivo athamanta – tra i promotori dell’iniziativa – racconta come siamo arrivatə sin qui e cosa sta succedendo nelle Alpi Apuane.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

San Didero, 9 dicembre. “Mega-opere, mega-eventi: no grazie!”

Al Polivalente di San Didero sabato 9 dicembre alle ore 14.30, nella cornice di appuntamenti previsti per le mobilitazioni dell’8 dicembre notav, si terrà un dibattito dal titolo “Mega-opere, mega-eventi: no grazie! Difendiamo la montagna, l’acqua e la vita dall’estrattivismo ecocida”.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

COP28: il presidente Al-Jaber negazionista sull’impatto del fossile sul riscaldamento globale. Proseguono i negoziati

Proseguono i negoziati di Cop28, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, iniziata il 30 novembre all’Expo City a Dubai. La Cop è presieduta da Sultan Al-Jaber, direttore generale di Adnoc, l’agenzia petrolifera degli Emirati Arabi Uniti.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Ancora una grande giornata di lotta del popolo No Ponte

Si erano illusi di trovare un territorio pacificato. Si erano illusi che sarebbero bastate poche balle per convincere gli abitanti dello Stretto.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

“Dubai è una farsa”: Scienziati in Rivolta organizzano una alter COP a Bordeaux

Il collettivo Scientists in Rebellion sta organizzando una COP alternativa a Bordeaux per denunciare il fallimento della governance climatica globale e inventare nuovi immaginari.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Costruendo un ponte verso il caos climatico

La 28a Conferenza delle Parti (COP28) delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) è iniziata ieri a Dubai, non proprio sotto i migliori auspici.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

END FOSSIL – Occupy!

Sono settimane di occupazioni per il clima nelle università italiane che hanno aderito alla campagna di End Fossil, rete internazionale per la mobilitazione di studenti e studentesse che, in Italia, hanno occupato l’Università di Pisa e la Sapienza di Roma.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Appesi al tetto dell’Oval: Extinction Rebellion contesta la fiera dell’aerospazio e della difesa.

Cinque attivisti di Extinction Rebellion e Fridays for Future si sono appesi questa mattina dal tetto dell’Oval, reggendo un gigantesco striscione “Qui si finanzia guerra e crisi climatica”, mentre decine di metri più in basso si svolgeva una delle più grandi fiere mondiali del settore aerospaziale e degli armamenti.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Guerra e clima: Extinction Rebellion ostacola l’accesso all’Aerospace and Defence Meeting

Vestite da astronaute, tre attiviste di Extinction Rebellion si sono appese alla passerella olimpica di Lingotto, per ostacolare l’accesso all’Aerospace and Defence Meeting, la conferenza mondiale su aerospazio e industria bellica. Srotolate due grandi bandiere della pace e uno striscione con scritto: “Guerra sulla Terra, Affari sulla Luna”. Alla cerimonia di apertura presente anche il Ministro dell’Economia Giorgetti.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La decrescita è contro gli interessi dei lavoratori?

I detrattori affermano che i lavoratori non sosterranno mai la decrescita, ma non capiscono né i lavoratori, né la decrescita

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Le montagne non ricrescono. Fermiamo l’estrattivismo in Apuane e ovunque

Condividiamo di seguito l’appello alla mobilitazione in difesa delle Alpi Apuane del 16 dicembre a Carrara.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Stati Uniti: 57 oppositori alla “Cop City” a giudizio

Circa sessanta persone sono state convocate in tribunale ad Atlanta il 6 novembre. Il loro crimine: essersi battuti contro la costruzione di Cop City, un enorme centro di addestramento per agenti di polizia che avrebbe distrutto la foresta.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

La Toscana sott’acqua e quei soldatini di piombo che ignorano la “prevenzione civile”

Le intense piogge di inizio novembre hanno provocato esondazioni e allagamenti nella Regione. La piana che va da Pistoia a Firenze era una naturale vasca di laminazione dei corsi d’acqua che scendono dall’Appennino ma è stata riempita di cemento, fino a soffocarla.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

2.6 Radura || Polvere. L’industria estrattiva sulle Alpi Apuane

In questa nuova puntata di Radura torneremo a parlare di montagna ed estrattivismo.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

16 dicembre: convegno e manifestazione nazionale a Carrara. Difendiamo le montagne, fermiamo l’estrattivismo, in Apuane e ovunque

Ma oggi è soprattutto un grande inizio: lanciamo insieme a queste tante voci un appello che non è di forma ma di sostanza; crediamo davvero che questa possa e debba essere un’occasione per tutti i territori montani di incontrarsi e conoscersi, di immaginare alleanze e costruire futuri desiderabili.