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I fumi di Chiomonte

Il fumo che domenica copriva le vigne delle Valle ci dice molto della tigre di carta che si agita di fronte alle migliaia di volti No Tav. “Gettar fumo negli occhi”, nella lingua parlata – schietta e quotidiana – significa raccontare bugie, offuscare la vista, interdire uno sguardo altrimenti lucido. Questo fa la retorica pro Tav: getta fumo negli occhi! Il progresso, i dictat europei, le previsioni di sviluppo vecchie di trent’anni e già smentite dalla realtà attuale nascondono soltanto un vuoto di argomenti e ragioni.

Il Movimento No Tav ha imparato negli anni a guardare oltre quel fumo, a fare a pezzi parola dopo parola l’ideologia del profitto contrapponendo ad essa infinite ragioni che motivano il suo No. Le maschere e i foulard che domenica proteggevano i volti e i polmoni di oltre sessantamila esseri umani non sono altro che il divenire visibile e manifesto di anticorpi prodotti in vent’anni di lotta. Allo stesso modo il fumo nero e tossico dei lacrimogeni è la materializzazione della politica Si Tav, la smentita palese di ogni sua velleità democratica. Una politica che cerca di imporsi con la forza, cacciando uomini e donne dal loro stesso territorio.

A questo livello, tuttavia, l’immagine del fumo torna a dirci qualcosa di essenziale. “Tanto fumo e poco arrosto” si dice – sempre nel colorito gergo comune – di un’apparenza che dissimula una verità. I muscoli certo sono stati esibiti (eccome se lo sono!), eppure la sensazione è che nascondano, in fondo, una debolezza. La debolezza di chi non sa più che pesci pigliare e, compulsivamente, agita le braccia e la lingua. Le braccia, in questo caso, sono armate di manganelli e lingue biforcute godono dell’eco della carta stampata. Eppure si agitano entrambe nel vuoto, senza colpire nel segno o senza scalfire nell’animo la dove colpiscono la carne.

Forte, al contrario, il popolo della Valle – come sempre lo sono le genti quando si uniscono per un obiettivo comune. Questa è la lezione fondamentale che apprendiamo dalla Val di Susa: che una battaglia non comincia da una semplice scommessa, ma dalla certezza di vincere. Certo, chi vuole piegare questo movimento dispone di molti mezzi, la cui natura si è ben palesata domenica 3 luglio. Questo, però, ci dice soltanto una cosa, che – sin d’ora – i signori della Tav sono gli unici responsabili del grado di violenza agitato e agito su migliaia di uomini e donne.

Quali fumi spireranno in Valle nei prossimi mesi lo si vedrà. Come saranno respinti lo si capirà passo dopo passo. Quel che è certo è che, alla fine, proprio la Tav andrà in fumo!

Laboratorio Sguardi sui Generis

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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