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La metamorfosi del decreto femminicidio e la crociata contro i NoTav

Senza soffermarci nei particolari del decreto, quello che risulta curioso è l’introduzione dell’articolo 8 che prende di mira le manifestazioni contro l’alta velocità. All’interno del pacchetto, la volontà di inasprire le pene per chi si introduce nel cantiere di Chiomonte o violerà le zone di interesse strategico per l’opera. A ben guardare risulta essere l’estensione di una norma varata dal governo Monti e limitata al cantiere per il tunnel geognostico Susa/Bussoleno. Il divieto di accesso vale ora per «tutte le aree e i siti individuati per la realizzazione della sezione transfrontaliera, compreso il raccordo con la linea storica». Potenzialmente quindi, qualsiasi persona che si trova in prossimità delle stazione di Susa, potrà essere perseguito penalmente. Oltre a questo, è previsto il rafforzamento del contingente militare in Valsusa peraltro già completamente militarizzata.

Alla corsa contro i notav, si aggiunge anche il segretario nazionale dell’associazione funzionari di polizia che auspica la reintroduzione del reato di blocco stradale, dopo gli ultimi avvenimenti. Certamente questi provvedimenti sono in completa sintonia con la strategia della paura attuata nei confronti di chi manifesta l’opposizione al tav. Non riuscendo a provocare l’effetto voluto cercano quindi di rispolverare vecchie leggi ridicole o dare vita a delle nuove.

Ma a catturare l’attenzione, è anche un altro articolo all’interno del decreto, riguardante la flessibilità del controllo del territorio. Tradotto in altre parole, il contingente composto da 1250 appartenenti alle Forze Armate potrà essere impiegato per molteplici aspetti che non si limitino solo alla perlustrazione e al pattugliamento: potrà difatti essere utilizzato anche per il mantenimento dell’ordine pubblico e in situazioni “delicate”, esattamente come successe a Napoli per gestire “l’emergenza rifiuti” nel 2011,  dove venne impiegato l’esercito con un provvedimento autorizzato anch’esso mediante un decreto legge dall’allora governo Berlusconi. Ma sull’utilizzo dell’esercito nelle strade italiane, si diede il passo decisivo nel 2008 con compiti di sorveglianza e vigilanza del territorio alle forze armate. Un decreto peraltro fortemente criticato dal pd, lo stesso partito che ora, in combutta con il pdl, costruisce e approva decreti ancor più sporchi e indecenti.

Se il governo -attraverso il decreto- continua a voler utilizzare il pugno di ferro contro i notav, prevedendo quindi pene più aspre contro chi manifesta, temiamo che troverà duro anche questa volta e il tempo dimostrerà quanto fallimentare e ridicola sia l’ultima pensata di chi siede al governo oggi.

Il provvedimento messo a punto dal ministro degli Interni Alfano e approvato ieri dal consiglio dei ministri, risulta essere una nuova sorpresa estiva tirata fuori dal cappello magico. Seppur meticolosamente fatto passare come decreto contro il femminicidio, il testo in questione è a tutti gli effetti un nuovo pacchetto sicurezza che sconfina in altre faccende che preoccupano da un po’ di tempo a questa parte il governo. Attendendo il testo completo, all’interno del decreto si trovano nuove proposte su provvedimenti riguardo non solo al femminicidio ma anche furti di rame, manifestazioni sportive, rapine, utilizzo delle forze armate sul territorio italiano, e sui notav, trasformando di fatto il tanto propagandato “decreto sul femminicidio” in un “decreto sulla sicurezza” più simile ad un minestrone.

 

Senza soffermarci nei particolari del decreto, quello che risulta curioso è l’introduzione dell’articolo 8 che prende di mira le manifestazioni contro l’alta velocità. All’interno del pacchetto, la volontà di inasprire le pene per chi si introduce nel cantiere di Chiomonte o violerà le zone di interesse strategico per l’opera. A ben guardare risulta essere l’estensione di una norma varata dal governo Monti e limitata al cantiere per il tunnel geognostico Susa/Bussoleno. Il divieto di accesso vale ora per «tutte le aree e i siti individuati per la realizzazione della sezione transfrontaliera, compreso il raccordo con la linea storica». Potenzialmente quindi, qualsiasi persona che si trova in prossimità delle stazione di Susa, potrà essere perseguito penalmente. Oltre a questo, è previsto il rafforzamento del contingente militare in Valsusa peraltro già completamente militarizzata.

Alla corsa contro i notav, si aggiunge anche il segretario nazionale dell’associazione funzionari di polizia che auspica la reintroduzione del reato di blocco stradale, dopo gli ultimi avvenimenti. Certamente questi provvedimenti sono in completa sintonia con la strategia della paura attuata nei confronti di chi manifesta l’opposizione al tav. Non riuscendo a provocare l’effetto voluto cercano quindi di rispolverare vecchie leggi ridicole o dare vita a delle nuove.

 

Ma a catturare l’attenzione, è anche un altro articolo all’interno del decreto, riguardante la flessibilità del controllo del territorio. Tradotto in altre parole, il contingente composto da 1250 appartenenti alle Forze Armate potrà essere impiegato per molteplici aspetti che non si limitino solo alla perlustrazione e al pattugliamento: potrà difatti essere utilizzato anche per il mantenimento dell’ordine pubblico e in situazioni “delicate”, esattamente come successe a Napoli per gestire “l’emergenza rifiuti” nel 2011, dove venne impiegato l’esercito con un provvedimento autorizzato anch’esso mediante un decreto legge dall’allora governo Berlusconi. Ma sull’utilizzo dell’esercito nelle strade italiane, si diede il passo decisivo nel 2008 con compiti di sorveglianza e vigilanza del territorio alle forze armate. Un decreto peraltro fortemente criticato dal pd, lo stesso partito che ora, in combutta con il pdl, costruisce e approva decreti ancor più sporchi e indecenti.

 

Se il governo -attraverso il decreto- ha dichiarato e ufficializzato il pugno di ferro contro i notav prevedendo quindi pene più aspre contro chi manifesta, temiamo che troverà duro anche questa volta e il tempo dimostrerà quanto fallimentare e ridicola sia l’ultima pensata di chi siede al governo oggi.

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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