Lettera di Davide Rosci al Movimento NoTav
Il movimento No Tav ricambia a Davide affetto e solidarietà.
Buonasera, innanzitutto porto il mio saluto a voi tutti/E gli abitanti della Val di Susa che attraverso la loro resistenza hanno dimostrato che un lacrimogeno o un manganello non possono fermare nessuna lotta.
Il 15 ottobre 2011 partecipammo insieme alla manifestazione di Roma e nell’aprile 2012 sono stato arrestato con l’accusa di devastazione e saccheggio.
Non voglio parlare di quello che è successo il 15 ottobre, perché ognuno è in grado di farsi un’idea di quella che è stata quella giornata di riscossa popolare. Da anni siamo bombardati dalle informazioni dei mezzi di massa che ci dicono che l’Italia è in crisi e che la ripresa è alle porte, i politici di turno ci abbindolano con le loro parole, convincendoci che le loro soluzioni per uscirne sono legate a politiche neoliberiste , ma la triste realtà è che il fondo è stato raschiato e che il futuro è quanto mai incerto. Il capitalismo è fallito! La disoccupazione cresce mese dopo mese, le famiglie non ce la fanno più, i diritti conquistati con anni di lotte sono stati distrutti, le persone si suicidano, gli studenti non hanno che, come prospettive, quelle di un futuro precario, gli operai sono umiliati giorno dopo giorno e gli ultimi son sempre più ultimi e i ricchi sempre più ricchi.
Il malcontento della popolazione è palpabile e tutti si lamentano, ci sarebbero le condizioni per una vera e propria rivoluzione, ma siamo ancora fermi al palo, convinti che la divina provvidenza risolva tutto. Quante volte abbiamo sentito dalle persone: “non se ne può più dobbiamo scendere in piazza e assediare il parlamento!”. Bene, il 15 ottobre stava accadendo proprio questo, ma invece che continuare nel percorso iniziato ci siamo tirati tutti indietro. Non è una polemica nei confronti di nessuno ma è giusto fermarsi un momento a riflettere perché da qui è necessario porre le basi per le future lotte, che non permettono di tirarci indietro. Dobbiamo creare una rete di sostegno a chi tra di noi avrà il coraggio di non piegare la testa.
Dobbiamo essere lucidi e determinati! Sono stato condannato a nove anni di reclusione ma niente mi ha mai fatto fare un passo indietro, ho continuato dal carcere a fare attività politica, ho organizzato scioperi della fame e iniziative con gli altri detenuti e ho cercato di tenere alto il livello di guardia. Anche quando sono stato trasferito, messo in isolamento, quando mi hanno bloccato la corrispondenza e vietato per più di due mesi di avere colloqui con la mia ragazza, ho continuato ostinatamente a perseguire le mie idee di libertà e giustizia sociale. Solo così la repressione fatta di abusi e ingiustizie può essere sconfitta. Ho visto la solidarietà di tutti voi, che ha dato a me e a coloro che sono al mio fianco una forza enorme, che ha fatto capire a chi mi voleva in ginocchio che chi lotta per in ideale non può essere sconfitto.
La mia storia è la storia del popolo della Valle, che non ha mai fatto un passo indietro innanzi ai provvedimenti infami che hanno colpito il movimento a suon di cariche fuori dal cantiere. Bisogna solo non avere paura e se saremo in grado di seminare la terra ribelle della val di Susa in tutti i nostri territori, allora la rivoluzione non sarà un miraggio ma un obiettivo a portata di mano.
Voglio pertanto lanciare un appello a tutti voi qui presenti, affinché venga avviato un confronto tra tutte le realtà, regione per regione. Iniziamo ad incontrarci e a parlarci mettendo in un angolino tutte le differenze. Lo sappiamo benissimo che qui ci sono persone con diverse idee, io non vi chiedo di metterle da parte, vi chiedo di incontrarvi e creare un fronte che abbia numeri e forze da mettere in campo contro questo sistema. Non possiamo continuare a marciare disuniti, quando abbiamo davanti un nemico vile che ha disposizione armi non convenzionali, quali avvisi orali, fogli di via, tribunali speciali che non si fanno problemi a denunciare e arrestare chi manifesta. Abbiamo anche visto come sia sempre più di ‘moda’ accusare chi scende in piazza del reato di devastazione e saccheggio. Non possiamo più stare zitti e tollerare che uno stato nato dalla lotta di resistenza al nazifascismo utilizzi un codice nato proprio in epoca fascista. Noi per primi dobbiamo ribellarci, non possiamo definirci antifascisti se non riusciamo ad abolire quelle leggi! Quindi, e concludo, propongo a tutti voi di appoggiare la campagna lanciata dall’osservatorio contro la repressione per l’abolizione del codice Rocco e l’amnistia sociale e spero che voi tutti appoggerete la manifestazione nazionale del 19 ottobre a Roma, e che si apra una stagione di lotte contro questi residui di fascismo e che porti a una mobilitazione continua contro le politiche di austerità che stanno flagellando la popolazione.
Uniti siamo tutto! Divisi siamo canaglia!
Davide Rosci
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